Appunti per un corso di scrittura - 4
Elogio della semplicità e corollario sull'importanza di leggere
Oggi negli appunti voglio parlare di qualcosa di estremamente difficile da ottenere e in qualche modo sempre legato alla lettura: la semplicità.
La semplicità è uno dei valori essenziali per chi vuole comunicare, per quanto sentirci complessi coccoli il nostro ego.
Siamo spesso affascinati dalle grandi figure retoriche, da parole ricercate e costruzioni ardite. Il motivo è palese: da una parte siamo portati a pensare che un testo abbia più valore tanti più paroloni riesce a metterci dentro. Dall’altra siamo dunque spinti a utilizzarle anche noi per sentirci subito eruditi.
In alcuni casi potremmo persino cercare di rendere uno stile ampolloso il nostro marchio di fabbrica, magari per differenziarci dalla massa.
Lungi da me andare a far le pulci sullo stile altrui, anche perché lo stile è forse la cosa più importante per chi scrive.
È la coperta di Linus e la sicurezza con cui affrontiamo i pezzi più difficili e la nostra identità. Però a volte la semplicità può esserci d’aiuto. Soprattutto quando stiamo scrivendo per conto terzi o vogliamo essere letti da un pubblico ampio.
Tutto scorre
Spesso complichiamo i testi perché in qualche modo siamo ancorati al concetto di “semplice” che ci arriva dal medioevo: la gente da poco, i contadini, i rozzi, se non addirittura gli stupidi. Eppure, c’è un valore che dovremmo inseguire con passione se vogliamo essere compresi: la fluenza cognitiva.
Secondo Daniel Oppenheimer la fluenza, o fluidità, è una valutazione metacognitiva della difficoltà di un processo cognitivo.
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