Appunti per un corso di scrittura - 5
Quante forme ha un testo? Classica, piramide rovesciata, clessidra e così via. Hai mai guardato ciò che leggi cercando di capire come fossero posizionati i blocchi che componevano il discorso?
Le scorse puntate parlavamo di leggere bene, ovvero di come sia fondamentale imparare a capire i testi che abbiano di fronte e i motivi che ci portano a leggerli, a condividerli o ad andarcene.
Ho visto che nel sondaggio della volta scorsa avete chiesto di parlare dell’editing dei testi scritti. Ottimo, preparerò una puntata apposita, devo solo capire quale è il sistema più adatto per farlo.
Oggi ampliamo quel discorso, dopo aver parlato della disposizione delle parole sullo schermo parliamo della disposizione dei concetti. Si comincia, insomma, a fare sul serio!
Parliamo dunque di testi, parliamo di come organizzarne la struttura in base a quello che ci serve. Ad esempio, se dobbiamo incuriosire, narrare o informare. Cosa ci serve per farlo in base al contesto e al pubblico e su cosa si basano le strutture più utilizzate e perché.
Come mai ci serve una struttura? Innanzitutto, perché ci permette di appoggiarci su di essa come piante rampicanti e far fiorire il testo che preferiamo. Niente giova all’improvvisazione e alla scrittura libera come il limite di una struttura. Le strutture sono trampolini.
E poi, anche se non ci piacciono e le vogliamo tradire (e sarà giusto farlo), meglio conoscerle.
L’eleganza dei classici
La struttura base del testo, almeno per noi occidentali e noi persone che abbiamo scritto fin troppi temi e temini in Italia, è quella “classica” o “ciceroniana” che ci arriva dai retori, dalle tesi latine, dalla Roma imperiale e portata avanti nel medio evo e così via. La sua struttura è molto semplice.
Exordium: si parte dicendo di cosa si andrà a parlare, cercando di conquistare subito l’attenzione. “Oggi vi dirò perché i giochi di strategia sono i migliori”
Narratio: si espongono i fatti, di solito in ordine cronologico. “I giochi di strategia hanno una lunga tradizione che affonda nella storia del gioco stesso e nelle simulazioni belliche storiche”.
Argumentatio: si argomenta la nostra tesi con prove a sostegno e confutando (o accettando) eventuali argomenti contrari. “Sono ottimi giochi perché sviluppano la nostra intelligenza e possiamo giocarci a qualunque età, non come gli FPS, che dopo un po’ perdi i riflessi e ti arrabbi e basta!”
Peroratio: ed ecco epilogo, la conclusione del discorso, muovendo al massimo gli affetti dell'uditorio e sviluppando pathos “Insomma, se volete che il vostro cervello resti giovane giocate a Civilization, oppure rimbambitevi”.
Ovviamente non credo (forse) che i giochi di strategia siano i migliori, era per fare un esempio scemo. Però a Civilization giocateci. La cover del primo la trovo ancora bellissima.
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