Ciò che ha funzionato e come parlare di remaster e remake
Doveva essere una puntata veloce, ma perché privarsi del gusto di un commento a caldo che può esservi utile?
Rieccoci qua, dopo quella che è stata senza dubbio una settimana particolare per il mondo delle notizie, vuoi per le divampanti polemiche relative a Gli Anelli del Potere, vuoi perché con la morte della Regina Elisabetta si è chiuso ufficialmente il ‘900 e la maggior parte dei siti ha dovuto capire come restare nel flusso di questo avvenimento che si è mangiato tutto il resto.
L’articolo della settimana scorsa ha scatenato un interessante dibattito, ruberò un po’ di spazio al mio intento di parlavi su come credo si debbano analizzare certi remake, perché vale la pena soffermarsi sui perché del successo di quell’articolo. Al suo interno trovate un po’ tutti gli elementi, volontari e involontari, che possono spingere le visualizzazioni. Ve li elenco per punti.
1) Un tema attuale, ma preso un po’ di lato. Mi interessava parlare de Gli Anelli del Potere? Relativamente, perché non volevo aggiungere il mio parare al chiacchiericcio generato dalla serie, col tempo ho imparato a fregarmene sempre di più delle recensioni, soprattutto di serie tv e del materiale sulle piattaforme in abbonamento, preferisco parlarne su Twitch, se proprio devo. Però mi interessava “stare sul pezzo” parlando del mio punto di vista sulla questione adattamento.
2) Una opinione forte. Ero perfettamente conscio che l’idea di non ritenere in alcun modo la fedeltà al materiale originale un valore ere un contenuto potenzialmente trigger, è la pietra angolare del pezzo a cui si arriva da una introduzione e da cui parte una riflessione. Una opinione forte intorno a cui costruire un pezzo è molto utile, ovviamente cercatevi opinioni che potete argomentare bene!
3) Il titolo un po’ stronzo. A posteriori il titolo forse è troppo provocatorio, avrei potuto almeno mettere nel sottotitolo due righe per chiarificare che non ritengo il Silmarillion peggiore di questo adattamento (che oltretutto si basa su appunti eccetera eccetera) ma che semplicemente non credo si debba fare un paragone. Però almeno il titolo ha mostrato che un sacco di gente s’è incazzata senza manco leggere l’articolo.
4) Un po’ di culo. L’articolo è stato condiviso, abbastanza ed è finito anche nei gruppi tolkeniani. Il che ha avuto un risultato duplice. Da una parte lo ha sottoposto a un fuoco di fila abbastanza serrato con offese, accuse, sberleffi, grandi e appassionate difese del concetto di lettura, la solita roba che ho imparato a tenere fuori dal mio lavoro, per capirsi, e che fa parte purtroppo del gioco. Dall’altra ovviamente è schizzato in alto come click perché un sacco di gente, arrabbiata o meno che fosse, se lo è letto e come abbiamo imparato da tempo il click non ha sentimento.
Certo, avrei preferito che le visite fossero arrivate da persone interessate anche ai temi della newsletter (e qualche nuova iscrizione c’è stata) ma se fossi stato un semplice sito internet tutti quei click avrebbero ovviamente portato all’idea di continuare con articoli e titoli provocatori. Che poi è quello che succede di solito.
Remake, remaster e tutto ciò che sta nel mezzo
Torniamo rapidi sull’argomento di oggi, ovvero: come si parla di qualcosa che è già uscito. Ti dico subito che se ti basta un elenco di consigli lo trovi in fondo.
L’argomento può sembrare banale, ma se scrivete di videogiochi lo sarà sempre meno. I videogiochi, infatti, rispetto ad altre forme di espressione, hanno un rapporto un po’ particolare con le edizioni remaster e i remake.
Se esce una nuova edizione di Metropolis restaurata, ad esempio, magari posso giudicare il materiale aggiunto a commento, la fattura dell’edizione, l’eventuale inserimento o meno di parti tagliate o recuperate, ma qua mi fermo. A meno che non abbiano fatto un casino con l’immagine o si sia scelto di colorare la pellicola artificialmente non c’è molto altro che possa dire sul film se non ricordarne l’importanza.
E i remake? Poi ci arriviamo.
Lo stesso vale per un album musicale rimasterizzato. Se non cambi gli arrangiamenti c’è poco che possa dire, ma in quel caso il prodotto è diverso.
Coi videogiochi invece la situazione è molto più ingarbugliata. Perché ci sono le remaster, in cui le texture del gioco vengono un po’ migliorate, ma il gioco resta quello. E i remake, in cui il gioco viene spesso modificato in maniera importante, non solo nell’aspetto visivo, ma a volte anche nella storia e soprattutto nelle meccaniche di gioco.
L’esempio più lampante è Final Fantasy VII, che nel remake è un gioco completamente diverso sotto quasi tutti gli aspetti e conserva dell’originale solo alcune scene, qualche dialogo e il canovaccio della storia. Per non parlare dei personaggi che passano dall’essere poligoni caruccini a modelli realistici (e un po’ freddini). In questo il punto di contatto con i remake dei film è più evidente. Se rifaccio Robocop, ad esempio, mantengo l’idea del poliziotto che si ibrida con la macchina, però poi vado da un’altra parte rispetto all’originale (con effetti spesso disastrosi perché i remake veramente buoni non sono tanti).
Un gran discutere si è avuto su The Last of Us per PS5, che è stato venduto da Sony come un remake, quindi un gioco rifatto da capo, ma che nella sostanza è una sontuosa operazione di remaster, visto che anche se sono stati rifatti tutti i modelli dei personaggi e l’IA è stata migliorata il gioco resta invariato in animazioni, meccaniche e storia.
E noi, che di lavoro analizziamo certe cose, come dovremmo fare per valutare questi prodotti?
In modo totalmente opposto agli adattamenti: qua l’aderenza o la distanza dal materiale originale hanno senso, perché ci raccontano come cambia il mondo. Ma attenzione, non parlo di aderenza alla storia originale, quanto alle meccaniche e ai cambiamenti grafici che vengono operati. Le storie vengono costantemente riraccontate, ma quando c’è un cambiamento tecnico dobbiamo capire cosa ci dà e cosa ci toglie.
Si perché in alcuni casi è tutto molto semplice: il gioco è quello, puoi dire quanto sia ancora grande o quanto le meccaniche oggi risultino ruvide, se non sono state migliorate. Puoi valutare tecnicamente se l’operazione è riuscita. Ad esempio, con Grand Theft Auto hanno fatto un casino e la remaster era un guazzabuglio di bug riuscito male. In altri casi però la situazione si ingarbuglia e ci mette in una situazione molto particolare che si lega all’unicità del prodotto videoludico.
Nei videogiochi migliorando la grafica posso migliorare l’espressività dei protagonisti, il motore fisico, le reazioni dell’ambiente e così via. E questo può cambiare tanto nel modo in cui un videogioco ci comunica le emozioni dei suoi personaggi. È come se improvvisamente gli attori di un film imparassero a recitare meglio, oppure alzassero un sopracciglio in modo differente, stravolgendo completamente il senso di una scena o togliendo un velo di mistero. Ma in alcuni casi avviene l’esatto contrario.
Prendiamo Shadow of the Colossus, un capolavoro del 2005 che nel 2018 è stato oggetto di remake. Per molti, nonostante la bellezza dell’operazione il protagonista, la cui mancanza di espressioni facciali nell’originale era parte dei limiti tecnici e pazienza se i patimenti del protagonista non erano esplicitati, ma nel remake si vedeva una faccia dettagliata e priva di espressioni che spezzava un po’ il tono della narrazione. Perché oggi ci aspettiamo una certa raffinatezza nei volti.
Oppure possiamo valutare le espressioni facciali del remake di The Last of Us e il cambiamento dei volti, che oggi ci mostrano molto meglio la violenza di certe scene e le sfumature del finale. Mentre le meccaniche ci ricordano di un gioco che da quel punto di visto poteva essere migliorato, cosa poi accaduta nel secondo capitolo.
Oppure possiamo ricordarci che nei primi Resident Evil il sistema di controllo era volutamente macchinoso per generare ansia, ma oggi quel sistema non viene più usato e si trovano altri modi per ottenere effetti simili.
Sono arrivato lungo anche questa volta vero? Vabbe’ chiudiamola con un elenco di consigli
TL:DR come valutare remake e remaster
Quanto è ancora interessante la storia che ci viene raccontata e come si colloca nel contesto in cui il gioco è uscito?
Possiamo evitare di far notare che “oddio oggi questa cosa è sbagliata, razzista, ecc?” Sì, perché si sa che i tempi cambiano e non ci daranno la medaglia se facciamo capire quanto siamo progressiti, però possiamo anche mostrare come una volta certe cose erano normali e oggi lo sono molto meno.
Quali dei temi originali sono stati traslati a oggi?
I cambiamenti tecnici come hanno modificato la narrazione?
Si sta adattando qualcosa per un pubblico nuovo o per stuzzicare la nostalgia del pubblico vecchio?
Cosa sopravvive a livello di meccaniche e cosa viene aggiornato attraverso gli anni?
L’eventuale uscita di seguito come cambia il rapporto col primo capitolo, sopratutto quando non si pensava che i seguiti ci sarebbero stati.
Il prezzo è congruo per il tipo di aggiornamento offerto?
Come siamo cambiati noi dal momento in cui il prodotto è uscito?
E poi la grande domanda: ma con tutti i giochi che escono, perché si fanno le remaster? E quante hanno senso e non solo operazioni per spremere ulteriormente qualcosa?
Linki finali e grazie se siete arrivati fino qua
Continuiamo a darvi qualche consiglio su come dipingere miniature.
Come Final Fantasy VII ha cambiato tutto.
Come cambia Roblox, un nome che è già famosissimo e che potremmo sentire sempre di più.
Sul rivedere le cose del passato: quanto era queer Knight’s Tale.