Come ti tieni strette le tue idee?
Nella puntata di oggi: i siti pop ultra generalisti stanno cambiando idea? Che fine farà Micromega? Perché ho postato i miei discutibili disegni? E un po' di risposte a qualche domanda.
Sta cambiando qualcosa nel modo in cui i principali siti di cultura pop in Italia gestiscono i loro spazi.
Ho notato che un sito da cui passo ogni tanto per la mia rassegna giornaliera, Bad Taste, ha da tempo mollato la sezione fumetti e reso meno visibile quella legata ai videogiochi per concentrarsi sul suo core business, come dicono quelli bravi, ovvero film e serie tv. Non so se sia una cosa temporanea (anche perché la sezione videogiochi continua a sfornare contenuti che non passano in home page) o cosa ma la trovo una cosa interessante.
Guardandosi un po’ in giro, Best Movie aveva già fatto un passo indietro nel 2020 dopo aver tentato qualche news e articolo a tema videogiochi. Screenworld, sito nato dalla scissione di alcuni giornalisti di Movieplayer, si è fermato a Marzo di quest’anno con tutto ciò che non è strettamente legato al suo tema principale. Qualche tempo fa invece Cultura Pop, già costola di Tom’s Hardware, assieme a Game’s Division si era staccato con un sito tutto suo dove parlare solo di gadget, giochi di ruolo e da tavolo, film, serie tv e così via.
I siti pop ultra generalisti hanno da tempo dimostrato di essere progetti non sostenibili economicamente (no, pagare due spicci le persone, pagare con i sample o altre forme di pseudopagamenti non sono un modello sostenibili) perché richiedono una mole di persone e contenuti difficilmente ottenibili senza enormi compromessi (leggasi, clickbait, trucchetti SEO e altre amenità che conosciamo) che si stia infine giungendo al loro lento declino, o almeno, a una fase di riprogettazione?
Penso sempre che sia il momento giusto in cui l’idea giusta (con i soldi giusti) può cambiare qualcosa, ma ancora non l’ha trovata nessuno.
Micromega è alla frutta
Invece, altrove, Micromega mette nero su bianco che la situazione redazionale è complessa e snocciola due numeri. Ha 500 abbonati alla rivista, 1200 al settimanale online e vende circa 300 copie al mese. Numeri piccoli, onestamente mi aspettavo di più, ma è bene ricordare che Micromega non è proprio una rivista accessibile e pop, anzi.
Per Flores D’Arcais individuare le colpe non è facile e tira un po’ nel mucchio: colpa della mancata vendita nelle edicole, colpa della gestione manageriale e promozionale di abbonamenti, colpa delle posizioni politiche che bastonano a destra e a sinistra, addirittura forse è colpa del politicamente corretto, ovvio.
Fatto sta che Micromega perderebbe 10/15mila euro a settimana e tira avanti con una donazione da 100 mila euro di un “amico” e 250mila euro di D’Arcais. Da due mesi fornitori e redattori non vengono pagati. E quindi se entro l’8 ottobre non raccolgono 5000 impegnative di abbonamento chiudono.
“Se non raggiungeremo almeno cinquemila impegni ad abbonarsi vuol dire che nella vita pubblica lo spazio per una rivista di sinistra illuminista come MicroMega si è ormai consumato. Non potremo perciò dirci arrivederci ma solo addio.”
Qualsiasi cosa voglia dire “illuminista”.
Disegni un po’ così
Tra le cose che hanno affollato la settimana, c’è il prendere le misure col mio lavoro di addetto alla comunicazione della Scuola Internazionale di Comics di Firenze e, ovviamente il corso di disegno. Il primo devo dire che è un lavoro molto stimolante perché ci sono varie sfide, la più importante è cercare la chiave comunicativa giusta per raccontare e promuovere i corsi senza risultare smaccatamente pubblicitari o impacciati.
Il tutto rapportandosi anche con persone che, magari, non è che abbiano questa voglia o capacità di apparire in un breve video. Ci sto lavorando sopra in queste ore e ho qualche idea, magari ve ne parlerò meglio in un secondo momento.
Il corso di disegno invece si sta rivelando un favoloso esercizio terapeutico contro la perfezione e il bisogno di mostrare solo il lato migliore di sé, senza per questo umiliarsi. Disegnare è qualcosa che, come dicevo già, non fa parte del mio bagaglio, lo si capisce subito. Però sto piano piano iniziando a capire cosa vuol dire disegnare, pur senza saperlo fare bene come vorrei.
Mi sporco le mani col carboncino, lavoro in sottrazione, cerco di capire che il modo peggiore per disegnare è lasciare che la testa analizzi tutto in modo conscio. Ma l’esercizio più importante resta far vedere i miei orribili lavori.
Cioè, credo di avere una certa capacità nel tratteggiare i solidi col carboncino per tirarne fuori i volumi e le luci ma l’altro giorno ho provato per la prima volta a disegnare un volto a carboncino e non è andata benissimo. Cioè no, diciamo che è venuto proprio brutto, nonostante quello che dice mia madre e nonostante alcune gestioni dei chiaroscuri siano decenti.
Toh ve li beccate pure qua ora.
Ma anche se era brutto l’ho comunque messo su Instagram ridendoci su, ma anche consapevole dello sforzo che mi costava. Dopo mi sono sentito meglio. Non era un brutto disegno di cui vergognarsi, era uno dei primi passi di chi sta imparando a camminare usando una coordinazione differente che non ha mai esercitato. È come cadere dallo skate: fa parte del gioco.
Era anche un modo per tentare di sfuggire ai social performativi, al perfetto a tutti i costi, alla narrazione vincente.
O, almeno, provarci.
Credo che tutto questo mi permetta di empatizzare maggiormente con chi ha difficoltà e paura nello scrivere e magari servirà anche a me a togliermi di dosso la paura di fare brutta figura, soprattutto quando nessuno si aspetta che io sia bravo. Quindi, anche se la roba che scrivete vi sembra brutta, postatela o fatemela leggere, che dopo si sta meglio.
Il mio metodo per non perdermi le idee
Da giornalista amo farle, ma la verità è che mi piace anche tanto rispondere, perché trovo sia un modo molto utile per tararsi e capire, fuori dalla propria testa, cosa potrebbe interessare alle persone con cui interagisci. Che alla fine i buoni contenuti sono un po’ ciò che non ti aspettavi di voler sentire, ma anche ciò che vorresti sentirti dire.
E quindi ecco qualche risposta alle domande che mi sono arrivate da
. Se mi volete fare felice fatemene anche voi.Come raccogli le informazioni che cataloghi per futuri utilizzi?
Dipende, se è uno spunto immediato del tipo “potrei scrivere di questo” e mi viene in mente quando sono in giro mi segno semplicemente l’idea. Se invece parliamo di informazioni specifiche per un contenuto su cui devo lavorare, come un press tour, di solito prendo appunti cartacei e non.
Quali app usi per farlo?
Per me niente batte le Note dell’iPhone. Ho preparato tre cartelle principali messe in alto: idee video, idee Heavy Meta, idee blog. Se proprio mi viene in mente una roba per un articolo specifico apro una nota che ne porta il nome nel titolo e ci metto dentro link e così via.
In altri casi può capitare che crei un documento su Google Docs in cui metto dentro link, spunti, idee e riferimenti che mi servono per qualcosa di specifico.
Valuti che interesse potenziale possono avere (cioè quante views potrebbero fare, usando un'altra metrica)?
Tendenzialmente no, ma è un discorso molto sfumato. Tendo a voler parlare di quello che mi piace, sempre, perché così il testo è più vero e scorrevole. Già faccio articoli per conto terzi quando lavoro, almeno nei contenuti che sono miei cerco di divertirmi un po’. Il che non vuol dire che non si possa stare “sul pezzo” pur scrivendo qualcosa che ti piace. Alla fine, è quello che faccio di solito. Diciamo che la maggior parte di quello che scrivo risponde alla domanda “Tra i temi che sento in giro quale stuzzica la mia voglia di scrivere?”. Poi ci sono quei momenti dove hai un’idea in testa e la devi metter giù, poco importa se la leggerai solo te e tua madre, se non esce occupa tutto lo spazio mentale e non ti permette di fare altro.
A volte hai parlato del fatto della settimana prendendo spunto per ampliare il discorso: è una cosa che fai abitualmente o parli anche di argomenti non discussi pubblicamente ma che ti interessano o pensi possano interessare?
A me piace fare discorsi centrifughi, partire da qualcosa e vedere come quel qualcosa si lega con qualcos’altro e come si creano delle connessioni. Non sono uno che si riconosce molti meriti ma credo che trovare queste connessioni, unire i puntini, muoversi tra i fili degli argomenti sia una cosa che mi riesce bene. Lo capisco dal fatto che mi dà soddisfazione. Quindi sì, come dicevo prima secondo me la ricetta di un buon contenuto (attenzione, non un contenuto che funziona) è fatto di qualcosa che sai e qualcosa che non volevi sapere.
Secondo te il piano editoriale è morto? (Secondo me si perché non so farlo – il piano editoriale è quello che mi interessa e se non interessa a nessuno, pazienza).
Sono un grande fan di fare spallucce se quello che vuoi fare non interessa, d’altronde amo parlare di miniature, ma a volte mi spiace. Banalmente perché il mio lavoro è fatto anche di un rapporto col pubblico. Se quel rapporto manca ti senti un po’ le ruote sgonfie.
Parlando di piani editoriali: anche secondo me farne di troppo serrati è un limite, però sto piano piano diventano fan di farsi almeno un piano d’azione. Capire più o meno nei giorni della settimana cosa vorresti fare se non ci sono emergenze.
Lo faccio perché mi serve molto in determinate situazioni, tipo quando vengo assalito dalla sensazione di avere molte cose da fare ma non so quale fare prima. In quel caso faccio un respirone e guardo cosa prevede il piano d’azione. Devo scrivere un video? Devo girarlo? Devo preparare un testo su instagram?
Più che i piani editoriali fanno sempre comodo i salvagente che il te del passato lancia al te del futuro.
Link!
Abbiamo anche scritto di The Bear e di quanto per alcuni sia importante, nei videogiochi, trovare il tuo spazio lontano dal mondo.
Ho scritto di Spider-Man 2 e ne ho anche parlato su RaiNews 24.
Sono emersi altri documenti di Microsoft e ci mostrano una gestione aziendale un po’… bizzara.
La creazione di contenuti su YouTube potrebbe cambiare grazie a queste nuove funzioni basate su IA.
Il Mister Magoonism, aka prenderla come viene.
Bello quando si parla (anche) di videogiochi così.
Get your ego out of the way e altre lezioni per diventare clown (ma anche altro).
Grazie per la condivisione :)