Cosa farebbe Leslie Knope?
Fritto misto di opinioni, fatti, cultura spiegata male, giocatori razzisti, idealismo e par condicio, oggi va così.
Scusate ma in questi giorni lavoro praticamente tutti i giorni fino alle una e in più devo gestire una campagna elettorale, capendo ogni giorno come posso farmi vedere in una città con quella mentalità un po’ così tipo Firenze. Probabilmente mentre stai leggendo questo sono a fare volantinaggio, caro vecchio volantinaggio. Tra l’altro, che ne dite se la spostiamo dal sabato alla domenica? Tanto la lettura mi pare di capire si sviluppi naturalmente per tutta la settimana.
Se sei ignorante è colpa tua
Ho ascoltato il discorso di Chiara Valerio1 al Salone del Libro che ha paragonato la cultura agli addominali; quindi una scelta in cui bisogna impegnarsi; quindi, se non sei una persona acculturata… forse è colpa tua.
Dopo aver bestemmiato forte non ho potuto fare a meno di notare come si sia ancora bloccati là, a quell’idea che un certo tipo di sinistra da salotto ha della cultura e delle persone. Perché così come gli addominali e il nostro corpo possono non essere una scelta lo stesso si può dire della cultura. Un discorso che esattamente lo specchio di quello che dicevamo su Scurati: da una parte la cultura vista come una roba che non ti dovrebbe dare soldi, dall’altra la cultura vista come l’ennesimo esempio di ricchezza in cui la colpa è dei poveri.
Non c’è bisogno di scomodare Bordieau e il Capitale Culturale e Sociale per evidenziare il fatto che anche la cultura è una forma di privilegio. Io sono nato in una famiglia benestante dove i libri erano presenti e dove ero incoraggiato a leggere e formarmi. Ma ci sono milioni di ragazzi e ragazze in cui l’orizzonte degli eventi è dominato da un padre che si spacca la schiena, una madre che fa lo stesso e in cui ci si aspetta che anche loro siano preso utili al bilancio familiare. In cui i libri e la cultura son quasi visti come una colpa o qualcosa di cui non si è degni. Qualcosa per i ricchi e gli studiati.
Prendiamo questa newsletter. Forse se dovessi lavorare meno avrei più tempo da dedicargli e fare ogni volta puntate sempre più ricche. A volte invece sei solo stanco e cerchi di fare nel tuo meglio, arrivando i ritardo.
Non stupiamoci se la situazione politica e sociale è questa se siamo ancora alle Torri d’Avorio da cui lamentarsi che la gente non legge abbastanza, e forse puzza un po’. Ma d’altronde parliamo del Salone del Libro, un luogo che si è dimostrato incapace anche quest’anno di capire e interpretare il mondo reale: ha dovuto portarglielo dentro Zerocalcare. Hanno dovuto portarlo dentro le persone che manifestano per Gaza, mentre qualcuno si faceva intervistare da Molinari.
Ma quel samurai è…
In queste ore è stato annunciato l’ennesimo nuovo capitolo della saga di Assassin’s Creed, stavolta, dopo anni di richieste da parte del pubblico l’ambientazione sarà il Giappone feudale. I protagonisti saranno una kunoichi, quindi una ninja donna, e, tanto per rendere le cose più pepate, un samurai di colore ispirato alla figura storica di Yasuke, personaggio realmente esistito e vissuto alla corte di Oda Nobunaga.
Questa scelta ha ovviamente ha scatenato le previste (previste anche da Ubisoft, senza dubbio) scene che accompagnano queste scelte creative. Pianto e stridor di denti contro la cultura woke, appelli contro la “diveristy and inclusion” o D&I, che è ormai diventata l’ennesima parola-etichetta da utilizzare per segnalare da che parte delle barricate culturali ci si posiziona, elzeviri arrabbiati sulla carenza di realtà storica.
Mi sono immaginato questa gente come le comparse di Mezzogiorno e mezzo di fuoco che dicono “Uno sceriffo nero?”
Addirittura, si è arrivati a mettere in dubbio la figura stessa di Yasuke, modificando la relativa pagina Wikipedia per dimostrare di aver ragione. Tutto questo a poche settimane della difesa a spada tratta della scelta creativa fatta dagli sviluppatori di Stellar Blade di avere come protagonista una bellissima ragazza che, per nessun motivo legato al gameplay, può essere vestita come una coniglietta, una gothic lolita e mille altri abitini.
Tutto questo, dopo che per anni ci si è fatti andare bene qualsiasi invenzione e adattamento storico nella saga di Assassin’s Creed senza battere ciglio. Alla fine, chi veramente ci guadagnerà da questa situazione saranno tutti quei content creator e quelle testate ne scriveranno, cavalcando la polemica in un senso o nell’altro, in particolare quello zoccolo duro di personaggi che hanno capito che i veri numeri si fanno col disprezzo.
Resta incredibile il numero di giri di parole che si fanno per non ammettere o dichiararsi apertamente razzisti.
In un articolo di Aftermath2 scrivono che è inutile, per giornalisti e commentatori, cercare di controbattere alle polemiche su Yasuke, perché la discussione è senza senso, non si batte il razzismo con la logica. Ed è vero. È una posizione sensata e pragmatica, perché se c’è una cosa che anni di internet avrebbero dovuto insegnarci è che probabilmente nessuno ha mai cambiato idea perché gli abbiamo detto che era un cretino, anche quando lo era. Però allo stesso tempo non posso fare a meno di pensare che sia importante anche mostrare quanto il fronte non sia assolutamente compatto nella direzione della polemica sul politicamente corretto.
Certo, sarebbe affascinante la prospettiva di ignorare completamente la polemica, agendo come se non esistesse, facendo spallucce e andando avanti, ma ho il sospetto che non cambierebbe niente e, nel dubbio, i siti preferiscono prendersi i click di quelle polemiche. Non mi sento di biasimarli. Onestamente se proprio dev’essere apprezzo di più la mossa di (iscrivetevi alla sua newsletter!) che prende apertamente per il culo i razzisti. Io forse in questo periodo ho bisogno di indirizzare le mie energie altrove.
È la Par Condicio, bellezza
D’altronde di giornalismo, soprattutto del mio giornalismo, in questo periodo parlo poco. Sarà che in questo periodo sto anche scrivendo molto meno del solito, sarà la carenza di prospettive, sarà il bisogno di trovare un nuovo equilibrio per continuare a farlo senza ritrovarmi ancora una volta con tanto lavoro da fare e pochi soldi in tasca.
E poi questo mese c’è il Giro d’Italia, del quale curo un po’ di cose dietro le quinte, un impegno che assorbe tantissimo tempo tra mille dettagli e mille cose da inserire.
Ah, sì poi ci sarebbe quella cosa della campagna elettorale.
Siamo alla seconda settimana e ammetto, che è tutto molto nuovo e molto strano, molto fuori dalle mie zone di comfort (Ed è un bene) perché per il momento l’unica certezza che ho che alla fine si riduce sempre a una questione di soldi.
Si certo anche contatti, programmi e, soprattutto per la politica locale, tradizione. Ma anche soldi. Soldi per stampare velocemente i volantini, per aprire più sedi nei vari quartieri, per avere chi ti gestisce la campagna, ti filma, ti monta i video, porta in giro. E poi l’eventuale possibilità di dedicarti anima e corpo alla cosa senza lavorare.
Parlando del lavoro, una cosa che non avrei mai pensato di dire in vita mia è che questo mese non posso andare in onda sulla Rai per una questione di Par Condicio. Non avrei mai pensato di dirlo sia per il “vado in onda sulla Rai”, sia per la Par Condicio. Ormai però dovrei smettere di stupirmi di dove porta la mia vita, che mi ostina considerare tutto sommato noiosa, ma che palesemente non lo è.
Immagino non sia una novità ma la questione dei fondi, vista da dentro da dentro fa molto, molto più effetto. Soprattutto nei partiti più piccoli, la capacità di attrarre voti sta dunque nella tua intraprendenza, nell’inventarti cose. Nel lavorare tutto l’anno nelle tue comunità di riferimento, cercando di attrarre chi vota solo nomi grossi per sentirsi più utile.
Personalmente ho iniziato la mia comunicazione in modo molto prudente, ho sempre l’ansia di finire su Crazy Italian Politics: ma mi sa che ho fin troppo pudore da quel che vedo in giro.
La politica è una situazione comunicativa molto interessante perché da una parte ti mette addosso un marchio, una specie di “ecco ora questo mi rompe le scatole per avere il voto”, diventi tipo quelli che vendono le assicurazioni o le pensioni integrative e come prima cosa vanno a rompere le palle in famiglia. Sall’altra molta più gente del previsto era entusiasta dell’idea che mi mettessi in gioco e viene considerata una scelta nobile o comunque un bel gesto. Soprattutto in chiave locale.
Perché la politica locale gioca in un campo completamente diverso rispetto a quella nazionale. Camminandoci nel mezzo mi sento come Leslie Knope, l’adorabile e idealista protagonista di Parks & Recreations una sitcom americana di qualche anno fa in stile The Office che racconta la vita in un ufficio pubblico (quello appunto preposto ai parchi e alle attività ricreative) di una piccola città statunitense.
Leslie è organizzata, piena di energia e ripone grande fiducia nella cosa pubblica, svolgendo il suo ruolo con responsabilità e passione. Penso spesso a lei in questi giorni, nonostante la mia attitudine alla vita sia più vicina al suo compare Ron Swanson e alla sua costante misantropia. Penso che ci vorrebbe quello, quell’energia, quell’idealismo, che sicuramente non basta, ma che è fondamentale per tenere alta l’energia e la piccola speranza di cambiare qualcosa in una città che vota per tradizione.
Di Leslie Knope alla politica lovale se serve una delle sue caratteristiche fondamentali: trattare come fondamentali le cose che a te sembrano piccole, ma che sono enormi per chi le vive in quel fazzoletto di territorio.
Una strada dissestata, un parcheggio che sorge là dove dovrebbe esserci del verde e non si capisce perché, la sicurezza di chi vive un quartiere complesso, la signora anziana che vorrebbe locali accessibili con piccole rampe, perché lei cammina male, un tombino che fa troppo rumore se passano le auto.
Me ne rendo conto guardando Giovanna, la signora, architetta in pensione, che mi ha preso un po’ sotto la sua ala per raccontarmi le cose del Quartiere 3, che è quello dove mi candido anche nel consiglio locale, i suoi problemi, le sue persone. È una situazione molto bella che si è sviluppata in modo naturale, domani faremo assieme volantinaggio, poi vi racconterò.
Firenze oltretutto sta vivendo in questi anni un momento decisamente particolare. Finalmente si parla di overtourism, di una città parco divertimenti e la tranvia sta per toccare, e sconvolgere, gli equilibri di alcuni quartieri. Si intrecciano quindi macro e microtemi, mentre io cerco semplicemente di far capire a un sacco di gente che non mi conosce che, magari potrei essere una scelta interessante. Convincere qualcuno a mettere il mio nome su una scheda mi sembra qualcosa di enorme.
Sarà il mio idealismo, ma credo che per fare bene questo lavoro ci voglia una grandissima empatia, o almeno, che faccia parte delle qualità necessarie. Le altre sono capire subito cosa puoi fare e cosa no, e come ottenere quello che ti serve chiedendo alle persone giuste, come capire la macchina burocratica senza farsi tritare, senza perdere troppo sé stessi. Ah sì poi devi sempre capire dove trovare i soldi per le tue belle idee. Sempre là torniamo.
Link e altre cose
Di cosa abbiamo parlato in questi giorni su N3rdcore?
Sono decisamente molto fiero di avere questo pezzo di Tanz su Liberato e Napoli, che nasce proprio dal cuore, da quel cuore che su N3rdcore usiamo da anni per scrivere, ben prima che diventasse un claim pubblicitario per ogni progetto editoriale in uscita.
E sono molto felice che finalmente sia partita una rubrica, con tanto di podcast, dedicata al mondo dei fandom, delle ship, della lore di un sacco di fenomeni che dominano il sottobosco della cultura.
Vi sarà capitato di sentire che a Rovazzi hanno rubato il telefono mentre faceva una diretta, vi sarà anche capitato di scoprire che era tutto organizzato. Quello di creare scandalo e casino (annunciando malattie, fughe d’amore, flirt e così via) per lanciare i progetti personali è un classico del mondo dello spettacolo. Ma come dicono su Charlie, la newsletter de Il Post
“La questione principale è che quello che è successo dimostra la facilità con cui si può fare arrivare una notizia falsa sul 90% dei mezzi di informazione, e quindi trasmetterla alla gran parte della popolazione. E questo avviene per 1) una inclinazione spasmodica delle testate ritenute più autorevoli a raccogliere qualsiasi contenuto che circoli sui social network, 2) un avvilimento della gerarchia di importanza delle notizie che promuove qualunque accidente riguardi una qualunque celebrity di qualunque scala, e 3) una rinuncia da parte delle redazioni a quel poco lavoro di verifica che esisteva nella cultura giornalistica del paese”.
Porca miseria, è morto Franchino, leggenda della scena discotecara italiana, soprattutto dalle mie parti. Se avete frequentato una discoteca tra gli ‘80 e i 2000 secondo me ve lo ricordate.
Sono stanco, ci leggiamo domenica prossima.
https://video.repubblica.it/dossier/salone-libro-torino-2024/arena-robinson-chiara-valerio-la-cultura-e-una-scelta-esattamente-come-avere-gli-addominali/469211/470165
https://aftermath.site/assassins-creed-shadows-yasuke-racism