Dietro di te! Un service di scrittura a tre teste! (con aggiunte)
Qualche disavventura capitata mentre scrivevo la recensione di Return to Monkey Island.
Note: al testo originale sono state aggiunte delle precisazioni dopo un confronto con un rappresentante di GLHF
In queste ore è uscito Return to Monkey Island, nuovo capitolo della famosissima saga di videogiochi dedicata alle avventure di Guybrush Threepwood, un uomo tranquillo che vuole diventare pirata e per farlo si trova in situazioni ricche di umorismo. Il primo capitolo è uscito nel 1990 ed è istantaneamente diventato un classico citato e stracitato per chiunque all’epoca fosse abbastanza grande da poterci giocare. Io avevo 9 anni, eppure il tema musicale e alcuni passaggi me li ricordo come fosse ieri e me lo sono anche giocato per l’ennesima volta in diretta qualche settimana fa.
Return to Moneky Island ha destato particolare attenzione perché ha visto il ritorno alla scrittura di parte del team originale: Ron Gilbert e Dave Grossman. Quindi se già l’avvenimento era una notizia questo dettaglio non da poco l’ha reso un evento, un evento degno di finire anche sui siti generalisti come le testate con cui collaboro, che sono lette da un pubblico di persone mediamente sopra i 30 e quindi potenzialmente interessate all’argomento. Va da se che mi sono candidato per la recensione.
Dammi il codice!
Come funziona in questi casi? Normalmente una recensione, forse ne abbiamo già parlato ma lo ripeto, viene fatta utilizzando un codice fornito da sviluppatori o publisher. I codici possono arrivare a un caporedattore che li distribuisce, possono essere richiesti dai freelance previo accordo con la testata oppure in alcuni casi arrivano direttamente senza richiesta perché si sa che chi li riceve ne parlerà o è una persona che deve comunque avere quel codice.
In alcuni casi fortunati il codice arriva molto prima, è stato così per le recensioni di The Last of Us 2 o Death Stranding, oppure abbastanza sotto data. Di solito i codici arrivano a ondate, prima vengono dati i codici alle testate specializzate o creatori di contenuti di prima fascia che devono preparare dei video, poi stampa generalista, blog e altri influencer e poi, se avanzano, a tutti gli altri. Ci sono casi poi in cui i codici arrivano al giorno del lancio, magari per un titolo online in cui i server non sono disponibili fino a una certa data e casi in cui i codici arrivano dopo perché sì.
Return to Monkey Island è stato uno dei quei casi in cui i codici sono arrivati dopo perché sì. Il link a cui chiedere il codice (senza avere la certezza di riceverlo, ovviamente) è stato comunicato qualche giorno prima e al lancio del 19 settembre nessuno, o almeno nessuno dei miei contatti, aveva il gioco. Questo di solito non è un buon segno, perché vuol dire che si vuole limitare il danno di un giudizio negativo cercando di farlo arrivare dopo che il pubblico ha già speso dei soldi, ma per fortuna non è stato questo il caso.
Le recensioni della specializzata sono arrivate tra il giorno dell’uscita e poco dopo, segno che o il codice a loro è arrivato un po’ prima o che qualcuno, appena arrivato il codice, si è fatto una tirata per uscire il prima possibile, una cosa fattibile per un gioco tutto sommato non troppo lungo. Io ovviamente me la sono presa con più calma, avvertendo in redazione che il codice era arrivato un giorno dopo l’uscita e che avrei fatto il prima possibile. La mia idea era di uscire per il fine settimana.
Il 21 mattina mi ha contattato il mio capo chiedendomi perché la recensione non fosse già fuori, gli ho spiegato la situazione e lui mi ha chiesto “perché allora Gazzetta ha la recensione?”.
Piccolo inciso: sì, sulla Gazzetta dello sport si scrive di videogiochi, un po’ con ragione di causa, perché si occupano di esport, un po’ perché qualche click e investimento pubblicitario in più piacciono a tutti e quindi ormai da tempo sulla Rosa, quasi esclusivamente parte web, si scrive di videogiochi e tecnologia.
Sul momento sono caduto dalle nuvole, per quanto sappia che chi scrive di solito sulla Gazzetta di videogiochi sia un giocatore di lungo corso questa uscita anticipata mi aveva stupito. Forse aveva fatto anche lui le corse come la specializzata? Poi ho visto il pezzo, addirittura è stato pubblicato il 19 settembre! All’uscita! Possibile che la Gazzetta dello Sport avesse ricevuto il codice addirittura prima del lancio? Prima addirittura dei siti che si occupano solo di quello?
Ovviamente no e la soluzione sta tutta nell’autore, anzi autrice del pezzo: Georgina Young.
Buona fortuna e divertiti (mica tanto)
Georgina Young da una ricerca è una giornalista inglese freelance che scrive per molte testate estere e di certo non scrive su Gazzetta, probabilmente non sa neppure cosa sia. Young però evidentemente collabora con un service di stampa internazionale chiamato GLHF, acronimo che nel mondo esport sta per “Good Luck, Have Fun”.
GLHF si definisce “la soluzione leader per i contenuti a tema videogiochi ed esport” con “nessun rischio e grandi ricompense”. Fondamentalmente parliamo di una azienda che può contare su un alto numero di freelance per scrivere dei contenuti che poi vengono ridistribuiti e tradotti (maluccio, in questo caso) a siti che non hanno soldi o personale per occuparsi di videogiochi ma vogliono comunque avere contenuti a tema. Il valore di questi contenuti è ovviamente secondario, basta che catturino il click.
Il sito di GLHF è parco di informazioni perché ovviamente si tiene ben strette le carte vicino al petto, non sappiamo quanto dà ai freelance, non sappiamo quanto chiede alle testate, sappiamo solo che ha un business model a “revenue share” quindi è probabile che il freelance sia pagato in base a quanto il suo articolo è cliccato e che lo stesso valga per quanto i riguarda i soldi chiesti alla testata.
La collaborazione con Gazzetta dello Sport è mostrata con orgoglio accanto a quelle di USA Today, Computer Bild e Expressen.
Il chiarimento di GLHF
EDIT: Dopo l’uscita del pezzo sono stato contattato da un rappresentante di GLHF con cui ho avuto un paio di chiarimento sul funzionamento di questa realtà che vi riporto di seguito.
GLHF è un'azienda e una redazione con dipendenti a contratto (che cambia ovviamente a seconda del paese). Chi mi ha parlato non è un freelancer, la paga è di gran lunga superiore a quella che ha trovato in Italia ed è molto contento di farne parte.
A capo c'è Joel Gregory che in pratica ha gestito PCGamesN e tutto l'N Network per anni; il managing editor in questo caso è Kirk McKeand, ex deputy editor di VG247. La mia fonte è responsabile dei contenuti per l'Italia e in Italia GLHF ha una esclusiva con Gazzetta. La gestione del lavoro è molto libera e ci si interfaccia scegliendo se produrre contenuti originali per l’Italia, cosa che succede nella maggior parte dei casi, o traducendo qualcosa di prodotto internamente al team editoriale di GLHF, come nel caso della recensione di Monkey Island, perché ritenuto coerente con la linea editoriale. Lo stesso prodotto editoriale può essere anche utilizzato su altri siti.
In pratica il servizio è una vera e propria redazione che sviluppa contenuti, alcuni di essi possono essere utilizzati in più contesti, altri, in base al momento, all’occasione o all’opportunità, vengono prodotti per quel preciso mercato.
Conclusioni
Edit: Ovviamente le considerazioni dopo il chiarimento cambiano in parte le valutazioni finali, perché ovviamente non parliamo di freelance pagati una tantum ma di una realta contrattualizzata e che lavora in esclusiva. Resta la difficoltà del singolo a poter constrastare un servizio di questo tipo.
Il testo originale:
Questo genere di soluzioni sono sempre più adottate e ovviamente possono essere molto vantaggiose per il singolo giornalista che vi partecipa (o almeno spero), ma a lungo andare rischiano di erodere il settore in maniera perfettamente legittima.
Per prima cosa si va ad azzoppare il potere contrattuale e negoziale del singolo freelance che scrive per una testata (ma anche dei pochi assunti), che ovviamente non può competere con un service dotato di decine di penne vendute a poco, si appiattiscono i contenuti, perché al di lè di eventuali esclusive non c’è una sorta di identità della testata, perché ci si rivolge a persone che scrivono per più spazi, creando ma solo contenuti puntuali, precisi, e magari anche ben fatti e seo friendly, ma asettici che in alcuni casi vengono tradotti da altri.
Non sarei stupito se la prossima volta il mio capo decidesse di affidarsi a un servizio del genere per le recensioni, proponendomi pezzi più di approfondimento e rendendosi poi conto che gli costa meno lavorare solo così. E onestamente potrei dirgli poco.
Quindi il codice a Gazzetta non è mai arrivato e il gioco non è stato giocato da un o una giornalista italiana, qualcuno al massimo è stato pagato, penso poco, per tradurre un contenuto costato ancora meno e il codice è arrivato direttamente a Georgina Young oppure le è stato fornito in qualche modo da GLHF, che forse può contare su contatti più veloci, oppure, come può accadere, i codici arrivano prima all’estero rispetto all’Italia.
La cosa buffa delle recensioni italiane è che la data di pubblicazione è corretta, 19 settembre, ma ricordo distintamente di averle viste uscire tutte almeno uno o due giorni dopo (edit: un paio sono uscite in tempo con l’embargo dopo un secondo confronto, alcune dopo). Questo perché probabilmente era già pronta la pagina della recensione per aiutare la SEO e solo dopo è arrivato il testo completo. (se così non fosse e mi sono sfuggite recensioni uscite in tempo ditemelo, ma ricordo distintamente che fosse così).
E quindi come è finita questa storia? Che per stare al passo ho dovuto fare le corse, finire il gioco e scrivere la sera stessa. E comunque a tendere posso solo sperare che ciò che scrivo abbia comunque un valore superiore a questo genere di contenuti, finché quel valore non sarà comunque sufficiente a farmi soppiantare. Alla peggio cercherò di mandare un curriculum a GLHF.
Tanto siamo tutti consapevoli che anche queste persone verranno soppiantate da una IA in grado di produrre testo, cosa ormai fattibilissima per le news più semplici, che in parte vengono già “preassemblate” da algoritmi in grado di suggeriti un testo che sia in testa alle ricerche di Google.
E la recensione è comunque uscirà domani.
Link finali
Il glossario horror per la “Spooky Season”
Quando ti accorgi che sei troppo vecchio per Mirabilandia.
Una cosa di cui si parla periodicamente: la fascinazione della destra per il Signore degli Anelli.
La settimana scorsa vi parlavo dei leaker e in questi giorni un tizio ha confessato di essersi inventato indiscrezioni per un po’ di fama.