E così non hai idee eh?
Capita a tutti, capiterà anche a te, forse ti è già capitato e se pensi che non ti capiterà mi sa che ti sbagli, quindi meglio prepararsi, come i maratoneti.
La puntata di oggi è un grande classico: cosa fai quando non ha idee. E nasce da un altro grande classico: io che a causa di una settimana incasinata mi ritrovo all’ultimo secondo non tanto con poche idee, ma con poco tempo per trattare idee estremamente strutturate che meriterebbero almeno un pomeriggio intero di ricerche.
Scrivere di dove trovare le idee è un po’ come quelle puntate delle serie tv in cui vengono usati vecchi spezzoni per fare la puntata filler coi ricordi: un colpo basso ma che permette di andare avanti con poco nei momenti di stanca. Quindi questo sarà forse il momento più meta di Heavy Meta: non avendo idee, scrivere di cosa fai quando non hai idee.
Beh, indovinate un po’? Fa schifo, ma vi capiterà nel tempo: perché non avere idee è un classico momento che arriva quando la spinta iniziale dell’entusiasmo si è esaurita. Che è esattamente lo stato in cui si trova questo progetto adesso, se ci pensiamo bene. Abbiamo fatto un mesetto niente male, sono arrivati un sacco di feedback positivi, poi le cose si sono assestate e gli argomenti più semplici in qualche maniera li abbiamo toccati.
Adesso inizia il vero lavoro, quello che ci permetterà di guardarci indietro tra un anno e dire: “wow, guarda dove siamo arrivati”, sperando che nel frattempo si compri tutto Il Post e mi faccia entrare nel giro che conta. Se questa è una maratona questo è il momento in cui arriva il primo morso di fatica.
“Ma tanto scriverò quasi sempre di quello che fanno gli altri, di notizie, film, serie tv, fumetti, le idee non mi mancheranno mai!”. Certo, senza dubbio questo tipo di lavoro ti rovescia addosso un sacco di spunti e molti ve li darà un eventuale committente o responsabile editoriale.
Ma se siete voi i responsabili editoriali? Se state lavorando a un progetto tutto vostro e in quei giorni avete avuto troppo casino per poter pensare a qualcosa, ma quel qualcosa va comunque scritto?
Ad esempio, io ora sto cercando di tirare fuori questo pezzo mentre in casa stanno martellando per dei lavori e gli operai giustamente mi chiamano di continuo, spezzando la mia concentrazione. Una classica situazione che descriveva Luca qualche settimana fa.
Allenare il proprio cervello a scrivere senza un’idea è un po’ come quando alleniamo i nostri corpi a rispondere in maniera istintiva a certe sollecitazioni o a continuare a rispondere in situazioni di crisi. Fa parte del “mestiere”, come iniziare un articolo con quei due o tre trucchetti senza neanche pensarci troppo.
L’idea è dentro di te (epperò è sbagliata, scusate, lo dovevo dire).
Il primo trucco quando mancano le idee è letteralmente quello che sto facendo adesso: guardarsi dentro. Non hai idee? Scrivi di quando non hai idee, mentre fai andare avanti le mani sulla tastiera per tenere a bada il cervello che sta andando in ansia continua, a scavare dentro di te ricordandoti cosa hai fatto quella volta che non avevi idee. A volte ciò che devi fare è semplicemente continuare a muoverti, come uno squalo, oppure, tornando dal maratoneta, come quando corri, ti fa male tutto, il tuo cervello ti dice che ti devi fermare ma tu annulli tutto e continui a mettere un piede di fronte all’altro, anche se stai quasi camminando.
Mi è capitato di farlo, quando giocavo a rugby la preparazione prevedeva spesso un momento dove bisognava correre per 3 km: che magari per voi sono una passeggiata, per me era il momento in cui ripensavo tutta la mia vita mentre trascinavo i miei oltre 100 kg passo dopo passo, giro dopo giro.
Scrivere senza idee è un po’ così. Una cosa che non vuoi fare, che cerchi comunque di fare, che il tuo cervello ti dice di non fare perché dai tanto farai qualcos’altro, il progetto va comunque avanti. È una lotta contro sé stessi che si vince solo andando avanti.
Quindi, per prima cosa, buttate un occhio nel vostro scantinato interiore: magari c’è un’esperienza che vale la pena rendere universale, magari potete dirci un punto di vista personale su qualcosa di mainstream, magari è la volta buona che raccontare il vostro rapporto con un’opera, oppure quel dettaglio, quel singolo dettaglio che per voi funziona. Dentro di noi ci sono molte storie che solo noi possiamo raccontare: ma capire come farlo richiede abitudine, quindi frugate dentro di voi, anche se non trovate niente prendetelo come abitudine.
Le idee di tutti
Anche perché spesso non è tanto questione di non avere idee, ma almeno avere un’idea che non hanno avuto tutti gli altri. Qualcosa che esca un attimo dalla sfilza di articoli tutti uguali che vanno scritti perché purtroppo esiste uno strumento di Google che ci dice quali sono le cose più cercate, e quindi si scrivono articoli su ciò che cerca la gente.
Spesso, quindi, si crea questo grande cortocircuito per cui alle persone interessa qualcosa, trovano mille articoli solo su quella cosa e niente su magari qualcos’altro che potrebbe in qualche modo incuriosirle. Un banale esempio: in questi giorni è uscita la quarta stagione di Stranger Things e un sacco di siti italiani ed esteri si sono affrettati a spiegare la storia del “Satanic Panic”, ovvero quel momento in cui negli Stati Uniti si è pensato che Dungeons & Dragons fosse una sorta di corso di avviamento al satanismo. È una buona idea, ovviamente, ma dal momento che l’hanno avuta tutti, e magari avete pure perso il treno, come si possono trovare idee che altri non hanno avuto?
Beh, per prima cosa, rilassatevi, probabilmente l’idea che vi affannate a cercare qualcun altro l’ha già avuta. Dovremmo imparare a dare meno valore alla nostra originalità e interessarci di più della nostra capacità di lavorare attorno a idee che hanno tutti.
Questo, ovviamente, non posso insegnarvelo: o meglio, posso cercare di aiutarvi a capirlo, ma è qualcosa che passa dalla vostra formazione e si concretizza scritto dopo scritto, revisione dopo revisione, cercando di confrontarsi con quello che hanno scritto gli altri.
Dunque, non avete idee? Ottimo, dopo aver guardato dentro di voi guardate gli altri. Cosa hanno scritto altrove su cui potete dare un vostro punto di vista?
Attenzione però, prendete solo l’idea iniziale, anzi, limitatevi al titolo: non sbirciate il testo e poi scrivete. Questo vi permetterà di scrivere il vostro punto di vista senza alcun tipo di influenza, anche inconscia. Poi, una volta messo il punto, leggete pure gli altri: arricchitevi delle loro opinioni, comparatele con le vostre. Magari amplierete il vostro articolo, magari no, magari scoprirete che loro hanno scritto meglio, ma magari no. Torniamo dal nostro maratoneta: scrivere su quello che fanno gli altri è un po’ come trovarsi un compagno di viaggio e tenere il suo passo, anche se è davanti a noi.
Una stanza tutta per te
Uno dei consigli più interessanti che Stephen King dà nel suo On Writing riguarda l’importanza di creare uno spazio fisico in cui si viene automaticamente invitati alla scrittura. Ovviamente questo consiglio arriva da un autore che definire “prolifico” è riduttivo e che in certi momenti le sue bellissime idee le ha trovate col naso che sanguinava per la cocaina, ma resta secondo me un ottimo consiglio.
Ovviamente vi capiterà di scrivere in ogni condizione, l’abbiamo detto, ma avere un piccolo spazio in cui sedersi e scrivere può essere un buon modo per attivare le sinapsi dell’intuizione e della creatività. Questo perché i rituali hanno su di noi un ascendente potentissimo, lo sanno bene gli atleti che su determinati gesti costruiscono la loro concentrazione.
Entrare nella stanza, sedersi, accendere il computer, EVITARE COME LA MORTE I SOCIAL, fare un giro sui siti di riferimento e poi iniziare a buttare giù due righe possono essere un potente rito di evocazione per le vostre idee.
E visto che le idee sono come certi gente che incontri la sera e con cui potresti svoltare la serata, ma te in quel momento devi tornare a casa perché domani ti svegli presto, oltre agli spazi reali preparatevi un cassetto virtuale dove mettere quegli spunti interessanti che in quel momento magari non potete elaborare. Se proprio siete gente raffinata potrebbe persino essere un taccuino reale che vi portate dietro.
Abbiamo tutti un telefono, ci sono mille app per prendere gli appunti, tra cui Google Docs: farsi una pagina con scritto “idee” dove inserire quello spunto interessante in parlate dei giovani che fanno gli snob superiori sulla TV e poi si sparano ore di processo Depp-Heard su Twitch e Tik Tok, oppure di come ormai “videogioco indie” sia diventata una componente estetica e non economica, un po’ come la musica indie.
Sono le stazioni di rifornimento della nostra maratona, solo che siamo noi a decidere dove metterle e quando passarci.
Qualche link sparso
Ma ci segui su Tik Tok? Proviamo a fare cose interessanti pattinando sul filo del cringe. Ah si anche su Instagram.
C’è un bundle di giochi e videogiochi dedicato alla comunità queer.
Qualche ottimo consiglio da uno bravo: Roger Ebert.
I momenti geek più importanti degli ultimi 15 anni, forse.
Episodio paraculissimo, bravo Lorenzo! Anche questi sono ferri del mestiere...