Il Marvel Loop e la produzione di notizie
Cosa ci può insegnare sul modo in cui si producono le notizie il Marvel Cinematic Universe e l’incapacità di trovare una via d’uscita da un disco incantato.
Vi piacciono i film della Marvel? Non è importante per leggere questo pezzo ma se seguite un po’ le notizie che li riguardano è meglio.
Già il fatto che li definisca “film della Marvel” la dice lunga su come i cinecomics della casa delle idee siano di fatto diventati un genere, un prodotto normato, codificato e omogeneizzato, indipendentemente dai supereroi presenti, ma sto divagando.
I film Marvel sono uno dei prodotti culturali più rilevanti e popolari degli ultimi anni, sia per il modo in cui hanno mutuato alcune meccaniche commerciali pensate da Stan Lee per i fumetti, mi riferisco alle molte “testate” che convergono in alcune avventure dove i singoli eroi fanno gruppo e alla capacità di creare un universo più o meno coerente e condiviso tra più personaggi, sia per la loro capacità di creare un linguaggio comune.
Ma soprattutto per la consapevolezza con cui si presentano a pubblico, giornalisti e content creator con un format che si ripete uguale da anni ed è finalizzato a ottenere la massima copertura mediatica in pochi semplici passi. Ma procediamo con ordine.
La prima fase è La Promessa: a un evento di cultura pop, di solito il San Diego Comicon o un altro spazio dove c’è un panel, viene annunciata una schermata con la road map di titoli in arrivo per i prossimi anni, con tanto di logo. Poco importa oggi se poi ci saranno o meno ritardi, l’importante è che il pubblico deve sapere di poter vedere tra quattro anni un altro film di Spider-Man, così da avere una botta di hype.
La seconda fase è L’attesa del Trailer: un po’ di tempo dopo cominciano a spuntare le prime foto di scena rubate sul set, qualche speculazione sui costumi e sulle scene che andremo a vedere e quindi il primo giro di articoli in attesa che arrivi la successiva importantissima fase, ovvero…
La terza fase, il Trailer: di solito viene annunciato da un piccolo teaser e se possibile presentato durante eventi particolarmente importanti, tipo il SuperBowl, ma non è necessario, può essere anche un giorno qualunque. Il trailer ha una funzione ben precisa: mostrare qualcosa, invogliare il pubblico, scatenare reazioni e stuzzicare le analisi. Le ultime due sono le fasi più importanti perché i content creator/giornalisti sono attori più o meno consapevoli e più o meno pagati del marketing.
Ci si aspetta che al trailer ci siano reazioni che diano al pubblico l’emozione per procura del creator, e quindi via di entusiasmo, urletti, reazioni scomposte, anche lacrime, perché no. Va tutto bene, non sto criticando, fa parte del gioco e quelle emozioni a volte sono anche vere.
Gli easter egg sono la più grande invenzione di marketing degli ultimi anni.
Ci si aspetta anche che il content creator o il giornalista (nel senso più ampio del termine, sia chiaro) si metta là e analizzi fotogramma per fotogramma il video per raccogliere tutte le strizzatine d’occhio, gli indizi e gli easter egg. Questo procedimento può essere ripetuto per un secondo e anche un terzo trailer.
Prendiamoci un momento per parlare di questi ultimi, ovvero la migliore idea di marketing per questo genere di film. Gli easter egg sono un gioco all’interno dei film, non servono solo a far vedere alla persona esperta che Kevin Feige conosce la materia, ma sono soprattutto uno strumento di gamification del prodotto e un forte gancio identitario.
Riconoscere che nel tal film viene mostrato un costume che si trovava in quel fumetto o speculare sul fatto che quella scena potrebbe introdurre il tal personaggio non è solo una innocente chiacchiera nerd come ce ne sono tante. Serve a chi scrive quei pezzi a dimostrare che ne sai, quindi puoi parlare di roba Marvel e serve al pubblico per dimostrare che anche lui ne sa e sta al gioco.
Questo perché la Marvel è riuscita a inserirsi perfettamente in un progressivo allargamento del pubblico “geek” e del suo bisogno più o meno mal celato di saperne più di quello accanto.
Gli articoli “tutti i riferimenti del tal film” sono molto cliccati non solo per mera curiosità, ma anche perché nessuno vuol fare la figura dello stupido e tutti vogliono poter dire “ah si quell’arma sullo sfondo era chiaramente presa dal fumetto X e quel personaggio l’abbiamo visto nel 1999 in una miniserie”. E poi sono anche articoli tutto sommato semplici da scrivere che si risolvono con una bella lista, magari presa pari pari da un altro sito.
In fondo è lo stesso motivo per cui vanno forte gli articoli che ti spiegano i finali di film, videogiochi ecc, anche quando il significato è letterale.
E quindi i produttori li mettono nei film, i content creator ci fanno gli articoli ottenendo click e credito e il pubblico legge gli articoli e si sente parte dell’essere nerd.
Ed eccoci all’ultima fase: il film esce, quindi recensioni, altro giro di articoli di spiegazioni di citazioni e finale, senza dimenticarci “tutti i fumetti che devi recuperare se vuoi veramente capire i personaggio” (sempre perchè nessuno vuole fare figuracce) per poi far ripartire il ciclo col prodotto successivo, che arriverà di li a qualche mese.
Eccovi servito il Marvel Loop.
E per quanto uscita e incasso siano importanti, dal punto di vista strategico la fase precedente è la più importante.
Questa cosa va avanti ormai da una decina d’anni e i prodotti Marvel sono stati particolarmente efficienti nel mettere in atto questo metodo (che sia stata una decisione presa a tavolino o un intercettare il flusso non posso saperlo) ma si può applicare anche ad altre serie tv, ai videogiochi eccetera.
Ovunque vi sia un adattamento di qualcosa di precedente o qualcosa che può essere ripetuto.
Il risultato finale è una sorta di rassicurante ciclo continuo dello stesso articolo declinato in base al contenuto che funziona perché non deve nemmeno preoccuparsi di dirti se un film Marvel è bello o brutto (e guai a dire che qualcosa è brutto, poi la gente toglie il like o smette di seguire la pagina), basta che ti dica cosa c’è dentro che non devi perdere per restare al passo. Ci piace perché ci conforta, sappiamo già cosa ci viene servito, scandisce il nostro tempo, rinnova un’emozione.
Ma poi, seriamente, qualcuno si interessa al valore dei prodotti Marvel? Sarebbe come recensire un panino del McDonald, eppure li mangiamo lo stesso.
Ci sarà un motivo se i format piacciono e sono importanti: la natura umana anea l’originalità ma si conforta nella ripetizione.
Per quanto andrà avanti? Beh per sempre,. Se non sarà con la Marvel, di cui inevitabilmente si stancherà il suo pubblico di riferimento se non sarà capace di trovarne uno nuovo, sarà con qualcos’altro. Aspettatevi i miei articoli a tema non appena Henry Cavill farà partire la sua serie su Warhammer 40.000!
Link!
Ho scritto di un gioco che ho amato molto in passato: International Karate Plus.
Un tool interessante di Nvidia che vi spiego qua
Pare che Amouranth sia un capo migliore di tanta gente che conosco (e sta lentamente cambiando i suoi contenuti da quando è uscita da una relazione fatta di abusi e sfruttamento).