Il pezzo di opinione - breve guida all'uso
Come provare a essere pubblicati in un mondo dove tutti hanno qualcosa da dire e quali domande farsi prima di cominciare
Bentornat a Heavy Meta, come sempre mi pare doveroso ringraziare tutte le persone che in questa settimana mi hanno fatto i complimenti, hanno condiviso gli articoli e si sono iscritte. Siete un balsamo per la mia periodica incapacità di mantenere le redini salde su un progetto per più di qualche giorno.
La settimana scorsa ero al Comicon di Napoli dove ho passato almeno tre ore sul palco ogni giorno, più gli streaming con la bella gente di N3rdcore, più le pizze, gli spaghetti allo scoglio, le birrette, le chiacchiere e le risate. Anche stavolta nonostante le dimensioni contenute del nostro progetto editoriale siamo stati tra i partner della fiera ed è stato molto bello.
L’idea iniziale era quella di raccontarvi quanto sia importante partecipare agli eventi per creare un legame fisico ed empatico con la gente che fa il vostro stesso lavoro e con eventuali committenze, anche perché c’entra molto proprio con la capacità dei più piccoli di farsi conoscere, ma preferisco lasciar sedimentare un po’ la situazione.
Lo faccio anche perché in un sondaggio su Livello Segreto, l’istanza Mastodon fondata da Kenobit, e in quello Instagram avete chiesto soprattutto “qualcosa di pratico”, il che ha scatenato in me la domanda “mo’ che gli racconto?”.
Visto che la questione recensioni merita una trattazione un po’ più articolata, anche solo per capire prima se effettivamente ci sia ancora bisogno delle recensioni, tema su cui ci si interroga parecchio nel micromondo editoriale, partiamo con il coltellino svizzero del giornalismo pop e non: il pezzo di opinione.
Sì, mi rendo conto che son partito da una delle cose più complesse, difficili e che forse farete più tardi. Come iniziare una scuola calcio dalle rovesciate, però mettiamola così: dopo è tutto più semplice.
Forse.
A che serve un’opinione?
Il pezzo di opinione è quel momento in cui succede qualcosa di vagamente importante e notiziabile nel settore e devi, o puoi, dire la tua. Può essere perché te lo chiede chi decide i pezzi, perché sa che è roba nelle tue corde, puoi essere tu che ti proponi.
Fatto sta che adesso ci sei tu, di fronte alla pagina di Word che devi decidere cosa dire riguardo al fatto del momento. Magari la Marvel ha deciso di affidare il ruolo di Capitan America a un platano, magari nel mondo dei videogiochi è stranamente passato un giorno senza che qualcuno insultasse una donna perché sicuramente ne sa meno sul settore, magari Netflix si sta lanciando nel settore dei videogiochi e nessuno ha idea del perché, ma tu sì.
Ma in un mondo in cui tutti hanno delle opinioni e ti rispondono “ok questa è solo la tua opinione” quando non sanno più che dire… a cosa serve?
Nell’era in cui le emozioni, le condivisioni e i punti di vista sono importanti l’opinione è necessaria per scatenare un dibattito o alimentarne il fuoco sul tema caldo del momento.
Inoltre l’opinione, un po’ come gli editoriali, fornisce identità alla testata, sottintende che di quella cosa vale parlarne. Per voi sarà una manna perché più delle notizie e anche più delle recensioni le opinioni sono, ovviamente, il vostro miglior pulpito, il momento in cui potete brillare ed esprimervi.
L’opinione è un passaggio fondamentale nell’era postmoderna perché garantisce una trattazione dignitosa anche agli argomenti ritenuti “leggeri” (prendete questa parola con beneficio d’inventario perché dipende dai contesti, in epoca di conflitti alle porte dell’Europa può essere leggero anche un argomento come la Pandemia). Infine, un’idea ne chiama altre, quindi è sempre bene metterne in circolo, anche perché così magari qualcuno sulla stessa testata può scrivere qualcosa di diametralmente opposto (mi è successo, soprattutto in spazi che erano più interessati al click che all’identità).
Ah nota importante: evitiamo fin da subito i “Ma tanto chissà quanta gente l’ha già scritta questa cosa/c’è chi l’ha scritto meglio di me/in fondo non è che sia una opinione così importante” perché la gente che vi sta scavalcando in questo momento quelle domande non se le pone. Se proprio le sentite dentro di voi zittitile con la vostra musica preferita e fatevele DOPO aver consegnato.
Ok ma come la scrivo questa opinione?
Ovviamente non sono nella vostra testa, non posso esserci, non posso neppure sapere quale sia il vostro stile preferito né conosco le vostre capacità di scrittura, insomma, che volete da me?
Però, ci sono alcuni punti universali.
Innanzitutto, do per scontato che dobbiate essere in linea con lo stile della testata. A meno che non vi sia chiesto qualcosa di espressamente differente. Magari il sito ha un approccio molto serio, magari la prima persona è bandita, magari invece siete l’angolo di opinioni spigolose e volgari. In ogni caso, siate personali, metteteci del vostro, altrimenti che opinione è? Fate in modo che il vostro punto di vista e magari anche il vostro appoggiare o meno qualcosa di legga tra le righe, fra le mezze battute, nell’utilizzo delle parole o magari della punteggiatura. Attenzione però a non essere eccessivamente ironici, se non è il caso, oppure caustici.
La vostra opinione si deve reggere prima sulle sue gambe e solo dopo sul vostro stile assolutamente spettacolare che avete affinato copiando dai migliori blogger degli anni 2000.
Se siete tutto stile e niente contenuto sappiate che si vedrà.
Per questo motivo, se proprio non è richiesto, evitate la polemica senza senso, l’arroganza e l’umiliazione dell’opinione altrui. Sono senza dubbio modi molto veloci ed efficienti per ottenere ma, per prima cosa, potrebbero essere attenzioni non richieste e secondo di poi potrebbero trasformarvi in quei personaggi macchietta che funzionano solo in contrapposizione, gente con la bava alla bocca che se non ha un nemico da azzannare serve a poco. Ancora una volta: la vostra opinione deve funzionare da sola, non perché urlate più forte degli altri.
Come procedere
Per prima cosa ovviamente deve arrivare la scelta dell’argomento. Per evitare la tuttologia scegliete bene le vostre battaglie, perché altrimenti finirete per voler dire la vostra su tutto, pensando abbia senso, meglio limitarsi agli argomenti che conoscete BENE o su cui potete informarvi meglio in un tempo ragionevole, anche per una questione di costi/benefici. Di solito un pezzo di opinione viaggia tra le 30 e le 100 euro, ma più verso le 30, quindi se dovete spendere una settimana a documentarvi non fa per voi.
Scegliete dunque qualcosa che per voi sia importante e che lo sia anche per il committente, ad esempio perché è l’argomento del momento o perché è una causa a cui tiene. Ad esempio, oggi che la buzzword è ovunque un buon modo per essere pubblicati è parlare di metaverso, ma se la pubblicazione per cui scrivete ne supporta l’entusiasmo forse quell’articolo in cui lo definite una trappola per gonzi potrebbe avere qualche difficoltà.
Volendo però potreste anche tentare la carta dell’argomento sconosciuto, magari arrivandoci prima degli altri. Forse vi garantirà meno click ma potrebbe aiutarvi a costruire una fama di “cool hunter” sulle cose interessanti.
Decidete fin da subito se sul tema avete una opinione forte o se preferite bilanciare più parti contrapposte, può andare bene anche così, a volte dichiarare a carte scoperte che non avete una opinione formata perché la situazione è più complessa di quello che viene detto può essere anche un buon modo per scrivere e mantenere una reputazione equilibrata. Occhio però a non diventare degli ignavi. In ogni caso leggetevi ciò che è stato scritto prima, ma per evitare di esserne troppo influenzati magari non scrivete subito dopo.
Una abitudine che può aiutarvi è porvi una serie di domande. Tipo le classiche “What, When, Who, Why, Where?”, solo che saranno “A quali domande rispondo nel mio articolo? Quali sono le informazioni fondamentali da dare prima? Quali quelle che devono passare mentre espongo la mia tesi? Quali sono le possibili risposte che posso anticipare? Chi posso citare per dare forza alle mie tesi?”.
Il flusso dell’articolo
Per prima cosa ovviamente ci vuole un titolo. Oppure per ultima. Io tendo a farlo alla fine a meno di non aver avuto proprio il colpo di genio della vita. Cercate di essere SEO friendly, ovvero inserendo nel titolo ciò che potrebbe aiutare Google, ma non esagerate con le aranzullate. Se non vi viene subito un buon titolo provate a tirarne fuori una decina brutti, dentro di loro si nasconde quello buono.
Poi ci vuole l’incipit. Ci sono varie tecniche per iniziare e vanno tutte bene allo stesso modo: un aforisma, un avvenimento personale che diventa universale, partire descrivendo il fatto che ha scatenato l’opinione e così via. Però è importante iniziare col botto e soprattutto arrivare presto al punto, concedetevi al massimo un paragrafo per prenderla larga.
Arrivati al cuore della questione esponete l’opinione che volete portare avanti sul caso in oggetto e puntellatela con eventuali esempi che vi siano utili per confermare la tesi secondo cui il Marvel Cinematic Universe ha rotto il cazzo un po’ stancato, oppure l’esatto contrario. Se l’opinione è particolarmente complessa può avere molto senso corredarla e rinfonzarla con articoli che sostengano le parti più controverse.
Una volta gettate le fondamenta del discorso e costruito il primo piano provate a girare la questiona al contrario, anche solo per non indispettire troppo chi vi leggerà per confutarvi. Prendete l’opinione differente e analizzatela, trovate eventuali punti in comune, provate a mettervi nella testa dell’altro. Cercate di sprizzare empatia invece che costruire subito un muro. Per quello ci sono i commenti dove vi insulteranno.
Infine, tornate alla vostra opinione. Dopo il viaggio sul lato opposto della barricata la trovate cambiata? Pensate che il discorso possa espandersi ulteriormente in futuro? Quali potrebbero essere gli sviluppi nei prossimi mesi della vostra tesi secondo cui non ha più senso leggere narrativa che tanto tutti hanno già scritto tutto?
Bene, adesso non vi resta che chiudere con una frase a effetto e una battuta che sappia di chiusura. Non c’è niente di più frustrante di un pezzo che si chiude male, lasciando quella strana sensazione che ci sia altro da dire o che ci si poteva fermare venti righe prima.
E questo è quanto, complimenti, avete finito il vostro pezzo di opinione. Se potete rileggetelo dopo una mezz’ora di riposo, poi cercate di combattere la sensazione di riprendere tutto in mano e fatelo leggere a qualcuno di cui vi fidate. Ovvero che vi dirà se qualcosa non va in modo sincero ma non vi spezzerà le gambe.
E questo e quanto, una volta uscito il pezzo purtroppo non sarà più vostro, ma di tutte le persone che lo useranno per avere ragione (ci piacciono i pezzi di opinione, ci permettono di fare le persone brillanti al bar rivendendo opinioni che riteniamo buone) oppure di quelle che vi diranno che non capite niente o che loro avrebbero qualcosa da aggiungere, anche se avete scritto cinque pagine di roba.
Buona fortuna e buona scrittura.
Un po’ di link sul finale.
Al Comicon abbiamo avuto un assaggio, è il casi di dirlo, di Carne Fredda, il prossimo progetto di Roberto Recchioni.
Loris si è interrogato sul rapporto tra Kentaro Miura e i videogiochi.
Ci sono dei vermi che assimilano il rame per crearsi delle zanne.
Sono cento anni che esistono gli orsetti gommosi.
Un video dalla Rassegna Stanca dove spiego perché, tutto sommato, non ho più voglia di rispondere a chi polemizza sui videogiochi.
Bello questo episodio (si possono chiamare episodi?) e molto utile. Secondo te, se si crede di avere un'opinione interessante da esporre, si può proporre a una testata direttamente il pezzo pronto?