Il cinema non si ferma, lei neppure, intervista a Eva Carducci
Il percorso e i ritmi di lavoro di una delle giornaliste di cinema più in vista degli ultimi anni.
Se vi piace il cinema e probabile che abbiate letto un suo articolo, anzi, che abbiate letto di una sua intervista. Probabilmente la seguite sui social dove posta spesso brevi spezzoni delle sue chiacchierate con le star, fatte dalla sua cucina, da un taxi, dall’hotel in cui deve seguire l’ennesimo evento, oppure l’avrete vista accompagnare Tom Holland e Totti in giro per Roma. Insomma, se non conoscete Eva Carducci mi sa che il problema è vostro.
La battuta sempre pronta, una grandissima passione per il cinema e la capacità di lavorare a qualunque orario e con ritmi serrati sono gli ingredienti che l’hanno rapidamente resa un nome di punta nel settore. A guardarla dall’esterno non ci sono grandi segreti nel suo lavoro, semplicemente lavora duro, ha una ottima conoscenza dell’inglese e non manca una scadenza.
A volte mi viene proprio da dire “ma come cazzo fa?”
Comunque, per saperne di più le ho fatto qualche domanda.
Cominciamo con un classico per chi non ti conoscesse: ci fai un breve riassunto del tuo percorso professionale?
Ciao! Certo! Mi sono laureato in editoria, comunicazione multimediale e giornalismo e dopo la specialistica (ai “tempi” si chiamava ancora così) ho iniziato subito a lavorare, tra stage e praticantato per conseguire il tesserino da pubblicista. Ho iniziato come iniziamo tutti, da piccoli siti e realtà locali, e poi sono passata a Best Movie, da lì a Fox e successivamente Disney, poi è arrivato Il Messaggero e adesso collaboro anche con Vanity Fair, Cosmopolitan, The Space Cinema e AskaNews.
Hai sempre voluto occuparti di cinema o è qualcosa che si è sviluppato nel tempo?
Sono nata e cresciuta dietro Cinecittà, dietro gli studi cinematografici. Mio nonno ha fatto la comparsa in Ben-Hur, e mia nonna a Cleopatra, quindi ho sempre respirato l'aria di cinema in casa. Inizialmente volevo diventare un’astrofisica, poi al liceo ho avuto la fortuna di incontrare Margherita Hack che mi ha messo in guardia: se avessi voluto seguire una carriera del genere in Italia…sarei dovuta andare subito all’estero, e a diciotto anni non me la sentivo di partire per gli Stati Uniti. Ho seguito quello che sentivo più naturale dopo il Liceo Scientifico, e la passione per il cinema si è concretizzata come lavoro sui banchi del corso di Comunicazione Multimediale, materia poi in cui mi sono laureata.
Dal tuo Instagram si ha l’impressione di una persona sempre in movimento, perennemente divisa tra interviste, anteprime, scrittura, montaggio. Come gestisci il tuo flusso di lavoro?
Male, lo gestisco male! Passo le notti insonni e magari dormo la mattina, perché lavoro con il fuso orario degli Stati Uniti. Anche in questo momento ti sto rispondendo in notturna! Però non credo esista un modo perfetto per bilanciare tutto, me lo dicevano anche all’Università, quando preparavo gli esami studiando anche 20 ore al giorno senza staccare mai: Ognuno ha il suo metodo, basta saperci convivere.
Ti resta mai del tempo libero, o meglio, ti interessa avere del tempo libero o il tuo lavoro ti piace così tanto da non sentirne il bisogno?
Mi piace il tempo libero e lotto sempre per averlo! Viviamo in una società iperconnessa e, citando ZeroCalcare, il demone della reperibilità è sempre dietro l’angolo. Anche qui, con il tempo, impari a bilanciare le cose, e a trovare i tuoi spazi.
Credo che tu sia uno dei simboli del giornalismo di oggi: da una parte il tuo ruolo di giornalista, ma anche quello di divulgatrice, creatrice di contenuti e il tutto fatto sfruttando ogni momento della giornata e da vera smart worker con un set casalingo, pensi in qualche modo di aver fatto scuola?
Fortuna che non sono in video, perché divento sempre rossa quando me lo dicono! Quando ho iniziato non c’erano molte possibilità per noi giovani. Ho sempre avuto la passione per i video e mi sono specializzata in quello, non trascurando il resto ovviamente. Da lì è stato un percorso naturale, con alla base uno studio costante. Tengo sempre a mente che sono un tramite fra gli attori che intervisto e il pubblico, e mi piace raccontare questo lavoro da tutti i punti di vista, più spigliato e colloquiale sui social, più professionale per le testate con cui collaboro. Anche qui, si tratta solo di trovare il giusto mix e essere se stessi, sempre. Poi con l’arrivo di TikTok ho avuto modo di conoscere la GenZ da vicino, che mi ha stupito per la lucidità e le domande interessanti che mi sottopongono ogni volta.
Ho notato che i contenuti e le interviste poi le distribuisci a varie testate, quasi fossi tu una sorta di agenzia stampa che poi offre lo stesso contenuto declinato in più modi. Come gestisci questa cosa con le varie testate e come funziona il rapporto con le PR? Ti contattano in quanto Eva Carducci o per scrivere su una testa e poi tu contatti altre testate per moltiplicare il messaggio?
Da giornalista freelance gli uffici stampa mi propongono delle interviste e insieme capiamo come dividerle nel migliore dei modi possibili. Delle volte invece ti contattano per una singola testata, altre volte è il caporedattore che ti contatta direttamente. Dipende dal film/serie/talent.
Occupare molte “caselle” è anche un modo per tenere a bada la concorrenza? Sempre che ci sia concorrenza o che tu la avverta, ovviamente.
No è l’unico modo per lavorare delle volte, mi spiego meglio, quando ho iniziato eravamo in pochissimi a occuparci delle video interviste, spesso snobbate in quanto considerate “interviste minori”. Con l’arrivo di Zoom in molti si improvvisano in questo ambito, senza una preparazione di base o uno studio anche minimo sul video editing. Alla fine però è sempre il lavoro che parla, e la qualità che paga.
Sei senza dubbio una esperta in interviste, quale pensi sia il tuo punto di forza e quale consiglio potresti dare a chi vuole fare una buona intervista?
Thanks! Direi di capire bene chi hai davanti, studiare e preparasi il più possibile e scrivere una lista di domande, ma avere anche la capacità di stravolgere tutto e di seguire la filosofia del “going with the flow”, perché le interviste sono spesso imprevedibili.
Dove lo vedi il tuo prossimo passo? Televisione? Twitch? Carta stampata, un'agenzia di comunicazione tua? Altrove?
Non escludo niente ma mi concentro sul presente, domani si vedrà!
QUALCHE LINK PER CHIUDERE
Sono stato alla TwitchCon e ne ho scritto.
Minecraft schifa gli NFT, bene così.
Su N3rdcore vi suggeriamo un bel podcast.
Non mi ero reso conto che ci sono una serie di consigli del NYT su come scrivere una recensione.