La vita da Press Tour
Le abitudini e i trucchi del commesso viaggiatore per conto della cultura pop. O del perché vanno fatti anche se ci perdi.
Non poteva capitare momento migliore per scrivere questa puntata: sono ad Amsterdam per seguire la TwitchCon, un evento annuale dedicato alle varie comunità di Twitch e chi crea contenuti sulla piattaforma, che siano videogiochi, chiacchiere, talk show, cosplay, canto e così via. Per l’occasione ho anche sfruttato l’hotel di lusso in cui mi hanno messo per illustrare il pezzo con qualche foto da professionista intenso.
I press tour sono croce e delizia di questo lavoro, perché dentro quella parola finiscono esperienze molto diverse tra di loro. C’è il volo andata e ritorno in giornata in cui pranzi e ceni sull’aereo o in aeroporto, ci sono i tre o quattro giorni a Los Angeles a fare esperienze fighissime, c’è l’intervista col tuo idolo di gioventù o magari quell’evento in cui non c’è niente di veramente interessante e hai solo perso tempo che potevi dedicare alla tua famiglia.
In ogni caso, comunque, qualcuno ve lo deve pagare, sennò siete turisti che scrivono.
Ci sono però alcuni punti in comune vi riassumerò sotto, prima però dobbiamo rispondere a una domanda importante.
Vale la pena fare i press tour?
Dipende, di solito si per ragioni che non sono quasi mai economiche. A meno che non abbiate accordi particolari, cosa che per fortuna può capitare, l’articolo di un press tour ve lo pagheranno più o meno gli stessi soldi che vi pagheranno un articolo scritto nella comodità di casa vostra, senza jet lag, cibo discutibile e stanchezza. Anzi, potrebbe anche capitarvi di rimetterci perché magari le spese per arrivare all’aeroporto o di qualche pasto non sono coperte.
Perché allora la gente va ai press tour? Intanto perché in un certo senso sono esperienze che vi posizionano lavorativamente, è comunque andare “sul campo”, parlare con la gente, fare domande, magari anche a persone importanti, quindi farne ogni tanto è un sano esercizio per non perdere il ritmo e non assuefarsi al lavoro da scrivania e allo scrivere solo quello che ci filtra uno schermo.
C’è un fattore di posizionamento all’interno della redazione che non va sottovalutato: fare i press tour è una cosa che non tutti vogliono fare per molti motivi, soprattutto quelli più stressanti. Coprire quelle posizioni è dunque pur sempre un modo per farsi notare, per diventare affidabili e fortificare la propria situazione redazionale. (Probabilmente nel lungo termine conterà poco, ma a volte conta ed è bello).
Inoltre, so che suona strano dirlo ma è il 2022 bellezza, i press tour sono ottime “Photo Opportunity” per documentare il vostro lavoro, apparire fighi e dare una percezione di quello che fate. Perché alla fine le immagini di voi che guardate uno schermo da ore su un pezzo che non gira non sono certo affascinanti come un selfie con un attore o sul rooftop di qualche grattacielo.
A volte però possono anche essere situazioni squallide o stancanti, tipo quando ti ritrovi solo in un hotel a mangiare una roba al volo perché devi scrivere quel pezzo che non può aspettare, o scrivere subito dopo per non perdere una scadenza, scrivere in aereo… diciamo che ci vuole un bell’equilibrio e devono piacerti due cose: stare da solo oppure stare a stretto contatto con gente sconosciuta o, peggio, che sopporti pure poco.
Ci sono poi casi estremamente rari in cui un press tour può essere il modo migliore per piazzare più articoli a più testate, ma sono casi rari. I press tour di solito possono anche essere buoni momenti per una cosa fondamentale, per la quale valgono anche i semplici eventi dal vivo: per i pr smetti di essere una mail e diventi una faccia, conta tanto.
Infine, diciamolo, senza i press tour non credo avrei mai potuto fare determinate esperienze, banalmente perché non me le sarei potute permettere. Cene in ristoranti stellati, viaggi sulla Muraglia Cinese, alberghi incredibili, interviste con gente che non avrei mai pensato di incontrare e in generale il gusto di fare ciò che pensavi di voler fare da grande: viaggiare, raccontare cose fighe, ritrovarti a scrivere in situazioni assurde, a metà tra un nomade digitale e una vita bohémien. Per questo, personalmente, vi consiglio di provarci.
Qualche consiglio per sopravvivere ai press tour.
Il primo può sembrare banale, ma non lo è: viaggiate leggeri. A meno che non abbiate delle occasioni formali mettete nel trolley o in una borsa il minimo indispensabile. Un numero risicato di polo o magliette, una camicia se proprio dovete, pantalone che indossate e massimo uno in più in caso di disastri. Scarpa comoda e adatta un po’ a tutto, fine. Al massimo starete via uno o due giorni, potreste farcela con uno zaino.
Questo non solo per una questione di peso ma per evitare rompimenti di scatole agli aeroporti ed eventuali bagagli da mettere in stiva. E anche per lasciare più spazio all’equipaggiamento.
Un power bank, anzi due, caricabatterie e adattatori da tenere in un kit pronto all’uso e che non dovete cercare in giro per casa, cuffie a riduzioni di rumore (FONDAMENTALI, per aerei e per rilassarvi un po’). Un libro non troppo pesante o lettore eBook, un tablet con tastiera per scrivere ovunque. Vi direi di evitare portatili pesanti, se proprio non ne avete bisogno per una questione di montaggio video.
Portatevi sempre almeno un piccolo cavalletto portatile con un supporto per telefono, perché non si sa mai quando potresti dover fare un video più stabile. Se poi ci puoi attaccare un microfono direzionale avrai anche interviste migliori.
Penna e taccuino, che non si sa mai, e se puoi stampa i biglietti e le informazioni importanti, che i telefoni a volte si bloccano o non hanno linea. Due barrette energetiche, magari ti viene fame ed eviti di buttare soldi in cibo spazzatura.
Dormi quando puoi, mangia quando puoi, come i soldati, non sai mai quello che potrebbe succedere.
Ma cosa si fa in un press tour?
Dipende, generalmente si prende un aereo, si ascolta qualcuno parlare, si prova qualcosa o ci viene fatto vedere qualcosa e poi si torna a casa o il giorno stesso o il giorno dopo o qualche giorno dopo se qualcosa di più grosso. Per molto tempo mi è capitato di volare a Londra per provare un gioco e tornare la sera, perché là accentravano tutti giornalisti europei.
Lo stesso mi è capitato con attori che magari facevano il tour di promozione di un film o una serie tv. Piccola curiosità: quando ci sono di mezzo gli attori in gergo questi incontri si chiamano “junket”. Infine, mi sono capitati press tour con una serie di attività collaterali legate al prodotto. In un caso volendo avrei potuto fare paracadutismo per simulare l’esperienza di un videogioco.
Di solito nei press tour può capitare che ci siano attività collaterali per intrattenere chi viene o fargli fare delle foto. Capita se vuoi ben disporre la stampa o impressionarla, chi è sicuro del suo prodotto o ha pochi soldi limita questo genere di uscite, dipende molto dal settore. Di certo i giornalisti non fanno esperienze assimilabili a quelle degli influencer, o almeno, molto di rado.
Tendenzialmente, almeno dopo un po’, quando l’emozione di essere il prescelto perla missione passa, ci si annoia tanto. Tra voli, spostamenti, attese e contenuti che non sempre sono così emozionanti, a volte si ha l’impressione che tutto sommato era meglio una telefonata. Però almeno una volta l’anno o due capitano quelle piccole gioie che ti fanno amare questo lavoro e ti fanno pensare che forse non è proprio una scelta del cazzo.
Di solito i momenti più interessanti sono le cene, soprattutto se ci sono persone dell’azienda coinvolte. Sono quei momenti in cui puoi realmente entrare in contatto con qualcuno e magari col tempo creare una relazione di fiducia, in cui le cravatte si allentano, c’è qualche bicchiere in più vedi le persone più da vicino.
Per questo, come dicevo più in alto, fare i press tour è importante e la loro mancanza durante la pandemia, nonostante il lusso di seguire alcune presentazioni da casa, si è fatto sentire.
Perché questo lavoro, alla fine, non puoi farlo stando sempre in casa.
Piccola nota conclusiva: sono molto felice di questo spazio, ma mi piacerebbe capire da voi come va. Scrivetemi, ditemi cosa vorreste leggere e cercherò di accontentarvi!
Qualche link
Su Nerdcore abbiamo recensito un manuale su come fare fumetti
Scritto un pezzo si Eddie Munson di Stranger Things che è andato molto bene e magari poi vi dirò questi pezzi come funzionano.
Giornalismo tech, accessibilità e disabilità, le cose che non vanno.
Uno sviluppatore ha blastato gli NFT e non posso dire che la cosa mi dia fastidio.
Ciao Lorenzo, ho appena recuperato qualche episodio che mi ero perso, livello sempre alto a mio parere e tutto molto utile, secondo me ci verrebbe fuori un bel podcast 😉 Questo di oggi sui press tour è particolarmente interessante, per il futuro mi piacerebbe anche qualche contenuto ancora più 'diaristico', che racconti le tue giornate, l'organizzazione del lavoro, etc.
Continua così! 💪