Question Time #1
Un po' di risposte alle vostre domande arrivate in questa settimana. Tra rapporti coi PR, strategie, gestione community e autonarrazioni.
Salve gente, spero che stiate bene e che l’arrivo del Natale ad ampie falcate e con lui l’imperativo categorico di essere felici e in armonia con amici e famiglia non vi stia facendo sentire a disagio. Sappiate solo che è perfettamente normale.
Oggi è una puntata un po’ particolare, un po’ perché abbiamo ufficialmente sfondato il tetto delle 300 iscrizioni, che saranno pure poche nel grande mare social dei milioni di follower, ma se penso a 300 persone di fronte a me che parlo non mi pare un brutto risultato. In effetti un piccolo consiglio che do sempre (e che do a me stesso) quando i numeri delle interazioni sono bassi è “però pensa quelle persone davanti a te”.
L’altro motivo è che ho deciso di dedicare questa puntata alle domande che ogni tanto mi arrivano da chi si è iscritto, sia su Instagram che nella chat interna di Substack (l’ho provata, si può usare solo via app e in effetti è un bel filo diretto, ricordatevi che volendo c’è anche il canale Telegram di N3rdcore, dove facciamo casino, ma ci sono anche belle discussioni).
Dunque, cominciamo.
Che rapporto c’è tra case editrici di fumetti e siti di informazione?
Non occupandomi strettamente di fumetto non sono a conoscenza di eventuali sfumature particolari legate a questo mondo, ma in base alla mia esperienza il rapporto è molto simile a quello che c’è in molti altri ambiti della cultura popolare, col vantaggio, rispetto ad esempio ai videogiochi o al tech, che l’opera da recensire può arrivare anche subito via PDF e magari in un secondo momento in volume, nel caso di edizioni particolarmente prestigiose.
Da quel che ho visto le case editrici sono sempre molto disponibili e in alcuni casi anche disposte a dare alcune tavole in anteprima a siti specializzati e non, in base alle loro strategie editoriali. Poi c’è la questione delle interviste agli autori, anche là non ho incontrato particolari resistenze, se non per autori particolarmente richiesti.
Rispetto ad altri ambiti il fumetto mi pare anche un ambiente decisamente più rilassato e meno soggetto ai controlli serrati che si trovano ad esempio nei videogiochi. Penso però che valgano le stesse regole: se demolisci troppo una pubblicazione i rapporti si potrebbero incrinare.
Parlando dal punto di vista del freelance, come sempre tutto si basa sul riuscire a crearsi una rete di contatti, perché oltre al rapporto tra PR e siti c’è quello tra PR e freelance che spesso sono poi i veri promotori di articoli e approfondimenti.
Quale è una buona strategia per essere presenti su più canali?
Forse è una domanda più adatta per un social media manager ma oggi tutti in qualche modo dobbiamo farci i conti no? Oggi ti direi che una buona strategia sui social è quella che ti permette di vivertela con serenità.
Abbiamo tutti capito che in fondo i social sono utili, ma fino a un certo punto, che il sogno di spammare le nostre cose ed essere visti da tutti è stato azzoppato da algoritmi vari. Quindi, tanto vale cercare di fare ciò che ci piace nel modo che ti piace.
Quello che posso dirti è: cerca di essere coerente con te stesso su tutti i canali, che siano una newsletter, Instagram o Twitter, ma cerca anche di seguire il ritmo di quei canali: le storie per le stupidaggini o informare velocemente, un post su instagram per fissare qualcosa a cui tieni, TikTok puoi usarlo per sperimentare. Un altro consiglio che ti do e che non seguo mai: prova a martellare su un solo argomento per qualche mese, se sei una persona “multipotenziale” (termine con cui oggi ci facciamo belli noi indecisi) sarà un dramma ma i social adorano il fatto di poterti incasellare in una categoria.
Come gestire il rapporto con la propria community e che responsabilità ci sono verso di essa?
Discorso molto complesso questo, perché spesso prevede delle variabili che non sono sotto il nostro controllo. Io credo che tra community e content creator (in senso lato, vale dallo youtuber alla giornalista passando per tutto ciò che può stare nel mezzo) ci sia un rapporto molto simile a quello tra politico ed elettori.
Se tu veicoli contenuti tossici, se hai dei comportamenti di un certo tipo, se sdogani serenamente ogni tipo di insulto possibile, spesso in nome di una presunta “libertà di espressione”, che spesso nasconde un infantile incapacità di controllarti e leggere la stanza, tipico di certi ego ipertrofici di persone che hanno ottenuto prima i follower della maturità, allora la tua community sarà così.
Se ti sbatti, prendi posizione, cerchi di creare un clima sereno allora la tua community sarà fatta di gente rispettosa degli altri. Ho visto pornostar fare live su Twitch senza che nessuno si permettesse di scrivere nefandezze e follower di scrittrici di romanzi rosa scatenarsi come un’orda di velociraptor.
È anche vero che spesso non puoi controllare del tutto una community che cresce sempre di più, se hai un milione di follower gli stronzi capitano, anzi, capitano già a mille, però se una persona di segue anche per i tuoi valori è più probabile che sia una persona rispettosa.
C’è una cosa da dire però: le community tossiche, polarizzate, violente e “libere” crescono di solito più di quelle che sono più controllate e di sicuro richiedono meno manutenzione. Sono banali regole della comunicazione di massa: più sei aggressivo verso quelli attorno più si crea un senso di comunità forte che attrae altre persone in cerca di quel tipo di protezione e aggressività.
Ogni content creator a un certo punto del suo percorso si rende conto che facendo contenuti più trigger, cercando lo scontro, polarizzando il dibattito, esagerando costantemente e alzando l’asticella ottiene più risultati. È a quel punto che capisci che tipo di persona sei.
Come sfuggiamo alle autonarrazioni di successo, nostre e altrui?
A quelle altrui con un po’ di consapevolezza. Alla nostra cerca di coltivare un po’ di sana autocritica, ascoltando chi ci sta attorno, guardandosi allo specchio. In fondo il discorso è lo stesso che facevo nella domanda precedente.
Quando la tua personalità è parte del tuo lavoro, quando come comunichi te stesso vale forse più di ciò che effettivamente fai è un po’ come quando sei schifosamente ricco: si vede effettivamente ciò che sei disposto a fare. Fare leva sulla nostalgia, sui tuoi figli, su storie tristi che ti sono capitate, a un certo punto vale tutto.
Ciò che posso dire è che bisogna riuscire a bilanciare quelle due voci: una di ti dice che sei mitico e che vale tutto per il successo, l’altra che non vali niente e tutto finirà presto, che tanto prima o poi viene fuori che sei un bluff e che c’è tanta gente migliore di te che si merita ciò che hai.
Alla fine vale sempre la frase di Vonnegut: quando siete felici, fateci caso. Credo sia giusto godere del proprio successo, prendersi un momento per assaporare qualcosa che si è costruito. Ma sono anche un fan della logica sportiva: il successo vale in quel momento ma c’è sempre un’altra partita da giocare. Dopo la birra e i festeggiamenti vince chi si allena anche il giorno dopo.
Ok mi è piaciuto molto rispondere alle vostre domande e ce ne sono altre in attesa, ma voi continuate a farmele. Mi capita raramente di poter essere io quello intervistato e mi fa piacere, sia perché anche il mio ego ha le sue esigenze sia perché sono felice di poter dare consigli a qualcuno.
Ricordatevi che mi potete scrivere rispondendo a questa mail, sulla chat di Substack oppure privatamente su Instagram, Facebook, Telegram eccetera. Alla prossima.
Linkini!
Un classico pezzo in cui sguazzo alla grande: Il trentesimo anniversario dell’SMS.
Ho anche scritto del bellissimo Pentiment, giocatelo.
Su N3rdcore continuiamo a cercare di farvi appassionare alle miniature.