Ritrovarsi a Las Vegas
Due parole sull’evento che apre l’anno del tech, come si affrontano questi eventi e cosa ti resta
Prima newsletter dell’anno! Non vi chiederò come stanno andando i vostri buoni propositi perché sarebbe ingiusto farlo dopo soli 8 giorni. Il cambiamento può richiedere del tempo e non sentitevi male se avete qualche ricaduta in abitudini che vorreste abbandonare, capita.
Dal canto mio, questi primi giorni dell’anno sono stati decisamente più interessanti del solito e sono partito con un certo grado di entusiasmo che cerco di tenermi caro, sia perché è merce rara sia perché più importante dell’entusiasmo è evitare di scendere troppo in basso quando inevitabilmente la sua carica finisce, un po’ come certi dopo sbornia.
La causa del mio entusiasmo è stato il viaggio a Las Vegas per seguire il CES, ovvero Consumer Electronics Show, una delle fiere di settore più longeve, quella in cui furono presentati Pong, l’Xbox e dove Nintendo portò il NES con somma indifferenza dei presenti (ma questa è una storia per un altro giorno).
Non ero mai stato al CES, ci tenevo ad aggiungerla alla collezione e questo mi poneva in una condizione di esaltazione e tensione che non provavo da tempo. Faccio questo lavoro da più di una decina d’anni e più o meno so cosa aspettarmi quando vado all’E3, la Gamescom, il Mobile World Congress, l’IFA o Lucca Comics.
Mi muovo negli spazi senza mappa, so cosa mi aspetta e so abituarmi alla “personalità” della fiera. Non guardatemi strano, sono convinto che sia così, ogni evento a un suo carattere, che è dato da chi ci lavora, da dove è collocato. Ogni evento ha i suoi momenti, i suoi riti e le sue consuetudini.
Tutte queste informazioni non le avevo sul CES, che si presentava di fronte a me come un tizio di Las Vegas spuntato fuori dal nulla, con il suo carico di kitsch, di traffico e di caos.
Los Caos
Il CES non è una fiera come le altre, perché si sviluppa su uno spazio più dispersivo, fatto non solo del Convention Center di Las Vegas ma dalle sale di alcuni hotel. L’unico punto in comune con altri eventi di settore è che il giorno prima dell’apertura dei cancelli ci sono tutte le conferenze a cui i giornalisti partecipano tipo processione laica, di salone in salone, navetta dopo navetta. Ma per il resto è forse l’evento che mette più a dura prova le capacità organizzative di chi deve macinare chilometri, soprattutto se magari non puoi stare tutti i giorni ma, come nel mio caso, un giorno solo.
Come funziona di solito? Ci sono due tipi di giornalisti a questi eventi: pubblicazioni che si organizzano con mezzi propri, magari affittando un’auto per gli spostamenti e un appartamento da condividere un po’ fuori, così da contenere i costi, e singoli giornalisti di testate più o meno grandi che sfruttano l’invito delle aziende. L’accordo tacito in questo caso ovviamente che mentre sei là fai anche altri articoli, ma dando ovviamente priorità a chi ti ha invitato (e pagato volo, albergo e probabilmente anche qualche cena).
Sgomberiamo subito il campo da eventuali obiezioni sul conflitto d’interessi. Gli articoli che vengono fuori in questi casi riguardano quasi sempre prodotti in anteprima, sono presentazioni, non recensioni, sono il racconto di come un’azienda vuole affrontarle l‘anno che viene (in questo la collocazione del CES nei primi giorni di gennaio è ideale). Stiamo raccontando ai lettori il mondo che verrà, non siamo ancora nella fase in cui gli diciamo se quel mondo fa schifo o vale i suoi soldi.
Per il mio debutto a Las Vegas io sono stato invitato da Samsung, ad esempio, ed ero al Caesar Palace. Se ci seguiamo su Instagram probabilmente qualche foto l’hai vista, per tutti gli altri: Las Vegas è… Las Vegas, un posto assurdo, sempre più privo di senso, che si muove secondo regole sue, ignorando ogni logica del mondo moderno. Fa schifo, ma uno schifo affascinante, come certi reality di gente detestabile che guardi per sentirti migliore di loro fino ad accorgerti che in qualche modo quella gente ti sta simpatica. Dal canto mio, schifando il gioco d’azzardo, mi pare un posto dove mangiare bene spendendo troppo e godersi un mini corso di antropologia sociale gratuito, ma sto divagando.
Quindi il tema principale di oggi è: come ci affronta un evento così? Come potreste affrontare eventi, fiere o viaggi stampa di cui sapete poco e c’è moltissimo da fare? Beh, questa risposta richiede una lista.
It’s dangerous to go alone: take this
Fate pace col fatto che non potrete vedere tutto - questi eventi sono spazi enormi in cui solitamente ci sono decine di stand, eventi, presentazioni. Se siete fortunati state facendo un lavoro di squadra e non siete soli, se così non fosse posso consigliarvi questo approccio: un po’ di alto e un po’ di basso. Parlate un po’ dei grandi momenti, visitate gli stand dei più grandi, ma conservate un po’ di spazio per i piccoli stand, per le curiosità. A tutti piacciono i gadget assurdi e le idee strampalate, si annidano in ogni evento e sta a voi trovarli.
Trovate il tema - ogni evento ha una sua filosofia di fondo, un qualcosa che in qualche modo rappresenta la tendenza del momento o una aspettativa per il futuro. Perché vi serve saperlo? Perché probabilmente ve lo chiederanno, come è successo a me, e perché così potrete anche capire cosa fa parte di questa narrazione e cosa no. Di conseguenza potrete decidere se seguirla o meno.
Gestite il vostro equipaggiamento – Se il vostro telefono si scarica è un casino, se vi portate troppa roba vi stancherete troppo, se per caso vi viene voglia di fare un video o ve lo chiedono almeno un piccolo cavalletto può fare comodo. E se poi vi chiedono un collegamento in diretta? Certe cose ovviamente è bene pianificarle prima, ma può capitare che non sia così.
Questo il mio equipaggiamento per il CES: computer, da tenere in stanza, per scrivere, iPad con tastiera da portarsi dietro per appunti o per iniziare i pezzi se era importante fissare dei concetti, microfono per i collegamenti dalla stanza, due cavalletti, organizer con cavi, luce (gli hotel sono spesso illuminati male) e due batterie portatili. In più mi sono portato anche il DJI Mini 2 e due microfoni wireless in caso servissero interviste o avessi voglia di fare un vlog (mi era venuta l’idea, ma ci ho rinunciato, perché le cose si studiano bene o non si fanno).
Sappiate gestirvi – oltre all’equipaggiamento è importante gestire le proprie energie. Se siete persone fortunate avete già capito i vostri limiti, altrimenti è probabile che un evento stampa come il CES ve li faccia conoscere. Questi sono eventi dove si gira tutto il giorno, poi capita di essere portati a cena fuori potendo ordinare ciò che volete, però bisogna anche produrre pezzi, subito, perché quando si finisce a Las Vegas o Los Angeles l’Italia si sta svegliando e non è così strano fare le una o le due, andare a dormire e svegliarsi alle sei col jet lag.
Fatelo uno, due, tre giorni e capirete quanto sia importante gestire le proprie energie bilanciandosi tra lavoro e un po’ di svago, ma che è anche importante scegliere bene cosa scrivere subito, quando si ha ancora un po’ di freschezza mentale, e cosa fare dopo. In questi giorni è uscito un mio pezzo sul PlayStation VR 2 che ho scritto più o meno a mezzanotte, stanco morto, ma che ho scritto in neanche un’oretta perché sapevo cosa volevo fare ed ero contento di farlo.
Sfruttate l’occasione – Siete a un press tour, vuol dire che qualcuno vi ritiene in grado di andare in un altro posto del mondo a rappresentarlo, vuol dire che state effettivamente facendo ciò che dovreste fare: andare, vedere, parlare e scriverci su (o farci un video, ci siamo capiti). Questo è il momento di capitalizzare, in tutti sensi.
Per prima cosa sfruttando l’occasione per parlare con più persone possibili di ciò che dovete scrivere. Perché farlo, anche se spesso vi arriverà roba predigerita dai PR? Perché i virgolettati sono sempre un ottimo modo per dare colore agli articoli e vi aiuteranno nei momenti di stanca. La seconda cosa da fare è stringere un rapporto con le PR, se non lo avete già fatto, perché è importante smettere di essere semplicemente una mail e diventare un volto. Cercate di legare anche con i colleghi e le colleghe, anche se in teoria siete concorrenti, perché non si può mai sapere, magari trovate uno scemo come me che cerca di aiutarvi se ne avete bisogno. Infine, fate questo benedetto “personal branding”. Niente dice “sono bravo in quel che faccio” come un po’ di foto in posti lontani a fare cose interessanti. Ingoiate la sindrome dell’impostore, fregatevene se qualcuno mugugna, rosica o dice che spammate troppo. It’s tour time to shine.
Tanta stima se siete arrivati fino qua, mi rendo conto che a volte sono troppo lungo e questo non aiuta, ma ogni settimane vorrei parlarvi di molte cose e finisco sempre per riempire le pagine. Forse vi aiuterebbe se la newsletter fosse affiancata da un podcast dove leggo ciò che qua viene scritto, magari allargandomi un po’, visto che il mezzo lo permette? Fatemi sapere.
Io intanto finisco queste righe iniziate sul volo da Las Vegas verso Francoforte mentre sono sul treno che porta a casa, quindi perdonate i refusi che saranno doppi rispetto al normale.
Da questo CES mi porto una voglia rinnovata di scrivere che ritengono molto preziosa.
A volte mi dimentico che questa newsletter nasce proprio per ritrovare quella voglia genuina di sentire le parole che escono dalle dita come se fosse la cosa più naturale del mondo e forse è merito anche di questo spazio e dei vostri attestati di stima.
Torno a Firenze con una rinnovata consapevolezza: raccontare, comunicare, spiegare mi piace, questo è ciò che so fare, questo è ciò che sono bravo a fare e voglio continuare a farlo, in ogni modo possibile.