Se ne riparla a settembre
Lontani sono i tempi in cui a fine agosto mi venivano gli attacchi di panico di fronte allo specchio perchè ripartiva il liceo
C’è stato un momento, e penso sia un momento condiviso con molte persone, in cui l’arrivo di settembre rappresentava forse il momento più brutto dell’anno.
L’estate era per me uno spazio di espressione unico, qualcosa che andava oltre il semplice concetto di vacanza lontana dalla scuola. Durante questo periodo usciva fuori una parte di me che durante il resto dell’anno se ne stava in disparte, più spigliata, più ironica, più leggera, molto, molto più attiva.
Tornare in città voleva dire rinchiuderla in qualche modo nel ruolo che la scuola e le frequentazioni fiorentine avevano deciso per me. A ripensarci oggi mi pare tutto molto sbagliato, ma d’altronde l’adolescenza è quel periodo in cui pensi di aver capito tutto e non hai capito un cazzo.
Oggi invece settembre vuol dire rimettere mano ai progetti sospesi, a quella chiacchiera per il futuro, a nuove idee che son pronte a crescere. Anche solo banalmente tornare a una normalità che oggi mi rende più felice.
Le mie letture, la pittura di miniature, giochi come Baldur’s Gate, Starfield e Armored Core 6, per tacere di Sea of Stars, che mi aspettano. (Vogliamo parlare di quanto sia impossibile coprire tutti questi giochi così complessi in poco tempo e invece ci venga chiesto proprio questo? Lo faremo).
Tra l’altro, scegliere le ultime due settimane dell’anno in qualche modo mi ha tenuto lontano dalla recensione di questi giochi, dalla Gamescom, importante evento videoludico e da IFA, la fiera tech di Berlino, uno dei momenti decisivi dell’anno per chi fa il mio lavoro.
Son scelte, non si può far tutto e ormai ogni giorno può essere quello in cui dovevi essere a iscrivere e hai fatto altro. Se finisci prigionero di questo pensiero di allerta continua ti bruci.
Comunque si diceva: la giovinezza è bella, ma è bello costruirsi anche una maturità in apprezzare il gusto delle cose che ripartono, se possibile.
Ovviamente non pretendo di dare lezioni a nessuno e capisco benissimo tutti quei ritorni segnati da uffici, lavori faticosi, o peggio, dalla disoccupazione. Perché quando sei occupato ti girano le scatole per qualcosa che hai, quando non lo sei vivi un terribile e indefinito senza di vuoto che è persino peggiore.
Detto questo, settembre è il vero Capodanno del freelance e spero di fare qualche fuoco d’artificio nelle prossime settimane.
Dove non batte il Sole
Sono anni che aspettavo l’occasione di usare questo titolo, perdonatemi.
Qualche giorno fa sul Sole 24 Ore, organo di Confindustria, non sono apparse le firme sotto gli articoli ed è stato emesso un comunicato che protestava contro una intervista alla premier Meloni e firmata da una collaboratrice esterna.
Il punto della protesta è “con tutta la gente che segue da anni la politica e Palazzo Chigi com’è che questa intervista l’ha fatta qualcuno di esterno?”. “Perché questa intervista non l’ha fatta la collega che segue il Governo o il direttore?”.
Sempre dal testo si evince che il direttore ha dichiarato che la precedenza va a chi porta la notizia. Ma soprattutto che per una freelance che ha l’occasione di un’intervista di altro profilo ce ne sono altri a cui viene tagliato lo stipendio del 20% senza alcun preavviso.
Infine, forse anche per i tagli, il bilancio semestrale è in attivo di 5,4 milioni, un attivo che probabilmente andrà a potenziare le principali fonti di incassi del Sole, ovvero i corsi e gli eventi.
Ora, se seguite questo spazio forse lo fate anche perché vi piace un po’ sbirciare dietro la tenda dei quotidiani e dell’editoria (torneranno anche gli Appunti per un corso di scrittura, non vi preoccupate) e credo che questo comunicativo di racconti molto bene in poche righe la situazione di quasi tutte le grosse realtà italiane non specializzate.
In particolare, vi racconta una cosa: la guerra fra poveri, tra chi sta dentro e chi sta fuori tra chi in qualche modo riesce ad agganciare l’intervista giusta (e ci riesce per un milione di motivi: amicizie, connivenze, favori, fortuna eccetera) e chi invece la mattina dopo si scopre più povero.
La guerra delle redazioni nel ridurre i costi di una merce che ormai costa troppo per quello che rende: la notizia.
Le notizie le troviamo ovunque, di ogni fattura, e quindi una notizia oggi vale solo quanto riesce a posizionarsi nella seo o quante persone fa arrabbiare o emozionare così tanto da essere condivisa. Le notizie costano e le redazioni piano piano si svuotano, la maggior parte degli spazi in cui ho lavorato erano costituiti da un piccolo nucleo di persone dedite al desk e all’impaginazione, e a volte anche alle notizie, e una galassia di redattori e redattrici esterne che sgomitano per scrivere un pezzo in più.
Nel frattempo, tutti i quodiani, tutti, fanno molti più soldi organizzando eventi, talk e corsi, in cui vuoi per sponsor, vuoi per iscrizioni, i soldi arrivano davvero, ma quei soldi spesso vengono reinvestiti sempre in corsi ed eventi e quasi mai nelle redazioni.
E quindi abbiamo gente che scrive sempre più di corsa, sempre più stanca, sempre più sfiduciata, cercando di guardarsi sempre di più le spalle.
Poi capitano situazioni in cui si chiude improvvisamene la borsa per quegli esterni, magari non tutti, magari non subito, per vedere se si riesce a fare con il personale assunto. Poi di solito piano piano la borsa si riapre. Intanto magari qualcuno ha smesso o ha cambiato lavoro e magari è arrivato qualcuno più giovane con la testa fresca e l’idea che a lui andrà meglio.
La cosa che mi stupisce, e credo sia la prima volta che la vedo, è la rivolta contro una collaboratrice esterna che ha ottenuto l’intervista. Intendiamoci, so benissimo che chi sta dentro spesso cerca di fare le scarpe agli esterni, capita ed è capitato anche me, ma non avevo mai visto un attacco così palese.
Da esterno a volte capita che le occasioni più interessanti arrivino a te, parlo di giornalismo d’intrattenimento, perché magari il PR ti conosce e si fida, o perché ti vede come un modo per scavalcare le caselle di posta sempre piene dei capiredattori.
Insomma, non conosco la situazione specifica, non so se l’intervista sia stata proposta dalla giornalista o assegnata, ma se fosse il primo caso ci sarebbe da capire perché e di sicuro il fatto che ci sia di mezzo la politica non rende la situazione più chiara. Probabilmente o l’intervista la faceva questa persona o nisba.
Alla fine, è buffo come, che tu parli di politica, serie tv o videogiochi, conta sempre l’accesso che ti viene garantito da chi detiene il potere. Perché così come un giornalista non si alza e fa un’intervista alla premiere io non posso mandare una mail a Kojima o Spielberg e sperare che mi rispondano.
Dalla settimana prossima le pubblicazioni dovrebbero riprendere come al solito, o almeno spero di riuscirci con tutti i rinnovati impegni che questo settembre si porta dietro. Quindi il mercoledì si parlerà di scrittura, il sabato di giornalismo, intrattenimento e comunicazione.
Se vi piace l’idea di offrire qualche spunto di discussione potete scrivere nei commenti o in privato, se posso rispondo sempre volentieri.
E buona ripartenza!
LINK FINALI
Su N3rdcore ci è piaciuto Oppenheimer.
E stiamo cercando di capire se Disney si mangerà pure il mercato dei giochi di carte.
su non le manda a dire sugli YouTuber che improvvisamente diventano ricchi e pensano di fare come gli pare. Giusto così. e il marketing delle zanzare, no, non parla delle trasmissioni di personaggi discutibili che sfruttano casi umani. era in Giappone quasi nel mio stesso periodo e ve ne parla in modo delizioso.
Grazie 👍