Un discorso molto borghese: quello sul lavorare gratis
Se proprio non volete leggere oltre ve lo dico subito: no.
Bentornati a Heavy Meta, prima di cominciare mi pare dover ringraziare tutti e tutte per la calorosa accoglienza, per aver condiviso la newsletter e i messaggi privati di stima e supporto. Stima e supporto possono fare molto in un settore in cui le soddisfazioni devi cercare soprattutto in te stesso e solo a volte in chi ti circonda.
Stima e supporto, tuttavia, non mettono il pranzo in tavola, non pagano le bollette, non abbasseranno quel sopracciglio dubbioso di vostro padre che si alza quando vi vede scrivere e, fidatevi, scrivere nella maggior parte dei casi non sarà un lavoro facile da farsi pagare.
Visto che questa newsletter vuole essere anche uno spazio di quello che succede nel mondo dell’informazione (e come potete se non sfruttarlo a vostro favore, almeno capire i meccanismi) Alessandro Borghese in queste ore mi ha fornito l’assist perfetto per parlare di apprendistato, lavoro gratuito, passione, gavetta e puri e semplici truffatori.
Borghese parlava della ristorazione ma la ristorazione ha alcune cose in comune col giornalismo: lavorate dove molti si divertono, gli orari del cazzo, un certo strisciante machismo, sembra molto più affascinante visto da fuori ma a volte è veramente affascinante anche da dentro, non si è mai veramente arrivati e soprattutto c’è il mito che ti devi spaccare la schiena, possibilmente gratis, altrimenti non ci credi abbastanza.
Le differenze sono che nella ristorazione girano molti più soldi che nell’editoria e se sei un lavapiatti schiavizzato almeno non muori di fame perché ti puoi mangiare gli avanzi a fine turno.
E questo rende il mestiere dello scrivere un mestiere per persone privilegiate. All’inizio fa male pensarlo, ti senti sporco ma è così. Il privilegio non è una colpa se non decidi improvvisamente di fare lo stronzo e sostenere una retorica per cui chi non ce l’ha fatta è un debole che non ci ha creduto abbastanza e non aveva voglia. Ho visto ottime persone mollare perché, semplicemente, c’erano da pagare le bollette, un affitto, contribuire in casa.
E questo non vuol dire che non ci possa essere una bellissima storia di rivalsa di quello che partendo da niente è arrivato a scalzare Gramellini (speriamo accada presto), ma quella persona è una anomalia, il sistema è composto da fattori ricorrenti.
L’altra volta dicevamo che a volte non sei il più bravo, il più veloce o il più preciso, sei quello che ha resistito di più, che è rimasto e si è fatto trovare al momento giusto e al posto giusto col bagaglio di competenze giuste. Ecco, il sistema prevede che per essere quella persona tu possa permetterti di resistere, o di essere così ricco e ben inserito che la tua eventuale bravura può essere notata grazie alle giuste conoscenze e alla serenità di scrivere senza dover pensare ai sacrifici fatti dalla vostra famiglia. (Ma ci sono anche storie di gente che aveva una opportunità e pochi soldi e ce l’ha fatta, ovvio).
E per resistere devi poter non pagare molte spese prima le cose inizino a girare, devi poterti magari permettere anche dei corsi di comunicazione che oltre a formarti hanno il grande pregio di farti iniziare a frequentare ambienti in cui, se vali qualcosa, magari ti notano, e quei corsi costano.
Per resistere potrebbe essere utile frequentare gli ambienti utili a sviluppare una rete di conoscenze anche senza le scuole, e quindi le città dove si parla di quello che vuoi fare. Per resistere devi entrare nell’ottica che uno stipendio da, diciamo 2000 euro, che manco sono chissà che cosa, oggi è riservato a pochissime persone e non lo vedrai prima di qualche anno, forse troppi anni, forse mai.
Nel frattempo, la remunerazione sarà a pezzo, o magari con dei piccoli accordi forfettari per impegni fissi. Non avrai garanzie, non avrai tutele, non avrai malattia, non avrai orari. Però sarà tutto un po’ più semplice se avrai qualcuno che ti aiuta, cioè la tua famiglia.
Non c’è niente di male, non è una vergogna, è anche bello che qualcuno creda in te, molte famiglie fanno sacrifici per far studiare i loro figli e se ci sono delle possibilità è giusto cogliere.
Ribadisco: basta poi non fare gli stronzi.
E se tutto sommato un cuoco può permettersi di partire senza alcuni tipo di conoscenza e formazione, fare la fame, imparare, impazzire, piangere, dormire sotto un ponte e poi farsi assumere se volete scrivere, se volete fare giornalismo no.
Se volete fare giornalismo pop ancora meno.
Perché? Beh, un po’ per quello che ci siamo detti la volta scorsa: il settore, soprattutto da noi, è poverissimo di investimenti veri e propri, che vengono spartiti solo tra i siti più grossi mentre agli altri restano le briciole per tenere in piedi il sito, pagare decentemente forse una o due persone poi affidarsi a uno stuolo di freelance che a rotazione cercano spazio per qualche pezzo ogni tanto nella speranza di essere i prossimi a fare il salto di livello.
Alcuni lo fanno e se lo meritano, alcuni lo fanno e ti chiedi come sia stato possibile, ad alcuni non succede mai.
Alle loro spalle un sacco di gente cerca di fargli le scarpe in modo più o meno educato o di lavorare serenamente gratis al posto loro. Perché a loro piace tanto scrivere.
Quando si comincia questo percorso, quindi, è importante l’entusiasmo ma credo sia anche importante coltivare dentro di sé la possibilità di fallire e va benissimo così, perché può dipendere da molti fattori di cui spesso non siamo in controllo. Mi è capitato di perdere un lavoro perché per caso mi si era staccata internet nei giorni in cui dovevo rispondere a dalle mail (parliamo di secoli fa, quando internet non era manco sui telefoni) e mi è capitato di trovare lavoro con una chiacchierata totalmente a caso o perché in quel momento l’algoritmo di Facebook mi ha mostrato un contatto che stava cercando qualcuno per fare un corso e mi sono proposto.
Prima capite che siete solo parzialmente in controllo è meglio è. Se poi riuscite a sviluppare anche la consapevolezza di capire quando effettivamente non potete prendervela col capo, coi padroni cattivi e con i colleghi brutti ma stavolta i coglioni siete voi beh, avete già fatto più di tanta gente di questo settore.
Ok ma allora che faccio? Lo provo quel lavoro gratis?
No.
Ci sono situazioni in cui fai qualcosa gratis nella tua vita perché sai che la moneta di scambio è un’altra. Ad esempio, se ti chiamano a fare un TED, se ti invitano in televisione, se fai una fan art per qualcuno di incredibilmente famoso che poi ti spamma ai suoi follower. Quelle situazioni ci sono, ma non sono lavoro, sono PR, sono posizionarsi in un settore.
Scrivere gratis sperando che poi ti paghino è, a voler essere gentili, ingenuo, non è fare PR. Al massimo è fare una PESSIMA PR a te a tutti quelli come te. Anche in questo caso ci può essere il caso di quello preso “a bottega” che scrive gratis e poi inizia a far soldi ma sono casi sporadici. Chi è pagato poco potrà essere pagato di più, chi non viene pagato niente probabilmente non verrà pagato mai.
Volete scrivere gratis per fare esperienza e perché altrimenti non vi potete costruire un portfolio? Benissimo, apritevi un blog, fatelo con più persone e fondate un magazine come N3rdcore ma per dio se qualcuno mette dei banner e lucra sui vostri click non regalategli il vostro tempo.
No, neppure se vi mandano alle anteprime.
No, neppure se vi lasciano tenere i giochi.
No, neppure se vi pagano un viaggio.
Quelli sono strumenti per fare il vostro lavoro e per quanto sia bello avere i giochi gratis e le anteprime cinematografiche voi là siete a lavoro, non state fruendo di quel prodotto con la serenità di chi deve solo divertirsi, state analizzando qualcosa per lavoro. E se non vi siete già accorti della differenza presto accadrà, quando tutto questo diventerà qualcosa di più di un hobby pagato.
Inoltre, scrivendo gratis erodete ogni tipo di potere che le altre persone hanno per ottenere condizioni migliori. Fate parte della famigerata “fila fuori” che viene tirata in ballo quando qualcuno cerca di chiedere qualche soldo in più.
Come se non bastasse, state dando ragione a Borghese, state dando ragione a tutti quelli che hanno creato questa narrazione dei giovani “choosy” non disposti a spaccarsi la schiena come i loro nonni per metterci gli uni contro le altre, per farci pugnalare alle spalle per un pugno di mosche. Come se il mercato del lavoro fosse quello del dopoguerra o degli anni ‘80.
Anche perché un tempo il giornalismo non era così, ma come in molti altri campi l’impoverimento dei contratti di lavoro, il crollo del sistema economico delle testate e tutte le altre crisi sono state accompagnate da una cristallizzazione delle posizioni. In Italia in molti casi a 30 o 40 anni sei ancora “un giovane” e vogliono che tu ti senta così, perché almeno a 60 o 70 anni possono sentirsi ancora in diritto di parlare di un mondo che non gli appartiene quasi più.
Non c’è stato ricambio, non c’è stato avvicendamento, non c’è stato più modo di fare carriera se non seguendo schemi ben precisi e poco chiari, arraffando di tutto e di più prima di andarsene, lasciando alle generazioni future solo briciole, partite IVA e un settore da reinventare.
E mentre lo reinventate sui blog, su instagram, nei podcast, sui Twitch, su YouTube, nelle maling list dovete chiedere quei soldi anche se papino a casa paga tutto
Il settore è povero, l’abbiamo detto, ed è al limite di uno schema piramidale che si mescola col volontariato per il gusto di sentirsi importanti, ma fossero anche due lire, ve le devono dare. Non fatevi fregare dall’idea che siccome vi piace allora dai, non è proprio un lavoro, i lavori veri sono “altri”.
Quindi sì, spaccatevi la schiena, dormite poco, sputate sangue per questo lavoro, vi permetterà di fare esperienze bellissime, conoscere i vostri miti, girare posti strani e vi farà sentire bene. Buttate tutto ciò che avete in quello che fate, perché servirà e perché è giusto così, dovrete farvi un mazzo tanto per farcela. Ma se qualcuno vuole farvi lavorare gratis a base di “poi si vedrà” ringraziate e andate altrove. Se molte più persone lo avessero fatto anni fa forse oggi saremmo messi meglio.
Vi chiedo scusa se in questa seconda puntata vi sono sembrato un po’ troppo dark nei toni, vi prometto che nelle prossime puntate ci saranno anche argomenti allegri.
Segnalazioni della settimana
Settimana prossima sono al Napoli Comicon dove avrò alcuni panel e probabilmente farò degli streaming. Se avete voglia ci prendiamo un caffè.
Ho scritto una roba melensa su come mi appassionai alla storia romana da bambino grazie a un videogioco.
Sto cercando di instradare le persone alla droga alle miniature.
Amo sempre di più la piccola comunità di Livello Segreto, la instanza Mastodon creata da Kenobit. Immagina Twitter con poca gente dove la tossicità viene isolata subito.
Un bel pezzo su IGN Italia relativo alle pubblicità e al clima videoludico degli anni ‘90.