Un sito ha fatto una cosa molto brutta e la gente si è arrabbiata!
Sto parlando di quello che è successo con Everyeye, ma anche di come i siti pop ormai sono buffet senza identità e i titoli sono indovinelli che non divertono nessuno.
Mi ha fatto molto strano leggere la difesa di Will, azienda che si occupa di “social journalism” con all’attivo un sacco di progetti e facce giovani e rassicuranti, del proprio annuncio di stage da 700 euro per una serie di mansioni decisamente ampie che vanno dalla ricerca notizie all’elaborazione di dati complessi e così via.
Per Will va tutto bene perché sono più dei 500 euro minimi previsti per legge in Lombardiae tra i benefiti ci sono pure gli eventi, gli aperitivi e team building. Come se uno dopo averti dato il suo tempo sottopagato dovesse pure fare il simpatico (cosa che probabilmente devi fare comunque per non diventare il musone che non si è integrato).
Mi ha fatto strano perché da quelli giovani, sorridenti e differenti dai vecchi media ti aspetteresti un trattamento differente, ma niente fa invecchiare gli ideali come cercare di far quadrare i conti.
Una premessa
Quello che sto scrivendo non è un attacco, è un'analisi. Il settore del giornalismo va come va e lo sa benissimo anche chi in questo momento è in cima alle classifiche delle visite, chi sta nel mezzo e chi sta in fondo. Lo so io che ci lavoro da anni e ho sperimentato quasi tutte le cattive pratiche di cui parliamo da anni e so benissimo che chi si trova preso nel mezzo a volte non vorrebbe fare ciò che fa o deve convivere con situazioni che non gradisce.
Se scrivo è per raccontare un po’ a chi magari è fuori come vanno le cose, perché siamo arrivati fin qua e come mai tanta gente è stanca della situazione. Chi legge e chi scrive.
La macchina sputanews
Immaginate vi piaccia molto guidare le automobili e di essere pagati per farlo, solo che dovete raggiungere determinati obiettivi di velocità e chilometraggio, altrimenti l’auto si ferma. Non importa dove passate, cosa fate per ottenere la benzina, voi dovete completare gli obiettivi.
Questi obiettivi diventano sempre più alti mentre la benzina costa sempre di più e voi dovete correre sempre più forte. A dirla tutta manco siete dei veri piloti, vi piacciono solo le auto.
Prima o poi è molto probabile che vi schianterete, anche perché l’esperienza per pilotare non ce l’avete, ma qualcuno ha deciso che potete guidare e poi non ha controllato cosa facevate.
E quello che è successo la settimana scorsa alla sezione Anime di Everyeye, il 24esimo sito italiano nella classifica dei media più cliccati.
Cosa è successo? Che è stata pubblicata una news in cui ci si chiedeva come se niente fosse quali personaggi di One Piece avessero subito uno stupro, mentre nel testo veniva aggiunto che oh può capitare che le donne ne subiscano uno.
In pochissimo tempo la notizia è diventata il caso del giorno nel piccolo mondo del giornalismo pop italiano, con decine di screenshot e commenti tra l’imbarazzato e l’incazzato. Dopo una giornata la notizia è stata rimossa. Senza troppo clamore ne è stata rimossa un’altra dai toni simili.
Il responsabile di sezione ha aggiunto, come prima cosa, che non ha approvato quel contenuto (è la prima cosa che ha voluto precisare) e che non c’è stata quindi alcuna revisione o controllo. Per quanto riguarda la rimozione della notizia parla “non di censura silenziosa”, ignorando, forse la cancellazione della seconda notizia, e ha poi ribadito che ci saranno più controlli.
I casi sono due, o questa persona ha ricevuto indicazioni di scrivere un pezzo del genere da chi analizza le chiavi seo e ha notato che poteva proprio essere una bella idea fare una notizia del genere o ha fatto di testa sua e nessuno ha controllato. Come la mettiamo non è un bel vedere, non parliamo del blogghetto degli amici.
La cosa più bizzarra è che pur essendo di fatto un lavoro giornalistico quello di Everyeye non c’è stata negli anni alcuna registrazione all’albo.
Non è solo una questione di brutte notizie
Ora, questa notizia, presa così, è solo l’ennesima tempesta in un bicchier d’acqua nel piccolo grande mondo di chi scrive di cultura pop. C’è chi l’ha usata per togliersi un sassolino dalla scarpa, chi ha memato, chi s’è incazzato, chi ha minimizzato. Qualche personaggio su cui sospendo il giudizio (per fortuna pochi) hanno detto che non c’era niente da polemizzare ed era la solita storia di politicamente corretto.
Però se la mettiamo in un contesto più ampio è evidente che non poteva che finire così, e se non fosse stato Everyeye, che aveva maggiori probabilità di cascarci, vista la mole di contenuti che produce, la mancanza di controllo e la scarsa formazione dei newser, sarebbe stato qualcun altro.
Everyeye, come molti altri siti, non è più un sito di videogiochi (o film, o serie tv o fumetti) ma a tutti gli effetti un sito generalista che piano piano ha cercato di inglobare ogni tema per proseguire una crescita necessaria per mantenere in piedi un sito che si basa in gran parte sulla mole di click. In un certo senso è la stessa strategia attuata negli anni da molti content creator: parti verticale su una cosa che ti interessa e per fare più soldi piano piano di apri e sponsorizzi pure le merendine o parli di argomenti più lontani da te.
I siti pop generalisti hanno tutti aderito allo stesso canovaccio: una strategia seo aggressiva fatta di un flusso costante di notizie, titoli clickbait, non notizie rese tali e soprattutto una attenta analisi di Google Trend, ovvero lo strumento di Google che mostra le tendenze delle parole più ricercate. Solo coi click alti puoi sperare di avere investimenti che tengono in piedi in qualche modo il tutto. Poi come quei soldi vengono ridistribuiti è un’altra storia.
Negli anni la singola news è diventata l’unico strumento per ottenere un flusso costante di visitatori, anche unici, anche gente che poi non tornerà mai più, l’importante però è che abbiano cliccato la singola volta. E al di là di questo caso questo ha creato uno stile di scrittura e titolazione snervante.
Non crederai a questa cosa che potrebbe interessarti!
Oggi le notizie non devono mostrarti qualcosa, ma nasconderlo. Non devo dirti che tizio fa parte del nuovo cast di un film che ti piace ma che in quel film che ti piace hanno preso un tizio che non ci crederai!
Non devo dirti che quel gioco ha scatenato controversie ma che la GenX è arrabbiata con questo gioco per un motivo che non ci aspettavamo!
Intendiamoci, le notizie da sempre devono invogliare il lettore a proseguire la lettura, ma c’è una bella differenza tra alimentare la tua curiosità e toglierti qualcosa nella speranza che tu ceda alla voglia di saperlo.
Non è proprio clickbait, quella è una pratica più orribile del tipo “Oddio lutto incredibile per Lino Banfi!” E poi magari la sua donna delle pulizie e scivolata sulle scale”. Un giorno parleremo anche di questi siti che imperversano su Google News
La cosa è più sfumata.
Vi faccio un esempio banale: se dovessi riportare quanto successo su Everyeye potrei scrivere “Everyeye mescola stupro e One Piece in una notizia pessima” ma probabilmente le persone cliccherebbero di più “Questo sito ha fatto un terribile errore parlando di One Piece!”
Oppure, parlando una mia grande passione, Warhammer 40.000, potrei dire “Sono uscite le nuove regole per gli Space Marine” ma sarebbe meglio “Questo famosissimo gioco da tavolo si rinnova e potrebbe piacerti”.
Capito?
Il risultato finale tanto è sempre lo stesso: questi siti diventano spazi senza una identità, senza una direzione o una linea editoriale in cui viene detto tutto e il suo contrario, perché tutto e il suo contrario possono portare click. Sono come quei grandi buffet che si trovano nei villaggi vacanze, dove sembra ci sia tutto, finché non assaggi la pasta scotta, la pizza bruciacchiata e il dolce pieno di zuccheri e basta. Oppure quelle gelaterie con le montagne di gelato che poi non sa di niente.
Poco importa se deludi alcuni utenti, l’importante è far cliccare tutti gli altri. E vi assicuro che a volte non è manco una questione di imposizioni dall’alto, è semplicemente qualcosa che fai, un fallimento globale di un settore che ha smesso di trattare i lettori come persone con una dignità per trasformarli in bambini davanti a cui agitare il giocattolo colorato per farsi vedere.
E, va detto, alcuni lettori con le loro scelte sono parte del problema.
Ma io non sono così!
Sicuramente questo era un caso particolare, sia per come è stato gestito che per il tema e il contesto (e non vorrei iniziare un discorso su un certo pubblico degli anime perché non voglio passare la giornata a rispondere) ma che il livello generale sia infimo ormai è palese a tutti. E non solo in Italia, anche all’estero, che di solito offre condizioni migliori e deontologie differenti, la gara è sempre al titoletto furbo, al parere divisivo e alla notizia che non lo era.
Per questo mi hanno fatto particolarmente strano le prese di distanza e gli allontanamenti da questo caso di tantissime persone che lavorano nel settore. Cioè, le capisco (e mi scuso per aver parlato di “code di paglia” su Facebook), ma non è la mia reazione. Innanzitutto, perché io non sento alcun bisogno di distanziarmi da una pessima notizia di violenza sessuale negli anime.
Non lavoro così, si vede. E se non si dovesse vedere dovrei farmi io qualche domanda.
Non credo neanche di dovermi stare là a giustificare con chi cerca di tirarmi la giacca per paragonarmi a questa gente.
Una opinione così non potrà mai essere confutata dalle mie giustificazioni, perché è una opinione che nasce per ferire, non per discutere.
Lavorando sui quotidiani sono circondato da pratiche e opinioni che spesso vanno oltre il semplice “non la penso così”, ma sfociano nel “ma che ci faccio io qua?”, tipo l’articolo contro Zerocalcare pubblicato su Repubblica a firma di Francesco Merlo.
Ma soprattutto, non è difendendo il nostro orticello che ne usciremo. Il problema è grave ed è sistemico. Quanto possiamo andare avanti facendo spallucce, evitando di dire le cose perché non si sa mai, metti che poi ci devi lavorare pure te=
Non so quanto potrà durare questo sistema economico, probabilmente finché gli sponsor decideranno che il bilancio tra i click di potenziali clienti e il danno alla reputazione non vale più la candela, ma so quanti danni ha fatto dentro e fuori dalla stampa specializzata. Non confido molto nella fuga del pubblico, perché giocando con queste tattiche e su questi numeri ci sarà sempre qualcuno che cliccherà e ci sarà sempre qualcuno che cercherà di lavorarci sperando di essere il prossimo promosso responsabile o cosa altro.
D’altronde è così che funzionano le storture peggiori del capitalismo, giocando sui nostri sogni e sull’illusione che saremo noi a cambiare le cose.
LINK!
Un sacco di roba su N3rdcore questa settimana.
Una intervista per un gioco indie molto interessante: Astral Ascent.
Abbiamo visto il nuovo film di Diabolik e a Tanz è piaciuto.
Un bel pezzo di Eva Cabras che parla di maternità e horror.
E un fumetto italiano che racconta i primi anni da comico di Mel Brooks.
Come sempre, se ti vuoi prendere il mio libro ecco qua.
Da Substack
scrive di un tema a me caro (e su cui forse avevo scritto ma boh) ma per chi scriviamo le recensioni di roba che si vende da sola? ospita alcuni miei consigli letterari a tema videogame. Ma anche tanti altri libri che ho e che consiglierei.Si parla di Google e delle sue attitudini carnivore su
E mi sa che ho finito lo spazio, ciao!
Metafora della macchina, secondo me, azzeccatissima. E non era facile da spiegare a chi non bazzica il mondo delle redazioni.
Sono anni che combatto contro le montagne di gelato che fuoriescono dalle vaschette. Gelato zucchero e aria senza sostanza.