Amici, non benefici
O del fatto che coltivare delle relazioni sane può sembrare una cosa banale, ma non lo è. Davvero, fidati.
Questa doveva essere solo l’introduzione prima di rispondere ad alcune domande che mi sono state fatte sul mio lavoro e invece è diventato tutto il pezzo. Perdonatemi, ma non sono così matto da buttare via un po’ di voglia di scrivere di questi tempi. Risponderò settimana prossima, anzi, se ci sono altre domande sono qua.
Tempo fa mi è stato detto che fatico a vedermi come un prodotto, ed è vero, fatico a entrare in quell’ottica di produzione che ti tiene in piedi quando manca la motivazione in certi progetti, tipo questo.
Ma forse scrivo meno perché non mancano le cose da fare, forse questo periodo estremamente confuso dove ogni giorno persone molto potenti decidono che siamo lo sfondo della loro serie tv non mi va di commentarlo, non mi va di ballare al suono del loro tamburo. Forse in questo periodo voglio tornare a raccontare la professione, a passare le cose che so a chi potrebbero trovarle utili.
Forse voglio usare questo spazio anche per raccontare libero i fatti miei, sfuggendo dalla performance comunicativa. Anche perché spesso mi rendo conto che i fatti miei sono spesso i fatti di qualcuno che si trova in situazioni simili e sicuramente è meglio di darvi i 100 consigli per crescere su Substack o altre tristezze del genere.
Se però devo dare qualcosa ai molti nuovi iscritti (assurdo che crescano così tanto in un periodo dove scrivo così poco, o forse no, o forse se ne andranno tutti ora), penso sia necessario ribadire una sconcertante banalità: se volete fare questo lavoro, il lavoro della comunicazione, in qualsiasi forma e declinazione lo vogliate fare, è fondamentale tessere relazioni che abbiano un valore.
“Grazie al cazzo” direte voi, e avete pure ragione: ma state con me.
Pensavo di starti sul cazzo
Fa molto ridere che io mi metta a parlare di amicizie, perché mi rendo conto di non essere spesso la persona più semplice con cui stringere un legame. Intanto parto dall’idea di stare tendenzialmente sulle palle a tutti, sono timido e spesso non chiedo per non disturbare. Passo molto tempo a “osservare” qualcuno prima di capire se posso aprirmi o meno. Questo di solito porta al risultato opposto: un sacco di gente che mi dice “pensavo di starti sul cazzo” perché non ho chiesto niente, perché non mi faccio sentire o banalmente non alzo lo sguardo quando passano o li saluto in modo sbrigativo.
Forse io intendo l’amicizia e le relazioni in modo diverso rispetto alla consuetudine o quello che ci si aspetta. Sono il classico amico a basso mantenimento con cui puoi parlare poco e non sentirti per un anno che però non smette di sentirsi tuo amico. Una volta mi dissero “Tu sei come Han Solo: vuoi far finta che non te ne freghi niente, ma fai in modo che tutti stiano bene” e credo che nessuno riuscirà mai a farmi un complimento più bello.
E poi, sono anche bravissimo a farmi dei nemici, a essere scostante, brusco, diretto o sparire se vedo che non mi piace come ti comporti, non mi piacciono i valori che porti avanti o come lavori. Soprattutto se so che ti sei già comportato male con persone che conosco, se so che sei uno che in passato ha gestito le situazioni in modo opaco o proprio le tue idee politiche sono inconciliabili con le mie.
Mi è capitato di dire di no anche a pubblicazioni o offerte in cui erano presenti nomi che non volevo vedere vicino al mio, e che sfruttano proprio il loro essere ovunque per sperare che si scenda a patti con la loro onnipresenza, legittimandoli.
Sono sicuro di essermi bruciato qualche lavoro per questa attitudine meno accomodante e melliflua, sono sicuro di essermene bruciati altri per la mia incapacità di essere l’amico di tutti, la mia incapacità di vendermi e di tessere relazioni che non ritengo “vere”. Ma alla fine dei giochi è spesso gente con cui avrei fatto una fatica boia a lavorare e che avrei sopportato solo se l’alternativa era finire realmente in mezzo a una strada (e se dovete finirci piuttosto lavorateci con la gente odiosa, che son tutti bravi a scegliere quando possono permetterselo).
Ho litigato con persone che poi sono diventate ottime amiche o ho dovuto ricredermi su molte altre, spesso mi sono illuso che altre fossero perbene, ma son più le volte in cui chi pensavo fosse una testa di cazzo si è poi effettivamente rivelata tale.
Dunque, no, non sono l’amicone di tutti né sto parlando di relazioni volte all’interesse, alla pratica banale dell’arrampicatore sociale amico di tutti e di nessuno che ti sorride perché gli sei utile, sto parlando di coltivare relazioni gentili e cortesi con chi è attorno a voi in maniera del tutto disinteressata. Potrebbero essere proprio quelle relazioni nate semplicemente da una simpatia, un giorno, a diventare altro o a portarvi verso altro.
Le famose soft skill
Vale quel che vale parlare della propria esperienza. Ma, se penso alle mie ultime svolte lavorative, sono tutte nate con persone con cui avevo un buon rapporto, anche non assiduo. Magari semplicemente ti eri ritrovato a chiacchierare una volta a un press tour, magari semplicemente la pensavi allo stesso modo su determinate cose, magari ti stavi banalmente simpatico a pelle.
Non sono state relazioni nate per quello, anche perché spesso erano persone che facevano tutt’altro quando le ho conosciute, poi a un certo punto il caso ha voluto che ci fosse modo di trovare un cammino da fare assieme. Ma sarebbero potute rimanere amicizie nate in seno al mio lavoro e niente più. E sarebbe andata bene comunque.
Però se guardo ad Altri Mondi, la trasmissione in Rai, nasce dalla stima reciproca di due persone che si sono conosciute meglio a un press tour.
Se guardo a come La bussola d’oro è diventata La Mappa del Tesoro, un podcast su Esquire, vedo sia un’amicizia nata secoli fa sui forum, quella con Roberto, la mia controparte, ma anche e una stima reciproca che è proceduta serena senza grande bisogno di essere rinnovata da gesti eclatanti in cui poi quel podcast lo ha presentato internamente.
E se penso ad altri lavori che stanno concretizzandosi in questo periodo, (ho iniziato a fare il copywriter in una agenzia, magari poi vi racconterò come va) dietro ci trovo comunque qualcosa che viaggia tra il rispetto e la simpatia.
Mi rendo conto che “fatti degli amici” può non sembrare il consiglio più originale del mondo, ma credo che la cosa sia un po’ più profonda di così. Non vi sto dicendo che dovete essere amici di tutti perché non si sa mai. Che otterrete lavoro solo facendo gli amici degli amici. Assolutamente no, quella è la strada facile che forse funziona per qualcuno, ma che in generale viene subito identificata da chi bazzica i vari ambienti in cui le logiche dell’amicizia diventano le logiche del lavoro.
Anche perché non dimentichiamoci che qua nessuno è l’amico con coperture politiche da mettere a scaldare la sedia. Prima di essere una persona piacevole, corretta o un amico devi essere qualcuno che sa quello che deve fare e che porta un valore.
Quello che sto dicendo è che, ricordandosi di tenere a bada gli stronzi di cui è costellato il cammino, essere una persona corretta, piacevole, in qualche maniera “autentica”, considerando le nostre maschere, sia una via da perseguire. Non sarà la soluzione più semplice per lavorare ma è quella che vi permette di mantenere un equilibrio tra ciò che volete essere, ciò che le persone percepiscono di voi e il lavoro fatto come lo volete.
Magari non vi porterà mai lavoro ma sicuramente può essere uno degli elementi che faranno pensare a qualcuno che magari, magari, si potrebbe anche lavorare assieme. O che gli faranno tendere la mano se ne avete bisogno. Non è qualcosa che si fa per il risultato immediato, non è quel tipo di legame in cui vi buttate a stringere mani con tutti sperando di avere 5 minuti con quello che potrebbe aprirvi la porta giusta.
Si tratta di buttare dei semi perché vi piace l’idea di farlo e non preoccuparvi della pianta che cresce. Se poi sarà da frutto ci sarà qualcosa da cogliere, altrimenti è sempre meglio della terra arida.
Madonna senti là che chiusura potente.
Link?
Ho parlato un po’ di Evercade, un sistema di retrogaming molto accessibile.
E insomma Captain America nuovo è un po’ così così.
Che figo era Kenji Eno?
Ma soprattutto eccovi i compagni di sventura su Substack:
Altro introverso e "amico a basso mantenimento qui". Cioè oddio, diverse persone mi hanno sfanculato perché "non ero abbastanza presente", ma tant'è.
Comunque, grazie per aver dato una forma scritta ad un pensiero (quello del "pensavo di starti sul cazzo" e sul modo di relazionarsi con gli altri) che a volte non riesco a fissare con precisione. Per la parte di Soft Skills, mentirei se dicessi che ho avuto diversi problemi a livello lavorativo -non sono un creativo, anche se vorrei farcela prima o poi- con l'impossibilità a piazzarsi da maschera dell'amicone. In realtà, quelle che nel mondo aziendale vengono chiamate "Soft Skills" non hanno neanche vagamente a che fare con un'amicizia sincera e disinteressata, anche se è proprio in quel frangente che andrebbero applicate, piuttosto che per sopportare i colleghi stronzi. Tante parole, forse troppe per dire che condivido pure le virgole del tuo pensiero.
La trasparenza con cui tratti certi argomenti è utile per comprendere certe dinamiche sociali odierne e per cercare di provare punti di vista diversi per interpretare gli altri. Ovvero non andare per archetipi o accettare il primo pensiero/opinione che viene in mente. ma lasciare spazio per la possibilità. Poi, sul personale, è aumentata ancora di più la mia stima nei tuoi confronti.