Qualcosa da festeggiare e qualcosa di personale
Non ero pronto a stappare quello buono, e invece eccoci qua.
Tu pensi di essere più o meno tranquillo, di aver programmato quello che dovevi programmare, poi improvvisamente mentre sei a fare un press tour in Giappone ecco che superi i 1000 iscritti, traguardo che pensavi di toccare, se fosse andata bene, a fine anno.
E invece eccoci qua.
Che vi devo dire? Grazie, e grazie anche a chi evidentemente ha spammato così forte da macinare più di 200 iscritti in una settimana. Non so come siete arrivati qua ma spero vi piaccia restare.
Forse per qualcuno sarete poca gente ma vi assicuro che in una stanza, di fronte a un palco, fareste una gran figura. E già so che adesso mi sentirò ancora più obbligato a non tradire la vostra fiducia.
Forse è il caso che mi ripresenti brevemente, mi perdoneranno quelli che sanno già tutto ma, facciamo così, prendetelo come un possibile template su come fare una bio (cosa che odiano tutti in maniera viscerale, me compreso).
Sono Lorenzo Fantoni, di lavoro faccio il giornalista, lo faccio da ormai una quindicina di anni. Sono partito con l’idea di fare cronaca sui quotidiani e adesso racconto cosa succede nel vasto mondo della cultura pop, con una vaga predilezione per i videogiochi.
Si può dire che sono uno a cui piace raccontare le cose, soprattutto le proprie passioni, e meno la persona ne capisce più mi diverto a spiegare, raccontare, semplificare. Mi piace di più portare nicchie e cose particolari a tutti che iperspecializzarmi su qualcosa. Anche perché ho troppo interessi per poterlo fare.
Ho lavorato per qualche sito specializzato proprio nei videogiochi, ma poi mi sono spostato sulla generalista, prima La Stampa, poi Italian Tech, che è la stessa cosa più Repubblica. Ho scelto la generalista perché l’aria era meno pesante e i soldi un po’ di più.
Ho scritto un programma TV sugli esport, collaboro con RAI, ho scritto un libro: Vivere Mille Vite, vado su Twitch, ogni tanto, ma il mio più grande amore resta N3rdcore, sito che gestisco da anni e su cui spero di fare sempre meglio. A volte capita di essere letti e apprezzati, a volte è troppo piccolo perché la gente distolga lo sguardo dall’ennesimo leak sulla prossima console Nintendo o la news su un cosplay hot.
Questa newsletter vuole essere un po’ guida per chi vuole migliorare la propria scrittura, per quello che posso raccontarvi, un po’ analisi del settore, delle sue manie, dei suoi errori e delle sue belle cose. A parte questi giorni agostani, esce il sabato mattina.
Cosa vi racconto oggi?
Fatti tuoi, fatti di tutti
Come vi dicevo, ero in Giappone.
Dall’11 al 13 agosto si sono svolti infatti i Campionati Mondiali di Pokémon a Yokohama e per l’occasione sono stato tra i privilegiati che si sono fatti dal 6 al 14 agosto un viaggio dall’altra parte del mondo, costantemente bombardati da una pioggia di gadget, attività programmate e caldo feroce.
Di quello che ho visto e dell’atmosfera respirata ne parlerò in video e ne scriverò prossimamente ma ora che sono sul volo del ritorno con troppo tempo a disposizione stavo riflettendo su una cosa “Quanto condividiamo di noi nella scrittura? Ha senso farlo? È etico verso chi legge? Si tratta di pornografia dei sentimenti?”.
Ci pensavo perché qualche giorno fa mi trovavo nel bel mezzo di Akihabara, il quartiere giapponese dedicato all’elettronica, i gadget e tutto ciò che fa otaku e improvvisamente la mia testa è stata riempita da un solo pensiero ossessivo e costante: sono qua a comprare gadget per me e per chi sta a casa esattamente come faceva mio padre quando veniva in Giappone per lavoro negli anni ’90. Sono qua e non ci tornavo da quando ci venni con lui.
Questi pensieri funzionano un po’ come quando apri per sbaglio una bibita gassata agitata per troppo tempo e improvvisamente ti ritrovi a cercare un lavandino o dei fazzoletti mentre tutto inizia a uscire tipo geyser.
E quindi ho ripensato a lui, alla prima volta che mi ha raccontato di Godzilla.
A quando andai in Giappone con lui e mi fece provare per la prima volta il sashimi e la sua felicità quando scoprì che mi piaceva.
La gioia di quanto tornava a notte fonda con la valigia piena di cose assurde, statuette di Dragon Ball, dolcetti assurdi, la prima fotocamera digitale arrivata in casa, una specie di wunderkammer da viaggio.
Ho sbattuto gli occhi di fronte al megaschermo di una sala giochi, ho sbirciato dentro e ho intravisto un vecchissimo cabinato di Virtual On, un simulatore di mecha che avevo giocato proprio quando ero venuto in Giappone.
Come mi è già successo in passato la mia memoria, solitamente pessima, è estremamente precisa su dove e quando ero mentre giocavo alcuni videogiochi. Ero qua, non un qua generico ero esattamente qua a giocarci mentre mio padre mi guardava. Non so come sia possibile che sia rimasto fermo qua per 30 anni, ma era quello. Va detto che il Giappone è così, proiettato in avanti ma anche spesso totalmente immobile.
Ho sentito distintamente lo scatto di una serratura, un cerchio che si chiudeva, qualcosa che aveva fatto per anni il giro, un po’ come le comete, per poi ripassare di là.
Continuando a camminare ho imboccato una via laterale per appoggiarmi al muro e respirare un po’, stringendo gli occhi, abbassando la testa, scosso dai singhiozzi.
Maledetti videogiochi, maledetti voi.
Ecco qualcosa di simile, ma molto più stringato, l’ho scritto su Instragram.
E, ripensandoci, mi chiedevo perché l’ho fatto. Non potevo tenermelo per me? Non stavo giocando sul pietismo per qualche like?
Non so darmi una risposta onestamente, anche perché credo che non ce ne siano di definitive.
Sono uno che quando mio padre è morto ho dovuto scriverne su N3rdcore dopo qualche giorno, perché dovevo fare uscire quella cosa. Scrivere per me è un modo per decomprimere, per lasciare quell’emozione là, che non se ne vada troppo in giro a far danni.
Però qualcuno potrebbe ritenermi scemo, egocentrico, folle, come quelli che si fanno i selfie davanti a un morto. E non mi sentirei di dargli torto.
Ma per me è normale, anzi, necessario mettere qualcosa di me quando scrivo, anche negli spazi dove sembra impossibile. Soprattutto in quelli. Anche col rischio dell’oversharing. Il problema è che per qualcuno se c’è una visione personale non è giornalismo, non è informazione, ma è davvero così?
Probabilmente no, perché per quanto una notizia possa essere semplicemente un fatto a me piacciono i contesti, i pareri, che mi si porti per mano dentro la storia. E quello puoi farlo solo se ti sbilanci, se mi racconti qualcosa, se ci metti del tuo.
È sbagliato? A vedere i danni che a volte fa lo storytelling, per esempio quello turistico o anche quello personale, forse sì.
E poi, forse, è pure un po’ cringe.
Però sono abbastanza convinto che ci sia spazio per ogni tipo di giornalismo, di scrittura, di reportage, anche quello in cui il patto con chi legge è più stretto, per cui io in queste righe ci metto qualcosa di mio, di personale e tu puoi prenderlo quando vuoi, metti che alla fine scopri che è anche tuo.
Basta saperlo prima, basta che non sia qualcosa messo là per convincerti, per spostare la tua opinione, sfruttando le emozioni personali o la condivisione delle proprie fragilità.
Che sono una cosa bellissima e proprio per questo non vanno usate male.
Ma ti faccio una domanda che non faccio da tempo in questi spazi, che alla fine è agosto e qualche idea fresca fa bene.
Di cosa di piacerebbe leggere qua?
E speriamo che tu non tolga l’iscrizione dopo aver letto, poi mi tocca scrivere un pezzo dove sono triste per la cosa! (sì, questa è una manipolazione).
LINKINI FINALI!
Sono stato negli uffici di Creatures, una delle tre aziende che gestisce Pokémon Company, per capire come si sviluppa il gioco di carte.
Vice, dopo tutti i casini di cui vi ho anche parlato, adesso ha trovato dei soldi sauditi e questo vuol dire evitare di fare articoli sui sauditi.
Dopo il BookTok è il momento del MovieTok
Musk, a parte rendersi ridicolo con la sua finta voglia di fare a botte con Zuckerberg, continua a parlare di free speech ma poi, come tutti quelli che ne parlano, si comporta in un altro modo.
I webtoon spiegati bene, che sia arrivato il momento di mettere i libri in un formato agile per gli smartphone, così la gente magari legge?
Se ne parla meno rispetto al passato ma, come racconta
, Fortnite continua a essere una cosa grossa.
Traguardo meritato. Verso l'infinito e oltre.
Anch''io andai la prima volta in Giappone con mio padre. Lui c'è ancora ma mi hai fatto piangere un po'. Ti abbraccio uomo!