Spiegare l'entusiasmo per Grand Theft Auto a chi non gliene frega niente
Deve sembrare tutto molto strano da fuori, ecco due spunti per fare i brillanti con le vostre amicizie gaming (o capire qualcosa di una roba che ignorate)
“Qualsiasi medium che consente a qualcuno di trascorrere parecchio tempo in completa solitudine, vagando nel buio dell’immaginazione e della realtà, è destinato ad essere adorato da persone altrettanto perse e sole”. Tom Bissel
Se sei una persona che segue il settore dei videogiochi probabilmente non ti dirò niente di nuovo (ma forse qualcosa di interessante lo trovi più avanti) se invece dei videogiochi non te ne frega niente è probabile che tutto ci ciò che sai su Grand Theft Auto VI e sul gioco in generale l’hai saputo di sfuggita e, magari, contro la tua volontà.
Tra l’altro, per me la dimostrazione che i videogiochi restino una “grande nicchia” sta nel fatto che una roba enorme come GTA è tutto sommato serenamente più ignorato di cose che fanno meno soldi ma in qualche modo sono più dentro il discorso globale.
Per tanti Grand Theft Auto è semplicemente “quel gioco violento dove meni le prostitute” o “il gioco a cui giocava qualche mio amico all’università” o “quella roba diseducativa per i ragazzini” e può essere difficile capire come mai il trailer, uscito tra il 4 e il 5 dicembre, con tanto di psicodramma per un leak che ne anticipato lo svelamento, è stato un evento mediatico che si è portato dietro un sacco di altre aziende e ha fermato per almeno un paio di giorni qualsiasi altra cosa non solo sui siti che si occupano strettamente di videogiochi.
Grand Theft Auto e tutto ciò che gli ruota attorno è probabilmente una delle lenti più interessanti per analizzare alti e bassi comunicativi del settore videoludico. Tutta la saga in qualche modo ha fatto storia a sé, in particolar modo dal terzo capitolo, uscito nel 2001, e ha raccontato benissimo non solo vizi e virtù della società contemporanea ma anche le follie, i tic e le strategie comunicative di chi parla, scrive, discute di videogiochi.
Come GTA è diventato GTA
Riassumendo, ci sono tre elementi che hanno resto GTA un fenomeno globale di massa e la proprietà intellettuale più redditizia, credo, di tutto lo spettro dell’intrattenimento. Per capirci, il quinto capitolo per dieci anni è rimasto saldamente sempre tra i giochi più venduti. Certo, con forti sconti, ma comunque là stava.
Questi elementi sono 1) lettura della realtà 2) capacità di generare contenuti 3) capacità di generare narrazioni
La prima cosa da dire su Grand Theft Auto, e qua potete rivendervi ‘sta frase con le vostre compagnie per mostrarvi persone aperte a questa robe… i videogiochi, è che se all’inizio forse poteva ancora semplicemente presentarsi come gioco open world tridimensionale che simula la vita di un personaggio malavitoso (creando di fatto il genere di giochi “alla GTA”), col tempo ha assunto la caratura di specchio deformante e satirico del reale.
Tra le varie analisi generate dal trailer c’è infatti quella che mostra quanto sia stato accurato il lavoro di ricerca nel produrre easter egg a situazioni passate realmente sui media americani: matti da TG, predicatori, influencer, politici, meme. GTA è un grande easter egg della realtà. A noi questo aspetto forse arriva meno ma immaginate un gioco in grado di cogliere tutti i parossismi, le follie e i fenomeni della cultura italiana. Immaginate un gioco in grado di farci esplorare, per dire, tutto il Sud Italia fino a Roma nei suoi vari ecosistemi e nei suoi tic culturali.
Il secondo aspetto importante è la generazione di contenuto: GTA è un gioco enorme, ripeno, come abbiamo visto, di personaggi, scene, situazioni che diventano facilmente un video, un tik tok, una reazione su YouTube, qualcosa con cui possiamo intrattenerci, distrarci, scandalizzarci. Le polemiche su GTA sono contenuto, gli stunt su GTA sono contenuto, il trailer di GTA, lo abbiamo visto, è contenuto, un contenuto in grado di far riscrivere ad altre aziende i piani media, di generare parodie e di far campare content creator e portali a suon di analisi, reaction, editoriali, pareri (anche questo contenuto è un riflesso di tutto ciò) per anni e anni.
Nella società delle vibe e della distrazione essere un prodotto che genera contenuti ti premia, sei sempre sotto i nostri occhi. Pensate anche solo a quei video in cui si mescolano acrobazie su GTA e vocali assurdi o altri video che non c’entrano niente.
La terza parte è forse quella che sfugge ai più, ma che è altrettanto fondamentale. Non solo GTA V per anni è stato un titolo giocatissimo online, con un flusso costante di contenuti, aggiornamenti eccetera ma è stata la piattaforma per creare veri e propri show televisivi in cui gli streamer recitavano, grazie ad alcune mod, in show che potevano essere scritti, improvvisati, ironici, crime, horror eccetera. No era solo un gioco, era un generatore di community e narrazioni. Le comunità che seguono GTA come se fosse una sorta di grande set televisivo o una serie sono milioni. Sono una fetta così importante che Rockstar stessa ha assorbito gli sviluppatori delle mod rpg, che probabilmente dal sesto capitolo diventeranno contenuti ufficiali e supportati.
Hype or Die
Ecco perché, anche se catalizzare l’attenzione è sempre stata la strategia fondamentale di Rockstar Games, tanto che in passato era pronta a fabbricare cause, scandali e finte censure per militarizzare la propria fanbase, adesso GTA VI ha semplicemente creato entusiasmo per il solo fatto di esistere.
Per citare
, che secondo me spiega molto bene il fenomeno GTA “c’è in pieno atto un circolo vizioso costruito sulla costante ricerca del clamoroso: chi deve vendere qualcosa dice che è tutto incredibile, la stampa ripete che è tutto incredibile, il pubblico si convince che sia tutto incredibile” e anche “Siamo già da un pezzo infilati fino al collo in un mare di superlativi, iperstimolati da un modo di comunicare che è gonfiato artificiosamente per stupire e accalappiare l’attenzione, sempre e comunque.”E quanto parliamo di attenzione gonfiata non si può non parlare di The Game Awards, grande baraccone creato a tavolino per dire “questo gioco è meglio di quest’altro” mentre ci vengono propinati trailer e i content creator ci convincono che è una serata importante per i videogiochi, così da poter capitalizzare l’attenzione del pubblico. Sui quanti ami i Game Awards mi sono espresso più volte. E anche la mia cara amica Fabrizia Malgieri rincara la dose.
Ci sono persone che lo hanno aspettato per dieci anni e che vivono questo momento di svelamento ufficiale in maniera quasi messianica. Qualcosa difficile da afferrare, che va oltre il semplice entusiasmo e che richiede a un’osservatore esterno un grande sforzo di empatia. Per queste persone non sta uscendo un nuovo gioco, sta uscendo un nuovo mondo. E la cosa più assurda è che siamo già a livelli record di attenzione con ancora due anni di sviluppo. Gli altri giochi per vendere devono ricordarti che esistono, a GTA basta il semplice atto di mostrarsi.
In questi dieci anni se ne sono viste di tutte: fughe di notizie, notizie false o gonfiate, voci di corridoio e, ovviamente, un bubbone sempre più grande di aspettative. Ecco, le aspettative, quelle sì enormi, qualsiasi gioco ne sarebbe schiacciato, ma GTA no, anzi, parere personale, sembra veramente quel salto in avanti, quella next gen che tardava ad arrivare.
Anche perché certi lunghissimi tempi di sviluppo, certe libertà creative e anche certa capacità di far ignorare ai suoi fan che forse le condizioni di lavoro degli sviluppatori non erano proprio idilliache, sono Rockstar può permettersele. GTA VI è una produzione elefantica, totalmente distaccata dal settore, ma anche in questo simbolo di una crescita continua che per molti è insostenibile.
Tutte quelle community che in questi anni sono cresciute grazie ai tre fattori che vi ho raccontato sopra oggi festeggiano, si sentono parte di un tutto, un tutto che oggi è solo 90 secondi di ambientazioni e easter egg.
Una roba nostra
Ecco, forse quest’ultimo aspetto è quella sfumatura in più che manca per capire la fenomenologia di GTA. Col suo essere un gioco odiato dai benpensanti, i suoi personaggi sopra le righe, il suo racconto cruedele del mondo GTA è stato visto da sempre come una sorta di atto identitario di chi ama i videogiochi, o almeno di chi ama un certo tipo di videogiochi.
Farò una cosa orribile e citerò me stesso in “Vivere Mille Vite”: “Quindi, per capire la portata di GTA e più in generale dei videogiochi, immaginate un gruppo di ragazzi che durante la notte si trova di fronte a un titolo che è sia racconto pulp che film d’azione, ma anche una collezione di musiche spettacolari e lascia loro la massima libertà di espressione. Con GTA una generazione che non ha vissuto le iconoclastie di rock e punk si è trovata finalmente di fronte a qualcosa che faceva incazzare i benpensanti e che raccontava lo schifo della società, mettendo proprio chi giocava al centro di tutto”.
GTA è il dito medio della “gaming culture” a tutta una serie di fenomeni esterni, ma che allo stesso tempo offre spazio a chiunque voglia esplorarlo e lasciarsi trascinare dalla promessa di una sorpresa dietro ogni angolo.
Da chi non vede l’ora di fare gesti di violenza catartica a chi vuole crearsi un personaggio per giocare online, dal ragazzino alla donna adulta (purché, almeno fino dal 2025, sia disposta a giocare solo personaggi maschili), da chi vuole vivere una sorta di grande film a chi cerca di fare stunt senza senso con la moto. GTA cerca di abbracciare ogni community e ogni tipo di giocare e cerca di dirgli che va tutto bene, che sono importanti, perché lui è il gioco più venduto di tutti i tempi, perché mette in riga in cinema, perché dentro c’è così tanta satira con cui ridere in faccia ai comitati di madri preoccupate.
Quello che a volte sfugge ai giocatori è che GTA il dito medio lo fa anche a loro, prendendo in giro ogni tipo di fanbase e ogni tipo di idiosincrasia. Non sarei stupito se nel sesto capitolo di vedessimo la presa in giro delle reaction dei creator, degli unboxing e così via. Ci sono poi i poveri in spirito che oggi storcono la bocca perché c’è una protagonista femminile e quelli che “oddio speriamo sia ancora un gioco politicamente scorretto” non avendo ben capito cosa sia effettivamente il politicamente scorretto. In questo, va detto Rockstar riesce sempre a stanare il peggio del suo pubblico.
Grand Theft Auto ci assolve da ogni peccato e ci dice di lasciare fare lui, che è abbastanza grande da sopportare tutto il peso delle polemiche, dobbiamo solo garantirgli altri dieci anni di vendite record.
Chissà se sono riuscito a spiegarmi. A volte spiegare certi fenomeni mi ricorda il livello di astrazione di dispute teologiche sul sesso degli angeli.
Dimmi la tua
A me piace molto scrivere interagendo con chi legge, soprattutto perché uno strumento come la newsletter lo permette. Quindi se hai domande, richieste, segnalazioni o argomenti da proporre scrivimi pure!
Link!
Come è il nuovo (e probabilmete non ultimo) film di Miyazaki.
Sally Face, un gioco tra estetiche anni ‘90, grunge e tematiche forti.
è un po’ la Rassegna Stanca che faccio su Twitch, ma la potete leggere nel bello stile diStoria dell’arrivo di DND in Italia da
Storia del Commodore 64 da
Alcuni dei profili social di giornalisti particolarmente in vista rubano periodicamente contenuti altrui. Probabilmente li seguite e li stimate pure. Chiedete pure a
Gta per me è sempre stato la costante della mia vita videoludica. Li ho giocati tutti (i capitoli principali) fin dai primi con visuale dall’alto e anche se probabilmente non li metterei nei primi posti della mia classifica dei giochi più belli a cui abbia mai giocato, li amo comunque alla follia. Ricordo le ore passate su Vice City quando con gli amici ci sfidavamo a chi faceva le impennate più lunghe o quando nel V cercavamo di resistere più tempo possibile con il massimo delle stelline. Amavo le storie, amavo vedere quell’america così caricaturale e amavo la libertà d’azione. Al momento è il gioco che forse aspetto più di tutti e sicuramente sarà quello che mi convincerà a comprare una ps5. Il trailer mi ha infoiato tantissimo e dopo rdr2 (capolavoro totale) mi aspetto follie sotto tutti i punti di vista e un nuovo punto di riferimento per gli open world.
GTA per me ha rappresentato la rottura con uno stile di gioco al quale ero abituato. Essere il “cattivo ragazzo” era una novità per quell’epoca storica, dove eravamo sempre degli eroi. Un anonimo personaggio visto dall’alto che andava a prendere le auto, faceva danni, scappava dalla polizia...solo dopo anni mi sono accorto che nel primo GTA c’erano anche delle missioni. Poi ci sono state le iterazioni successive, il 3D, la maestosità superlativa ( per citare Mattia Ravanelli) delle mappe e delle città. Tutto era troppo grande, troppo violento, troppo troppo per le nostre abitudini. GTA è divenuto nel tempo un contenitore trans-mediale, un argomento di discussione, di analisi psicologica, un riferimento per altri sviluppatori, un modo per scaricare le colpe di una società sui videogiochi, un mondo che contiene altri mondi, una rappresentazione del “politicamente scorretto”, ma nell’accezione del mainstream che non può e non deve superare determinati limiti. GTA è un fenomeno di massa, che attira i giocatori per vari motivi, che rende concreto il concetto di metaverso, così come fa Fortnite ( vedi il mio commento su Insert Coin di oggi) . In tutto questo non co rendiamo conto che alla fine siamo sempre noi i consumatori, quelli che pagano per avere l’illusione di essere protagonisti, ma la fine la sceneggiatura è stata già scritta da altri e c’è la godiamo comunque più o meno consapevolmente. GTA rappresenta la libertà senza il libero arbitrio, l’illusione di poter essere cattivi in maniera catartica grazie alle efferate azioni che possiamo compiere, ma che non sono altro che dei riflessi condizionati dalla sola possibilità di poterlo fare.
E il bello di GTA è proprio questo, scegliere la pillola blu o quella rossa, senza sapere che in entrambi i casi il nostro destino è già scritto.