Deve sembrare tutto molto strano da fuori, ecco due spunti per fare i brillanti con le vostre amicizie gaming (o capire qualcosa di una roba che ignorate)
Gta per me è sempre stato la costante della mia vita videoludica. Li ho giocati tutti (i capitoli principali) fin dai primi con visuale dall’alto e anche se probabilmente non li metterei nei primi posti della mia classifica dei giochi più belli a cui abbia mai giocato, li amo comunque alla follia. Ricordo le ore passate su Vice City quando con gli amici ci sfidavamo a chi faceva le impennate più lunghe o quando nel V cercavamo di resistere più tempo possibile con il massimo delle stelline. Amavo le storie, amavo vedere quell’america così caricaturale e amavo la libertà d’azione. Al momento è il gioco che forse aspetto più di tutti e sicuramente sarà quello che mi convincerà a comprare una ps5. Il trailer mi ha infoiato tantissimo e dopo rdr2 (capolavoro totale) mi aspetto follie sotto tutti i punti di vista e un nuovo punto di riferimento per gli open world.
GTA per me ha rappresentato la rottura con uno stile di gioco al quale ero abituato. Essere il “cattivo ragazzo” era una novità per quell’epoca storica, dove eravamo sempre degli eroi. Un anonimo personaggio visto dall’alto che andava a prendere le auto, faceva danni, scappava dalla polizia...solo dopo anni mi sono accorto che nel primo GTA c’erano anche delle missioni. Poi ci sono state le iterazioni successive, il 3D, la maestosità superlativa ( per citare Mattia Ravanelli) delle mappe e delle città. Tutto era troppo grande, troppo violento, troppo troppo per le nostre abitudini. GTA è divenuto nel tempo un contenitore trans-mediale, un argomento di discussione, di analisi psicologica, un riferimento per altri sviluppatori, un modo per scaricare le colpe di una società sui videogiochi, un mondo che contiene altri mondi, una rappresentazione del “politicamente scorretto”, ma nell’accezione del mainstream che non può e non deve superare determinati limiti. GTA è un fenomeno di massa, che attira i giocatori per vari motivi, che rende concreto il concetto di metaverso, così come fa Fortnite ( vedi il mio commento su Insert Coin di oggi) . In tutto questo non co rendiamo conto che alla fine siamo sempre noi i consumatori, quelli che pagano per avere l’illusione di essere protagonisti, ma la fine la sceneggiatura è stata già scritta da altri e c’è la godiamo comunque più o meno consapevolmente. GTA rappresenta la libertà senza il libero arbitrio, l’illusione di poter essere cattivi in maniera catartica grazie alle efferate azioni che possiamo compiere, ma che non sono altro che dei riflessi condizionati dalla sola possibilità di poterlo fare.
E il bello di GTA è proprio questo, scegliere la pillola blu o quella rossa, senza sapere che in entrambi i casi il nostro destino è già scritto.
Gta per me è sempre stato la costante della mia vita videoludica. Li ho giocati tutti (i capitoli principali) fin dai primi con visuale dall’alto e anche se probabilmente non li metterei nei primi posti della mia classifica dei giochi più belli a cui abbia mai giocato, li amo comunque alla follia. Ricordo le ore passate su Vice City quando con gli amici ci sfidavamo a chi faceva le impennate più lunghe o quando nel V cercavamo di resistere più tempo possibile con il massimo delle stelline. Amavo le storie, amavo vedere quell’america così caricaturale e amavo la libertà d’azione. Al momento è il gioco che forse aspetto più di tutti e sicuramente sarà quello che mi convincerà a comprare una ps5. Il trailer mi ha infoiato tantissimo e dopo rdr2 (capolavoro totale) mi aspetto follie sotto tutti i punti di vista e un nuovo punto di riferimento per gli open world.
Mi sa che il fenomeno l'hai spiegato meglio te con questo commento.
Complimenti Nicoló, sei stato bravissimo nel spiegarmi la tua passione
GTA per me ha rappresentato la rottura con uno stile di gioco al quale ero abituato. Essere il “cattivo ragazzo” era una novità per quell’epoca storica, dove eravamo sempre degli eroi. Un anonimo personaggio visto dall’alto che andava a prendere le auto, faceva danni, scappava dalla polizia...solo dopo anni mi sono accorto che nel primo GTA c’erano anche delle missioni. Poi ci sono state le iterazioni successive, il 3D, la maestosità superlativa ( per citare Mattia Ravanelli) delle mappe e delle città. Tutto era troppo grande, troppo violento, troppo troppo per le nostre abitudini. GTA è divenuto nel tempo un contenitore trans-mediale, un argomento di discussione, di analisi psicologica, un riferimento per altri sviluppatori, un modo per scaricare le colpe di una società sui videogiochi, un mondo che contiene altri mondi, una rappresentazione del “politicamente scorretto”, ma nell’accezione del mainstream che non può e non deve superare determinati limiti. GTA è un fenomeno di massa, che attira i giocatori per vari motivi, che rende concreto il concetto di metaverso, così come fa Fortnite ( vedi il mio commento su Insert Coin di oggi) . In tutto questo non co rendiamo conto che alla fine siamo sempre noi i consumatori, quelli che pagano per avere l’illusione di essere protagonisti, ma la fine la sceneggiatura è stata già scritta da altri e c’è la godiamo comunque più o meno consapevolmente. GTA rappresenta la libertà senza il libero arbitrio, l’illusione di poter essere cattivi in maniera catartica grazie alle efferate azioni che possiamo compiere, ma che non sono altro che dei riflessi condizionati dalla sola possibilità di poterlo fare.
E il bello di GTA è proprio questo, scegliere la pillola blu o quella rossa, senza sapere che in entrambi i casi il nostro destino è già scritto.