Diecimila ore e qualche botta di culo
Le mille strade che ti possono portare dove vuoi, ma per cui devi farti trovare al posto giusto e con il bagaglio giusto.
Scrivo questa puntata prima della partenza per Lucca Comics che si terrà dal 30 ottobre al 3 novembre e sarà come sempre un momento tosto, imprevedibile e ricco di situazioni spettacolari e altre molto stancanti.
Di come sopravvivere, o almeno, di come io cerco di sopravvivere a un evento totalizzante, sfaccettato e gigantesco come Lucca Comics ne ho scritto l’anno scorso e, esattamente come l’anno scorso, se ci incrociamo per strada salutatemi anche se ho la faccia di uno che sta pianificando un pestaggio. È la mia faccia normale quando penso o sono impegnato, non ce l’ho con voi.
Il Post è diventato Il Pop
Sono un grande lettore del post e lo apprezzo da anni come molte altre persone ma ovviamente per deformazione professionale osservo anche con interesse tutte le mosse intraprese per sostenersi: gli abbonamenti, i libri, le serate, i corsi. Un’altra cosa che sto notando da tempo è il suo progressivo aprirsi a contenuti più “leggeri” o comunque meno strettamente legati a politica e cronaca. Da anni parla più spesso di tormentoni, ricorrenze cinematografiche, trend di internet, ha una newsletter che parla di videogiochi e dei medesimi parla ormai con una certa frequenza.
Se ci conosciamo da un po’ sai quando la cosa mi faccia rosicare, perché in tempi non sospetti bussai al post e mi fu gentilmente risposto che i videogiochi non erano notiziabili. Sono contento che abbiano cambiato idea, meno del fatto che quel cambiamento non l’ho portato io.
Ma a volte, anzi, molto spesso, funziona così, il cambiamento, il successo, lo scambio giusto del binario sono fattori effimeri legati solo in parte al bagaglio che ti porti dietro.
Outlier
Sto leggendo, anzi, ascoltando mentre faccio palestra, un libro che si chiama Outliers - Fuoriclasse: Storia del successo, di Malcom Gladwell la cui missione è cercare di capire se il talento esiste, quanto influiscono le condizioni esterne, quanto si può rintracciare nelle vite di chi ha avuto successo una sorta di destino innato e quanto invece è merito di duro lavoro o semplice culo.
Di solito questi libri finiscono in due modi: apologia del self made man che sconfigge tutto partendo dalle umili origini o narrazione totalmente nichilista in cui ogni nostra scelta o indirizzo sono totalmente inutili di fronte a un caos cieco e bestemmiante degno di Lovecraft.
Il risultato invece mi ha piacevolmente stupito perché analizza nei vari capitoli una serie di eccellenze cercando di trovare le radici del successo rimanendo più o meno nel mezzo e con un approccio molto pragmatico.
Tra gli esempi analizzati ci sono le eccellenze giovanili dell’hockey canadese, che hanno più speranze se nascono a inizio anno, perché hanno più tempo per formarsi fisicamente quando arrivano gli osservatori. Bill Gates che si trova al momento giusto, con la passione giusta e la possibilità di passare ore a un computer. Persone intelligentissime ma sfortunate, altre sfortunate ma che si trovano nel momento giusto quando le competenze sviluppate perché non trovavano altri spazi diventano essenziali e così via.
È un libro che in sostanza ti dice che farsi un mazzo così è condizione necessaria, ma assolutamente non sufficiente per il successo. Che devi trovarti al momento giusto, ad esempio quando c’è un boom economico, con le competenze o le possibilità giuste per farcela.
Un altro aspetto considerato è che comunque il contesto in cui cresci fa tanto (aka, meglio se sei ricco, con genitori che ti educano dandoti fiducia e magari frequenti buone università), perché ti aiuterà a chiedere ciò che vuoi e a mettere in discussione gli status quo. Perché essere intelligenti spesso non basta, bisogna esserlo e avere anche delle doti sociali che ti permettano di sfruttare quelle capacità.
L’idea è anche che stiamo sprecando un sacco di talenti perché spesso selezioniamo le persone senza capire che alcuni talenti potrebbero fiorire se guardassimo le cose con un occhio differente.
E comunque al di là dei ricchi che hanno la strada spianata e spesso vivono di rendita, resta il fatto che devi farti il mazzo, fin da subito, per sperare di raggiungere quelle fantomatiche “decimila ore” di esperienza che vengono considerate la soglia per l’eccellenza.
Abitare un luogo strano
Se ne possono trarre delle lezioni, soprattutto se sei un freelance e se lavori nel giornalismo. Gli esempi di chi si è trovato al momento giusto, perché le redazioni assumevano, perché figlio di giornalisti, perché al centro della rivoluzione tecnologica del web e così via ed è riuscito col proprio talento e le proprie doti sociali a emergere non mancano.
Io stesso mi rendo conto di essermi trovato di fronte a tante svolte interessanti che ho sempre brutalmente mancato, altre che invece ho colto al volo grazie al mio tempismo, alla mia fortuna, ai contatti maturati in tanti anni e all’esperienza che mi permetteva di far fruttare quei contatti.
Vi faccio un esempio pratico. Un paio di settimane fa c’è stato un press tour di Call of Duty per l’ennesimo capitolo di quello che ormai è più un hobby o una subcultura che un videogioco.
Inizialmente non era molto propenso ad andarci ma alla fine un pomeriggio a Londra, perché no. Quindi quando committente uno me lo propone dico ok. Subito dopo mi viene in mente che in effetti potrei parlarne in Rai su Altri Mondi e così mi assicuro un altro contenuto interessante.
E mentre sto parlando sui dettagli del viaggio con le PR arriva un committente che non sentivo da tempo che mi dice se posso fare qualcosa anche per loro, che si rivela poi un’ottima occasione per riallacciare dei contatti e una collaborazione più duratura.
E tutto questo non sarebbe successo se avessi detto di no al press tour. E non sarebbe successo se avessi detto di sì ma non avessi lasciato dei buoni contatti in giro. O se in quel momento il secondo committente non avesse avuto bisogno della mia voce.
A volte è proprio strano, ma è lo strano in cui ormai abito e che in una certo senso mi piace. Perché se gira brutto è terribile, come quando mi hanno detto di no al parlare di videogiochi su Il Post, ma se gira bene è veramente esaltante.
Link?
Oh ma sono i 70 anni di Godzilla!
E Dragon Ball Sparlking Zero fa proprio le cose fatte bene se ti piacciono gli uomini che lanciano sfere di energia invece di andare in terapia!
E continua quella storia bruttissima di catfish, manipolazione e personalità multiple che avevamo iniziato due settimane fa.
E poi, dallo stesso party di Heavy Meta…