Lucca Comics & Games non è un evento come gli altri
Consigli di sopravvivenza per chi deve lavorare in una manifestazione che non è in città, è la città.
Questa puntata esce prima che fosse scoppiato il bubbone di Zerocalcare e il suo sacrosanto allontanamento dall’evento. Come sacrosanto è il diritto di restare per chi prova a cercare un dialogo.
Questa settimana ho ricominciato le lezioni del modulo di Storia dei Videogiochi alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, lo faccio ormai da sei anni e la cosa più bella è aver iniziato con 3 studenti e oggi trovarmene davanti 30, ragazzi e ragazze incuriosite da un mondo pieno di tecnologie vecchie che guardano con ironia, curiosità, ma anche rispetto.
Meno bello è stato quando ho detto “Quindi nel 1987 arriva l’Amiga 500, avevo sei anni all’epoca e forse ero appena passato al Commodore 64” e una studentessa ha detto “Ma quindi lei è del’81? Come mia madre!”.
E vabbeh, prima o poi doveva succedere.
Comunque, insegnare è sempre un bell’esercizio di public speaking, soprattutto quando devi parlare per tre ore, cercando di trovare battute, pause e momenti di coinvolgimento con la classe per evitare che, giustamente, cadano con la faccia sul banco. Però di sicuro non vorrei farlo come lavoro tutto l’anno.
Illusioni organizzative
Tempo fa citavo un articolo che cercava di analizzare il fascino che molte persone provano per la cancelleria, i quaderni, i libri, gli organizer, un fascino che è spinto dalla nostra voglia di sentirci più organizzati e produttivi.
Per il lavoro che faccio, è un fascino che subisco tantissimo: d’altronde, come dico spesso, questo lavoro a volte è così etereo e impalpabile che tenere traccia di ciò che fai e ciò che devi fare è anche un modo per ricordarti che lo stai facendo.
Ed ecco perché, come vezzo, prima che inizi la fiesta mobile di Lucca, mi sono preso un Traveler’s Journal
con relativi accessori. La colpa, come spesso, accade, è di
, che smuove la mia voglia di consumismo mostrandomi cose che aspettavano solo di essere comprate.Cosa è? Praticamente un “taccuino del viaggiatore” con una copertina in pelle e un elastico in cui inserire ciò che vuoi. La struttura è completamente modulare (ed è ciò che mi ha affascinato di più): ci puoi mettere dentro fogli bianchi, a quadretti, un’agendina, una pagina a tasca per dei fogli volanti, incollare taschine all’interno della copertina, un porta penna. Decidi tutto te.
Se lo volete comprare senza andare in Giappone ci sono dei rivenditori italiani: Todo Modo e Stilo e Stile.
Cercherò di capire come inserirlo nella mia routine di lavoro, per dividere appunti di vario tipo, continuare a esercitarmi nel disegno, magari raccogliere le idee quando riesco.
Lucca sarà un buon test e sì, lo so, è una roba super fighetta hipster: ma non ho saputo resistere al pensiero di immaginarmi migliore e più organizzato. Non è quello che vorremmo sempre, in fondo?
Lucca Comics & Caos
Lucca, si diceva. Per tanti Lucca Comics & Games non vuol dire assolutamente niente, oppure è quella roba coi tizi in costume e i nerd. Non è una definizione sbagliata ma l’evento, nel frattempo è diventato qualcosa di estremamente grosso, per alcuni troppo grosso, e unico.
Parliamo dell’evento di cultura pop più visitato in tutto l’occidente, secondo solo al Komiket giapponese. Non ancora cruciale come rilevanza mediatica ma senza dubbio si è ritagliato dello spazio negli anni.
Ci sono molte Lucca Comics: quella di chi deve presentare le sue opere (a proposito, se volete il 4 ci vediamo per parlare di Vivere Mille Vite), di chi fa cosplay, di chi la visita per avere una dedica o comprare un fumetto in anteprima, di chi vuole vedere le anteprime del cinema, di chi vuole semplicemente farsi un giro per le mura senza pagare il biglietto, che poi sono le persone che fanno davvero la differenza per quanto riguarda la calca.
E poi c’è chi ci lavora, perché deve scrivere, tenere dei panel, intervistare gli ospiti, vedere le anteprime, tipo me e tipo tantissima altra gente tra giornalisti, content creator e così via.
È un evento che amo moltissimo, ma è un amore che, come spesso accade, ha il suo costo. Lucca dà tanto, ma per qualche giorno si prende tutto. Salute, energie, stress, soldi. Perché la prospettiva di chi va agli eventi per lavoro, per quanto possa sembrare quella del privilegiato col pass che salta la coda, è comunque una prospettiva completamente differente rispetto al visitatore standard.
Io la trovo appassionante, sfidante ed eccitante, ma resta lavoro, ovvero qualcosa in cui la maggior parte del tempo galoppi bestemmiando e ogni tanto improvvisamente arriva la felicità. Come quando strinsi la mano a Patrick Stewart.
Parliamo anche di un evento logisticamente complesso da qualsiasi punto di vista, da parte di chi lo organizza, di chi lo visita e di chi ci deve lavorare. Lucca è una città piccola, di viuzze intricate, spazi espositivi creati ad hoc, chiese, chiesette, in cui tante cose accadono contemporaneamente.
Amo Lucca, l’ho sempre amata, per me è come il Natale e quando ci sono attingo a energie che normalmente non so dove siano ma, e lo dico avendo frequentato parecchi eventi in tutto il mondo, logisticamente è l’incubo peggiore.
Peggio del CES di Las Vegas di cui parlavo qua.
Innanzitutto, per gli spazi. La fiera sparsa in giro per la città è bellissima: ma questo vuol dire anche che aumentano i tempi di percorrenza tra eventi, sale stampa, padiglioni. Questo sarebbe un problema relativo se non dovessi condividere quelle vie con migliaia di persone, che bloccano le arterie principali per i motivi più disparati. A volte semplicemente perché il figlio si deve assolutamente fare una foto con un tizio vestito da Captain America. Adesso una parte della fiera, quella relativa a tutto ciò che è Giapponese, è persino dislocata molto fuori, con una navetta che fa la spola.
Poi c’è la questione degli interlocutori. Ogni area tematica di Lucca fa riferimento a persone differenti, con agenzie differenti e magari PR differenti. Questo vuol dire dover fare affidamento su un intrico di conoscenze, agende, mail e telefonate ancora più fitto rispetto ad altri casi. Il trionfo delle soft skill, ma anche un continuo chiedere, richiedere, martellare. Non basta quasi mai presentarsi con un pass stampa e sperare di poter passare. Di sicuro non basta se ci sono delle interviste. Come spesso accade però esserci è il modo migliore per farsi vedere e, magari, avere più accessi in futuro.
E infine c’è la questione logistica. Per lavorare bene a Lucca, che tu sia una persona o un gruppo, devi avere almeno uno spazio dove dormire che sia in città o nelle immediate prossimità raggiungibile a piedi. Non si scappa. Spostarsi in macchina dalle città vicine vuol dire comunque restare imbottigliati nel traffico dei visitatori giornalieri in entrata. A patto poi di aver prenotato almeno il parcheggio. E quella casa costerà, tanto, quindi o ti viene fornita da Lucca stessa, perché vieni considerato un giornalista a cui ha senso darla, oppure dovrai trovare altre soluzioni, che spesso richiedono conoscenze, pianificazioni annuali o ampie possibilità di investimento. Cosa che, nel panorama del giornalismo pop, è quasi inesistente.
Il caro affitti nei giorni di Lucca ha ormai raggiunto costi proibitivi e, sommato alla calca, lo rende un evento particolarmente tosto. Non esiste niente come Lucca Comics & Games, nel bene e nel male.
Come affrontarlo, o meglio, come lo affronto io?
Una cosa che gli eventi come questo ti insegnano è che la FOMO, la Fear of Missing Out, te la devi scordare. Non potrai fare tutto ciò che vorrai, è matematicamente impossibile. Devi selezionare, pianificare e poi pianificare di nuovo nel caso le cose si mettessero male. Infine, devi ricordarti che sei una persona, con tutti i suoi limiti, quindi ogni tanto è importante recuperare e riposarsi: altrimenti farai un lavoro di merda.
Niente come Lucca Comics ti ricorda che la tuttologia non esiste e devi decidere ciò di cui puoi, vuoi e sai parlare.
Quando ci andavo solo da giornalista la prima cosa era assicurarsi una casa; quindi, contrattare con gli spazi con cui collaboravo articoli che potevano essere interessanti e di conseguenza parlare con Lucca per sapere se era possibile avere un letto dove dormire.
Quando ce la facevo ottimo, quando non ce la facevo prendevo un treno da Firenze la mattina e uno al ritorno la sera, sgomitando con gli altri visitatori, selezionando le giornate ed evitando quelle più affollate a meno di eventi imprescindibili. Non la soluzione ottimale ma una soluzione.
E quindi la seconda cosa importante era pianificare, pianificare, pianificare. Cosa vuoi vedere? Dove vuoi andare? C’è abbastanza tempo? Hai tempo per riposare? Riesco a spostarmi minimizzando le camminate sotto la pioggia?
Se hai casa dentro va tutto bene: ma se fai il pendolare cosa ti porti dietro? Il minimo necessario per fare una intervista? Il computer? Un treppiede per fare qualche ripresa più interessante? Uno o due caricabatterie portatili? Nel dubbio, viaggiate leggeri: chè a fine giornata sentirete il peso anche di un cavetto.
Portatevi qualcosa per il mal di testa.
Adesso il mio ruolo rispetto al passato è più sfumato perché Lucca mi coinvolge in alcuni panel in veste di moderatore. In più c’è la coordinazione del gruppo di N3rdcore, che da qualche anno riesce a essere presente sempre con tre o quattro persone per coprire più eventi. Non sono più un battitore libero con dei pezzi da piazzare, o quasi e va anche bene così.
Ma questo vuol dire che le domande aumentano: ti sei preparato per tutti i panel? Tutti sanno quello che devono fare? Che cosa facciamo durante gli streaming concordati? Che tipo di contenuti produciamo durante la giornata per raccontare l’evento sui canali di N3rdcore?
A quest’ultimo tema quest’anno abbiamo pensato di rispondere con una soluzione meno convenzionale. Faremo un unico articolo sul sito che verrà aggiornato via via con delle news brevi linkate giorno per giorno, un flusso in cui chi legge potrà scegliere cosa gli interessa più leggere. Vediamo come va.
Riassumendo: Gli eventi richiedono pianificazione, Lucca Comics & Games di più, è essenziale per chi fa questo lavoro, non solo perché ti dà una soddisfazione unica incastrare tutti i pezzi, ma perché è l’unico modo per uscirne senza l’impressione di essersi persi tutto ed evitare lo stress.
Ecco parlando di stress, starò spesso sul palco o magari parlando con persone che hanno forgiato il mio immaginario, come Yu Suzuki: come non impazzisco?
Se vi interessa ne ho parlato qua.
E se passate a Lucca proviamo a salutarci!
LINK!
Come è questa Caduta della Casa Usher su Netflix?
Mi è piaciuto molto, come al solito, questo articolo di
che paragona il marketing al tennis. E al fatto che a volte devi solo fare il tuo. Chissà se vale anche nel mio lavoro.Da grande voglio scrivere come
che riesce a dire cose nuove su un argomento trito come la lettura.Questo pezzo di
che racconta come ha scritto di Super Mario Bros Wonder è puro Heavy Meta. Ora gli faccio causa.
Lucca da ospite massacra: corri da una parte all'altra sperando di non essere in ritardo e di non fare incazzare nessuno.
Quest'anno alloggio a MODENA e scenderemo solo di Sabato. Decisione matta e particolare, ma dobbiamo portare attrezzature costose e gli altri sono di là.
Al netto delle giuste proteste politiche però, un certo tipo di occasioni vanno sfruttate.
Non posso dire di no a quello che vado a fare quest'anno.
Comunque concordo: Lucca è stupenda e anche per me è quasi come Natale.
Però proprio come la festività più amata dai bambini, a 30 anni mi viene da dire che prima era meglio.
Sicuramente una buona parte è anche nostalgia, visto che precovid ci andavo con Debora (ora fa due lavori e col cazzo che vuole impiegare 3 giorni di riposo per Lucca Comics), un po' perché l'organizzazione lascia un po' a desiderare.
Ma ehi, certe cose continuano ad accadere solo in questa città e in questo periodo dell'anno.