Ciò che sono, sarai e il cinema al tempo degli influencer
Siamo proprio sicuri di essere così diversi da tutta quella gente che guardiamo dall'alto in basso? E quando guardi i film quali opinioni contano per te?
Ho passato tutta la mia infanzia e buona parte della gioventù guardando di sfuggita Sentieri, una soap opera americana estremamente longeva (credo la più longeva) iniziata come radiodramma negli anni ’30 e diventata soap negli anni ’50 fino al 2009. È arrivata in Italia nel 1982, avevo un anno, mia madre ha iniziato a guardarla come passatempo mentre mi accudiva.
Ogni giorno prima su Canale 5 e poi su Rete 4 a pranzo la canzone This is the time to remember di Billie Joel era il mio campanellino pavloviano associato al cibo.
In Sentieri ci trovavi di tutto, non solo i classici intrecci amorosi, lutti e tradimenti tipici delle soap ma omicidi, sparizioni e persino un clone. Quando andammo in vacanza negli Stati Uniti mia madre comprava le guide TV locali per sbirciare un po’ a che punto era la programmazione, che era avanti rispetto a quella italiana di almeno un anno.
Appena internet arrivò in casa mi chiese di andare sui fansite americani per scoprire come stava andando, la seguiva molto meno ma era curiosa di leggersi i riassunti e le teorie sul futuro di Reva e della famiglia Cooper.
Nello stesso periodo io mi avventuravo su Geocities per cercare notizie su Dragon Ball e su che diamine fossero questi Super Sayan, mentre leggevo un’altra saga del clone, quella di Spider-Man.
Ci ripensavo in questi giorni arrivando alla conclusione che, di fatto, per quanto io considerassi Sentieri una roba noiosa per casalinghe in cui non ci si capiva nulla, e lei i fumetti qualcosa di scemo da ragazzini in cui non ci si capiva nulla, stavamo facendo la stessa cosa.
Togli le sovrastrutture e il nerd medio con la stanza piena di spillati, statuette e un disegno autografato è totalmente sovrapponibile alla signora che non si è persa una puntata di Amici e Uomini e donne. Entrambi sono in grado di tenere traccia di trame e sottotrame di un’ampia rete di personaggi, entrambi vogliono essere intrattenuti con colpi di scena ma anche atmosfere familiari, che li conforti.
Entrambi vedono l’altro e pensano “ma come fa a guardare quella roba?”.
Ci pensavo perché in queste ore il piccolo grande mondo dei creator, o comunque una considerevole bolla all’interno di esso, è stato percorso in lungo e in largo dal gossip riguardante uno di loro. Non è niente di eclatante: una semplice storia di tradimenti che sconvolgono una coppia in procinto di trasferirsi, succede a milioni di persone.
Ma, e non lo scopriamo oggi, quando succede a qualcuno di famoso diventa improvvisamente uno spettacolo di arte varia, e quando succede a qualcuno che vive molto online diventa una sarabanda di video di chiarimento, chiacchiericcio, commenti, flame, meme e prese di posizione. Non importa neanche che i due cerchino di tenere la fiamma al minimo, il calore salirà che lo vogliano o meno. Sono le spiacevoli clausole in piccolo di una vita in piazza, anzi, due vite in piazza.
Ma quello che mi interessa non è il caso personale di queste persone quanto il pubblico che in pochissimo tempo ha cercato, scavato, analizzato, discusso e litigato. Un pubblico di gente che se gli dicessi di guardare Temptation Island o il Grande Fratello, o magari di comprare Novella 2000 (esiste ancora?) mi riderebbero in faccia.
La TV di Barbara D’Urso e il gossip estivo è roba da boomer, da vecchie, da casalinghe.
E invece.
E invece Webboh1, che fa esattamente quello che facevano i giornali scandalistici negli anni ’80 e ’90, ma virato sull’estetica, i personaggi, le piattaforme e lo stile comunicativo della Gen Z, se lo è comprato Mondadori per una cifra che non conosciamo. Ogni giorno macina milioni di views e ha vari format all’attivo.
E invece quello che funziona più di tutto su YouTube e Twitch è esattamente quello che ha sempre funzionato. Il dramma, le polemiche, la provocazione spicciola. Ieri Sgarbi tirava l’acqua in faccia a D’Agostino in TV mentre Ferrara faceva finta di mantenere la calma, oggi in un talk show di qualche wannabe La Zanzara la gente dice cose orribili o provocatorie per poi iniziare il balletto dei “mi dissocio”, “non ho detto questo”, “siete solo degli hater”. Ieri c’erano Drive In o Colpo Grosso, oggi inviti una con Only Fans per fare l’intervista piccantella.
È la stessa roba, sempre la stessa roba, lo stesso sistema che crediamo di disprezzare, perché siamo diversi, o giovani, o anticonformisti, e che piano piano ci riprende sotto la sua ala.
La cara vecchia storia cara a Fisher secondo cui il Capitalismo ingloba le ribellioni, soprattutto se artistiche o creative, per poi rivendercele. E lo smargiasso rivoluzionario di oggi che ride della signora impegnata nel gossip e avida di tv spazzatura domani passerà una giornata a litigare perché il Creator con cui ha una relazione parasociali si è mollato per poi seguire una trasmissione su Twitch che ne parla e dice “tutta la verità”.
(Tanz mi suggerisce “la gente non guardava Mare Fuori sulla Rai e l’ha scoperto su Netflix perché la Rai è da vecchi).
Il successo non si basa sul venderti roba nuova, ma sul vendere la solita roba con una faccia nuova.
“Chi ha bisogno della critica se gli studi cinematografici possono contare sulle lodi degli influencer?”
Se lo chiede nel titolo un articolo del Guardian2 che descrive l’attuale situazione della critica cinematografica mondiale.
Una situazione in cui il controllo sulla comunicazione è spesso estremo (qua si parla di Barbie, esempio un po’ peculiare perchè sto film secondo me si vendeva quasi da solo, ma vi assicuro che vale per moltissime altre cose) e vede da una parte le varie personalità della rete invitate alle anteprime, che non vedono l’ora di diventare hype machine per il puro gusto di essere invitate, ricevere gadget o magari fare attivamente parte della campagna pubblicitaria (sperando che scrivano #ad), e dall’altra una torma di critici sottopagati, delusi, ignorati e relegati alla seconda pagina di Google che vengono messi in disparte. Anche perché lo spazio di un cinema è finito e più persone esterne alla critica inviti, meno critici puoi invitare.
Nel caso specifico, viene evidenziata una pratica molto diffusa: mentre chi deve scrivere una recensione può farlo solo dopo una data prefissata, spesso viene chiesto a chi è presente alle proiezioni in anteprima di condividere opinioni a caldo, meglio se positive.
La descrizione fatta nell’articolo è abbastanza fedele ed è un tema che abbiamo affrontato spesso, non solo per il cinema ma per tutto l’arco dell’intrattenimento.
Credo però che sia un articolo un po’ troppo furbo nel vedere il grande male solo negli influencer acritici, questi chiassosi ultimi arrivati pronti a svendersi. Ci vedo un po’ troppa dicotomia, visto che anche tantissima stampa non vede l’ora di tenersi buoni i PR e di fare viaggi, ed è disposta non tanto a evitare le stroncature ma a cercare di parlare di qualcosa senza condannarlo troppo.
Ci sono tantu modi per farlo, basta concentrarsi sui lati positivi, dire che tutto sommato era un prodotto coraggioso, altri valori produttivi, comunque un prodotto solido, occuparsi di una intervista ai talent senza addentrarsi troppo e così via. Anche perché spesso chi scrive non vuole passare la giornata a moderare i commenti inferociti dei fan né vuole perdere i loro follow sui social.
E questo senza contare che, per quanto essere amici di tutti e non dire niente di male è un modo semplice per lavorare tanto e tranquillamente, c’è tutta una nicchia di gente che fa il percorso opposto e basa la sua dramatis persona sul populismo di essere “quelli che dicono le cose in faccia”, che non si piegano al mercato e che magari applicano il più bieco gatekeeping per cui il cinema (o i videogiochi) veri sono solo quelli che dicono loro.
Anche perché è ancora molto diffusa l’idea che la stampa sia “corrotta” e “collusa” mentre i content creator lo fanno per passione e sono più puri. Cosa che non potrebbe essere meno vera di così, perchè qualsiasi influencer in qualche modo deve tenere in piedi la baracca e le sponsorizzazioni, più o meno palesi sono uno dei sistemi più efficaci, così come cercare di tenersi amici marchi grandi e piccoli.
Ci sarebbe poi da capire effettivamente quanto gli influencer, ma anche le recensioni della critica, incidano sulle riflessioni del pubblico. Sono abbastanza convinto che l’amico che ti dice “vai, è mitico/non andare, è una merda” conti ancora di più.
L’articolo resta comunque una lettura molto interessante per capire in che stato versa non tanto l’intrattenimento ma tutto il carrozzone che ci gira attorno e quanto sia complicato oggi cercare una strada che sia il più possibile etica, ma sappia anche incontrare i gusti del pubblico. Il tutto per cercare di non diventare i predicatori nel deserto: magari c’hanno pure ragione, ma son costretti a mangiarsi gli scorpioni cotti al sole.
Note personali.
Che ne dite della versione audio? L’ho esportata anche come podcast, grosso errore perchè ci dovevo tenere solo le interviste o bueno? Ditemi che ne pensate!
È probabile che settimana prossima non ci sia la newsletter perché sono in press tour in Giappone, ma non si sa mai. Intanto continua la mia follia di fare video su YouTube, raccontando e raccontandomi, cercando di imparare qualcosa nel processo.
Link e cose da sapere
Twitch ha bloccato la possibilità di sponsorizzare e fare streaming di partite di Counter Strike dove si scommettono le skin. Se la cosa vi stupisce sappiate che queste skin possono essere convertite in denaro vero, girano somme molto grosse e sono un modo per riciclare denaro.
Il produttore della serie The Witcher ha detto che spesso tocca semplificare le cose se vuoi piacere al pubblico americano perchè il loro contesto storico è molto più lineare di quello europeo.
Baldur’s Gate 3 è arrivato in questi giorni e sembra già enorme e spettacolare come c’era da aspettarsi. Ecco alcuni consigli per iniziare. Se vi piacciono gli RPG e Dungeon’s and Dragons pensateci seriamente.
Sapevate che esiste un campionato esport… di Excel?
1. finalmente la voce (forse era anche nelle precedenti e me la sono persa? Controllo, ero in giro)
2. Gli schemi sono, appunto, schemi e si ripetono.
3. Dobbiamo collocarci per trovare un senso e includere o escludere fa parte del gioco. In fondo si tratta di comunità con regole e tribunali. La comunità è una delle strutture sociali più longeve e forti, essendo pure la base della società.
Sante parole. Seguo Webboh da un paio d’anni più che altro per avere una finestra su quel tipo di mondo e devo dire che l’impostazione è molto Novella 2000. Sono furbissimi ed effettivamente danno al pubblico quello che vuole... le storie acide 😜