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Avatar di Massimo Lanzi

Come dici bene tu c'è una continua e diffusa richiesta di "educazione": alla giustizia viene chiesto di "educare", alla scuola viene chiesto di "educare" e, paradossalmente, è la stessa politica che si fa portavoce di questi appelli. Credo però che tutto si basi su di un fraintendimento perché, nella maggior parte dei casi, l'"educazione" viene intesa come il trovare delle punizioni per sbaglia in modo che capisca che non si fa così. Un'interpretazione dell'educazione per errore e punizione che -oltre ad essere pedagogicamente superata- si riduce a mero addestramento e può funzionare bene per i ratti, meno per le persone. Educare non è un atto banale e soprattutto non è un atto unidirezionale (io educo te), ma una "relazione", un azione collettiva che vede coinvolti diversi attori: la scuola, la famiglia, i media, la politica,...Siamo animali sociali e impariamo confrontandoci e osservandoci l'un l'altro di conseguenza lo strumento educativo fondamentale è l'esempio. Questa richiesta continua di "educazione" per conto terzi è, invece, un sottrarsi alla propria responsabilità di "educatore" -cioè di costruttore di esempi e di modelli - che si parli di genitore, di insegnante, di giornalista, di creator, perché, come sempre, vorrebbe dire mettersi in discussione, fare fatica, spesso sbagliare e non potersi dire "io non c'entro, non tocca a me". Scusa la lunghezza.

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Avatar di martino/pietropoli

Hai spiegato benissimo il compito del sistema giuridico e la ricerca inevasa di un significato. In quello spazio ci sono tutti quelli che ciarlano e producono meme di un cinismo estremo per aggiungere solo disturbo al rumore, sperando di essere notati.

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