feb 10·modificato feb 10Messo Mi piace da Lorenzo Fantoni
Se ripenso alla mia gavetta, è proprio cambiato tutto. Credo di aver accumulato un certo numero di lavori e assolto compiti "formativi", ma l'evoluzione è stata abbastanza rapida. L'impatto, però, è stato molto utile, in maniera a tratti brutale. Quando ho iniziato mi è stato chiesto, come prima cosa, di recensire un gioco di cui sostanzialmente non fregava niente a nessuno (Pro Pinball The Web, un simulatore di flipper per PlayStation). A me andava benissimo così, sono tornato a casa con il gioco e ci sono rimasto per un po'. Una decina di giorni dopo mi sono ripresentato in redazione con l'articolo e il gioco, il commento del caporedattore: "ah, ben tornato, credevo fossi scappato con il gioco". Insomma, forse avrei dovuto metterci di meno. Quella prova è andata bene e si è passati alle traduzioni, in assenza di giochi di secondo/terzo piano da assegnarmi. Erano mesi in cui mi veniva data la fotocopia di un articolo di Games Master (UK) da mezza pagina e dovevo tramutarlo in due pagine su Game Power. È stata una palestra interessante, che mi ha consegnato l'abilità (non sempre amabile) di improvvisare e di allungare un po' a casaccio (mi servì anche a scuola). Sono andato avanti a lungo a tradurre e riadattare per altre riviste dello stesso editore. Mi facevo pomeriggi in redazione a tradurre le soluzioni dei giochi già nell'impaginato su Mac, imparando qualcosa anche lì, ma già nei primi mesi ero riuscito a farmi assegnare una recensione a cui tenevo tantissimo: J. League Perfect Striker per Nintendo 64. E ce la feci semplicemente perché mi ero comprato io il gioco. Ma credo che andò abbastanza bene. Sempre nello stesso periodo, quando già sentivo di aver ormai preso dimestichezza con la cosa, scrissi una recensione ridicola che credevo fosse molto divertente (era per International Superstar Soccer Deluxe per Psx), lo stesso caporedattore (a cui voglio molto bene), la lesse e mi fece sapere che "questa volta OK, ma mai più". Non è successo mai più. La prima recensione di un gioco da copertina è arrivata dopo un anno e mezzo credo, ma poi, grazie al mercato editoriale del settore che stava esplodendo, mi sono ritrovato a nemmeno tre anni da Pro Pinball The Web a dover coordinare una rivista. Questo quasi unicamente perché l'editore (intanto era cambiato) non ne sapeva nulla e gli bastava buttare qualcosa in edicola. Prima c'era stato Console Keeper, online, che era stato un altro anno e mezzo di "impariamo l'internet". Ma insomma, la mia gavetta in senso più tecnico e cronologico è durata tutto sommato poco, anche se mi è stata utilissima (con gli esempi di correzioni brutali e di lavori apparentemente insulsi che mi hanno insegnato qualcosa potrei andare avanti un bel po' - forse per quello non mi pesava continuare a fare quelle cose anche quando ho iniziato a essere io il responsabile della rivista).
Sono andato un po' lungo, scusate l'egomania.
E sono pure andato un po' fuori tema. Scusate l'egomania.
No invece hai fatto benissimo perchè è l'esempio lampante di cosa fosse la gavetta: iniziare piano, con piccole cose, sbagliare, trovare i confini del proprio lavoro, superarli, venire corretti, avanzare nelle proprie mansioni. Io ho senza dubbio avuto degli avanzamenti, ma la sensazione oggi è che nella maggior parte dei casi si resti più o meno nel limbo di quello che fa cose, ma senza grandi passi avanti, e che quelle cose potresti farle ovunque e cambierebbe poco. O almeno, è la mia prospettiva personale, arrivato ai 43 anni e pagato sempre a pezzo, senza grandi possibilità di fare avanzamenti. Forse l'unico avanzamento che dovevo fare lo dovevo fare da solo, ma non ho ancora capito come. E nel frattempo son là che mi chiedo "ma la situazione sta stagnando perché sono io, per il mercato del lavoro, per il caso, per il culo". E quindi boh, non capisco mai quando la formazione finisce e inizia la fase successiva. Ma credo a questo punto che sia una roba mia.
Se ripenso alla mia gavetta, è proprio cambiato tutto. Credo di aver accumulato un certo numero di lavori e assolto compiti "formativi", ma l'evoluzione è stata abbastanza rapida. L'impatto, però, è stato molto utile, in maniera a tratti brutale. Quando ho iniziato mi è stato chiesto, come prima cosa, di recensire un gioco di cui sostanzialmente non fregava niente a nessuno (Pro Pinball The Web, un simulatore di flipper per PlayStation). A me andava benissimo così, sono tornato a casa con il gioco e ci sono rimasto per un po'. Una decina di giorni dopo mi sono ripresentato in redazione con l'articolo e il gioco, il commento del caporedattore: "ah, ben tornato, credevo fossi scappato con il gioco". Insomma, forse avrei dovuto metterci di meno. Quella prova è andata bene e si è passati alle traduzioni, in assenza di giochi di secondo/terzo piano da assegnarmi. Erano mesi in cui mi veniva data la fotocopia di un articolo di Games Master (UK) da mezza pagina e dovevo tramutarlo in due pagine su Game Power. È stata una palestra interessante, che mi ha consegnato l'abilità (non sempre amabile) di improvvisare e di allungare un po' a casaccio (mi servì anche a scuola). Sono andato avanti a lungo a tradurre e riadattare per altre riviste dello stesso editore. Mi facevo pomeriggi in redazione a tradurre le soluzioni dei giochi già nell'impaginato su Mac, imparando qualcosa anche lì, ma già nei primi mesi ero riuscito a farmi assegnare una recensione a cui tenevo tantissimo: J. League Perfect Striker per Nintendo 64. E ce la feci semplicemente perché mi ero comprato io il gioco. Ma credo che andò abbastanza bene. Sempre nello stesso periodo, quando già sentivo di aver ormai preso dimestichezza con la cosa, scrissi una recensione ridicola che credevo fosse molto divertente (era per International Superstar Soccer Deluxe per Psx), lo stesso caporedattore (a cui voglio molto bene), la lesse e mi fece sapere che "questa volta OK, ma mai più". Non è successo mai più. La prima recensione di un gioco da copertina è arrivata dopo un anno e mezzo credo, ma poi, grazie al mercato editoriale del settore che stava esplodendo, mi sono ritrovato a nemmeno tre anni da Pro Pinball The Web a dover coordinare una rivista. Questo quasi unicamente perché l'editore (intanto era cambiato) non ne sapeva nulla e gli bastava buttare qualcosa in edicola. Prima c'era stato Console Keeper, online, che era stato un altro anno e mezzo di "impariamo l'internet". Ma insomma, la mia gavetta in senso più tecnico e cronologico è durata tutto sommato poco, anche se mi è stata utilissima (con gli esempi di correzioni brutali e di lavori apparentemente insulsi che mi hanno insegnato qualcosa potrei andare avanti un bel po' - forse per quello non mi pesava continuare a fare quelle cose anche quando ho iniziato a essere io il responsabile della rivista).
Sono andato un po' lungo, scusate l'egomania.
E sono pure andato un po' fuori tema. Scusate l'egomania.
No invece hai fatto benissimo perchè è l'esempio lampante di cosa fosse la gavetta: iniziare piano, con piccole cose, sbagliare, trovare i confini del proprio lavoro, superarli, venire corretti, avanzare nelle proprie mansioni. Io ho senza dubbio avuto degli avanzamenti, ma la sensazione oggi è che nella maggior parte dei casi si resti più o meno nel limbo di quello che fa cose, ma senza grandi passi avanti, e che quelle cose potresti farle ovunque e cambierebbe poco. O almeno, è la mia prospettiva personale, arrivato ai 43 anni e pagato sempre a pezzo, senza grandi possibilità di fare avanzamenti. Forse l'unico avanzamento che dovevo fare lo dovevo fare da solo, ma non ho ancora capito come. E nel frattempo son là che mi chiedo "ma la situazione sta stagnando perché sono io, per il mercato del lavoro, per il caso, per il culo". E quindi boh, non capisco mai quando la formazione finisce e inizia la fase successiva. Ma credo a questo punto che sia una roba mia.