Non è crisi, è più una "dry run"
Ci risiamo con l'Hollywood Reporter, mentre il settore della stampa videoludica all'estero si fa un po' più piccolo.
“Non lo si può chiamare rimpianto perché mi è andata benissimo. Ma sono convinto che, se fossi stato di sinistra, la mia carriera sarebbe stata più agevole. Per esempio, non avrebbero ridimensionato o cercato di chiudere Porta a porta”.
Volevo aprire questa puntata citando l’ultima intervista a Bruno Vespa perché mi pare che all’interno delle sue parole confluiscano veramente tanti temi che abbiamo affrontato in questi anni. La retorica della vittima di chi invece è al potere, l’immobilismo del settore che ancora ruota ancora a personaggi che dominano ancora la scena e non hanno alcuna intenzione di mollare il colpo, l’ansia di venire “silenziati” quando sei un personaggio pubblico con trasmissioni, libri e interviste all’attivo.
E poi pure il coraggio e l’audacia di dire tutte queste cose, che è quello che mi stupisce sempre.
Ma d’altronde io sono di sinistra, guarda che bella carriera agevole ho avuto.
Intanto la mia campagna elettorale continua, tra esaltazione e momenti di dubbio, come normale che sia. Imparo soprattutto tante cose, che un sacco di politica si muove nell’associazioni che annusano chi potrebbe dargli di più, e che tanto si basa non sul far capire che hai il programma migliore, ma che tanto vincerai tu, che tendenzialmente se sei di sinistra pensano che tu debba vestirti male, che non è un sistema in cui tutti sono sullo stesso livello e che gli unici soggetti che possono renderlo tale sono gli elettoeri che si prendono la briga di informarsi. Utopie.
Però le signore anziane quando faccio volantinaggio mi adorano.
Sappiate che c’è un piccolo gemellaggio che sta nascendo, quindi oltre ai soliti link vi segnalo in particolare queste due pubblicazioni con qui c’era già intesa. Nascerà altro? Vorrei potervelo dire, ma la verità è che non lo so.
Allarme a Hollywood
Sicuramente una vita più agevole di Hollywood Reporter Italia (anzi, ROMA) che è nuovamente in agitazione e ha annunciato1 qualche giorno fa un altro sciopero a cui è seguito un comunicato stampa che è un esempio dell’attuale situazione almeno quanto la risposta di Bruno Vespa. Perché le tre parti coinvolte, giornalisti, direttore e editore, parlano tre lingue differenti e a volte inconciliabili. D’altronde i soldi sono il più efficiente traduttore, se mancano quelli diventa una Babele.
“Ancora una volta – l’ennesima – nonostante gli annunci e le reiterate promesse di una stabilizzazione del quadro finanziario, si registra un forte ritardo nel versamento degli stipendi, con accumuli di mensilità erogate che in alcuni casi sono di notevole dimensione. Di nuovo ci troviamo costretti a ribadire di aver continuato a lavorare per mesi a fronte di già immense difficoltà economiche di tutti i redattori e dei collaboratori, mentre la messa in sicurezza del quadro economico dell’impresa – più volte annunciata dall’editore – appare allontanarsi ogni giorno di più.”
Il messaggio è sempre il solito che noi freelance e assunti riportiamo ogni volta: i quattrini non ci sono perchè qualcuno si è fatto male i conti, noi lavoriamo, vi diamo il nostro tempo e la nostra professionalità credendo alle vostre parole, ma i soldi continuano a non esserci e senza di noi il giornale non si fa. O magari lo fai pure, ma scordati questa copertura.
Poi c’è la dichiarazione del direttore, Boris Sollazzo, che ovviamente solidarizza con la forza lavoro, riportando gli ottimi risultati del sito. Ma non può fare niente di più. Che poi ammetto che riportare i risultati del sito, per quanto possa sembrare una mossa legittima, non cambia le cose più di tanto.
Innanzitutto perché, tutto sommato, mi aspetto che una pubblicazione con le risorse, la fama e i contatti di Hollywood Reporter possa permettersi servizi e interviste che attirino click, secondo di poi perché siamo comunque nel primo anno di pubblicazione, quindi anche una fase di rodaggio sarebbe corretta, terzo perché su internet il “successo” è qualcosa di legato solo in parte al lavoro della redazione: c’è la SEO, c’è come ti muovi sui social e un sacco di altre dinamiche tutto sommato indipendenti da un ottimo lavoro. Soprattutto perché su internet puoi fare un ottimo lavoro e comunque essere letto da quattro gatti.
Ma il vero capolavoro è la risposta dell’editore. C’è un interessante dato che parla di 2 milioni spesi nel primo anno con 5 assunzioni e vari collaboratori e traduttori. Sarebbe utile capire se questa cifra riguarda solo la forza lavoro o anche feste, eventi, redazione fisica o altro, perché messa così vuol dire poco.
Che uno pensa magari che sia eccessivo raccontare sempre il distacco e la totale mancanza di empatia di chi vive l’editoria come una semplice altra industria in cui investire e chi ci lavora veramente, ma leggete queste parole.
“Ciò che nel comunicato è visto come pericolo, è invece spending review. Con il primo anno di vita che considero un dry run oggi ho una chiara evidenza di come funziona questo tipo di macchina, l’effort che deve essere indirizzato e la struttura dei costi necessaria allo sviluppo del progetto consolidando l’asset internazionale”
Vi sembrano le parole di una persona che vuole rassicurarvi?
Fa anche strano che alla fine dell’intervento si metta tra i vanti una cosa che dovrebbe essere normale. “offro massima libertà di espressione al direttore che nella sua linea editoriale è in grado di poter argomentare, informare il pubblico senza i tipici vincoli imposti solitamente dal marketing, vendite o dall’influenza delle relazioni esterne”.
Ah beh, grazie eh. Considerando poi che si portarono ai Golden Globe anche il sindaco di Roma2, e dubito abbia dormito in un motel, la frase ha decisamente un sottotesto ironico. Senza contare che, davvero, se hai finito i soldi dopo un anno forse qualcuno non sa proprio fare un business plan.
Della situazione se ne è occupato anche Il Post3 in cui bene o male viene ripetuto ciò che già sappiamo ed evidenziato quello che qualsiasi freelance conosce da anni: che i progetti editoriali si reggono, fondamentalmente, sugli eventi, i panel, i corsi, gli incontri e la relativa raccolta pubblicitaria, (vale per GEDI, Condenast, Startupitalia ecc) che al di là delle chiacchiere qualcuno ha gestito male i soldi o ha sottovalutato le spese, contando soprattutto sul fatto che la gente, alla fine, il suo lavoro lo vuole fare perché ci tiene e magari ci ha lavorato anni. Che già la fuga di Concita De Gregorio doveva farci capire qualcosa (e secondo me, pure la sua nomina). E se alla fine in qualche maniera, grazie a un contratto, viene tutelato, tutti i collaboratori esterni (aka gli stronzi come me) restano là ad aspettare.
Chi può permetterselo sparisce e non lo vedi più e ci scherza su, chi invece spera in quei soldi cerca di tenere toni civili.
E intanto il settore, le sue emozioni e le speranze di chi ci lavora muoiono un altro po’.
Consolidamenti
“Anche questa settimana hai la puntata di Heavy Meta già pronta” mi hanno detto commentando la notizia che IGN si è comprato tutta la galassia di siti gaming che comprende Eurogamer, VG247, GamesIndustry.biz e Rock Paper Shotgun. Fino a oggi il gruppo era di proprietà di ReedPop, azienda che organizza eventi come il New York Comic-Con (ma che ha fallito nel far rinascere l’E3, una volta la più famosa fiera di videogiochi al mondo).
Cosa comporta questo per il panorama internazionale? Quale indipendenza ci potrà essere se un brand stipula dei contratti pubblicitari, assicurandosi un occhio di riguardo da così tante testate? Che fine farà la gente mandata via? (Di solito si aprono una newsletter o un progetto come Aftermath). Questo lo sapremo solo nei prossimi mesi.
Ma perché un sito grosso di videogiochi si compra altri siti di videogiochi? Per lo stesso motivo per cui avvengono operazioni del genere anche in altre industry: aumentare il bouquet di siti sui quale fare raccolta pubblicitaria, attraverso un pubblico sempre più ampio e che ormai tende a crescere solo comprando altri siti. Può essere una strategia più semplice e veloce rispetto alla crescita organica, all’attuare le strategie giuste per far crescere il tuo pubblico, soprattutto se sei già grande.
IGN è uno dei siti di cultura pop più grossi nel panorama occidentale che fa capo all’editore ZiffDavis, il quale già posside anche Humble Bundle, famoso store che vende videogiochi e altri beni digitali a basso prezzo, era difficile che crescesse ancora di più essendo già in cima alla catena alimentare.
In questo modo si mette in saccoccia una roccaforte dell’utenza inglese ed europea come Eurogamer e il principale sito di informazioni business del settore e altri siti che parlano di videogiochi, magari con un tono diverso dal suo.
Ovviamente dopo l’inevitabile giro di licenziamenti per “ottimizzare” le spese e sfrondare le sovrapposizioni, che è già iniziato in queste ore.
Fa strano pensare che sia Eurogamer che IGN hanno tentato l’avventura anche in Italia col franchising (cioè io sfrutto il marchio, accedo alle tue risorse esclusiva e ti pago una cifra ogni mese per farlo) ma non è andata benissimo. Eurogamer ha chiuso recentemente dopo anni e IGN viene tenuto in piedi da un gruppo di persone valorose di fronte a un trattamento economico che, presumo, sia molto, molto basso.
Ma queste cose accadono anche da noi e da anni e in qualsiasi industria. Si chiamano “consolidamenti”, ovvero quando il più grosso si compra qualcuno dei più piccoli per essere ancora più grosso.
SpazioGames è stato acquisito da 3Labs (www.3labs.it), che è il gruppo proprietario di Tom's Hardware Italia e TechRadar Italia, che aveva già Game Division come verticale sui videogiochi. Quindi di fatto hai due siti “concorrenti” sotto lo stesso cappello. Netaddiction, che è l’editore di Multiplayer, ha al suo interno anche GamePlay Cafè, progetto tra l’altro sviluppato proprio da un ex Multiplayer, e Lega Nerd, l’ormai svuotato contenitore geek creato da Antonio Moro che raccoglie notizie un po’ di ogni tipo.
Ma poi pensiamo a GEDI, che è proprietaria sia di Repubblica che de La Stampa (e che sulle due testate condivide spesso gli stessi articoli) e altre testate (e molte le ha svendute o chiuse, soprattutto nel giornalismo locale, in questi anni), oppure Angelucci, che possiede Giornale, Libero e Il Tempo e vuole comprarsi AGI.
Da sempre queste operazioni di consolidamento e accentramento vengono fatte per, da una parte, aumentare la propria raccolta pubblicitaria e dall’altra assicurarsi la tranquillità di un grande editore. Tranquillità che di solito è una pia illusione perché all’editore interessano più i potenziali lettori che arrivano col minimo sforzo che lo stato di salute della stampa.
Sono operazioni che mi ricordano sempre che alla fine la concorrenza, il pluralismo e tutte quelle norme che di solito vengono citate quando si parla dei vantaggi del libero mercato sono spesso solo parole.
(Un’altra lunga settimana si è conclusa, scusate il ritardo, poi torneranno mail più ragionate e tempi più umani, magari anche meno refusi)
Link e altre cose
Su N3rdcore si è parlato di Furiosa, che non è piaciuto molto a
e ovviamente c’è chi s’è indispettito perchè se dici che per una volta potremmo anche avere una protagonista femmile che non viene determinata da un uomo sembra che stai tagliando le palle a tutti i maschi che leggono.Studiofrizzy, che vi invito a seguire su Instagram, ha iniziato una retrospettiva su King’s Field, vecchio videogioco che forse non tutti ricordano, fatto dagli stessi di Dark Soul’s, Bloodborne, Elden Ring eccetera.
Continua anche la bellissima rubrica su Ship, Fandom e cose varie. Stavolta si parla delle Slash, cosa sono? Beh scopritelo, c’entra Star Trek.
Questa striscia su Instagram mi ha fatto molto male.
Tra immagini fatte con la IA per spaventare gli anziani con un Cristo incinto voluto dall’Europa e video di vecchi pestaggi tirati fuori ora per parlare di sicurezza la Lega sta come sempre tirando fuori il meglio di sé per queste elezioni. Vorrei dire che frega qualcosa a qualcuno ma ormai sappiamo che se una persona vuole credere o sostenere qualcuno probabilmente lo farà anche di fronte al più razionale dei ragionamenti.
Comunque dai, tutto bene nel giornalismo italiano, c’è quel bel clima di repressione e incarceramenti preventivi che fa primavera.
È morto ICQ, a dire il vero pensavo fosse già andato, comunque ne parlai qua (e forse dovrei tornare a scrivere cose là dentro)
https://www.hollywoodreporter.it/media-e-tv/il-comunicato-sindacale-dellassemblea-dei-giornalisti-di-thr-roma-del-21-maggio-2024/112055/
https://www.hollywoodreporter.it/serie/festival-e-premi-serie/anche-roberto-gualtieri-ai-golden-globes-ospite-di-the-hollywood-reporter-roma-e-delleditore-jay-penske/80941/
https://www.ilpost.it/2024/05/25/hollywood-reporter-roma/