Io ho iniziato un paio di anni fa e mi sto tenendo aggiornato in maniera essenziale un mio sito , nome e cognome. Ed è vero: serve perché puoi dare un tuo link diretto, puoi spiegare cosa hai fatto senza inserire profili di social che non hanno tutti per obbligo. E diventa anche un archivio personale: chi sono, cosa faccio, cosa ho fatto.
E ti dò un esempio di oggi:. giovedì faccio una cosa tipo presento-il-mio-primo-romanzo e mi avevano fatto una intervista ma il sito, la testata locale del caso è in panne con i server. Risolveranno, ma io esco giovedì e domenica con le due presentazioni: e allora mi sono inserito al volo nel mio sito l'intervista, giusto perché ha senso, è nella pagina dedicata al romanzo, ha una casa che non dipende da sé gira il link su facebook o altro.
Hai detto un sacco di cose sensate, come sempre. E sì, Substack è la cosa che mi fa pensare e respirare meglio online; spero proprio che regga, anche in caso di collasso apocalittico dei social media 😄.
Credo che abbia i suoi difetti eh (e onestamente sta corsa al video mi spaventa) però al momento ci si sta bene e si cresce in modo sensato. Però credo anche che un sito proprio serva sempre.
Ho letto questo post con attenzione, me lo salvo e poi lo rileggerò nuovamente. Parla di un tema che mi è caro e mi pone di fronte a degli interrogativi che dovrò affrontare, prima o poi, dato che sto cercando di capire se e come dare un futuro alle cose di cui mi occupo.
Non mi piace parlare al prossimo di ciò che faccio, sui social: talvolta ci passo sopra e metto un link sul mio profilo, ma talvolta mi infastidisce; talvolta quasi mi ripugna.
Al momento non so come superare una questione che, in passato, è stata anche fonte di controversie nei confronti di terzi, che usavano i miei spazi come vetrine personali. Non posso nemmeno dire che rimando all'anno prossimo, perché ormai ci siamo!
Sì, si vede eccome, altrimenti non avrei scritto il commento perché mi espongo con difficoltà su certi argomenti. Visto che c'era anche il discorso su Substack, per il momento per quanto riguarda l'Italia si dimostra ancora una piattaforma molto "onesta", forse perché ancora piccola. Siamo, in un certo senso, al riparo dagli eccessi turbocapitalisti yuk yuk look-at-me tipici degli omologhi americani, che mietono successi replicando un po' in un contesto diverso le dinamiche dei fuffaguru di youtube e similari. Spero rimanga ancora così per un po' :)
Io ho iniziato un paio di anni fa e mi sto tenendo aggiornato in maniera essenziale un mio sito , nome e cognome. Ed è vero: serve perché puoi dare un tuo link diretto, puoi spiegare cosa hai fatto senza inserire profili di social che non hanno tutti per obbligo. E diventa anche un archivio personale: chi sono, cosa faccio, cosa ho fatto.
E ti dò un esempio di oggi:. giovedì faccio una cosa tipo presento-il-mio-primo-romanzo e mi avevano fatto una intervista ma il sito, la testata locale del caso è in panne con i server. Risolveranno, ma io esco giovedì e domenica con le due presentazioni: e allora mi sono inserito al volo nel mio sito l'intervista, giusto perché ha senso, è nella pagina dedicata al romanzo, ha una casa che non dipende da sé gira il link su facebook o altro.
Insomma, una propria casa serve proprio...:)
Hai detto un sacco di cose sensate, come sempre. E sì, Substack è la cosa che mi fa pensare e respirare meglio online; spero proprio che regga, anche in caso di collasso apocalittico dei social media 😄.
Credo che abbia i suoi difetti eh (e onestamente sta corsa al video mi spaventa) però al momento ci si sta bene e si cresce in modo sensato. Però credo anche che un sito proprio serva sempre.
Sono d'accordo. Infatti pure io ho preso un dominio per un mio sito, ma devo ancora costruirlo: lo metto come proposito per il 2025.
Ho letto questo post con attenzione, me lo salvo e poi lo rileggerò nuovamente. Parla di un tema che mi è caro e mi pone di fronte a degli interrogativi che dovrò affrontare, prima o poi, dato che sto cercando di capire se e come dare un futuro alle cose di cui mi occupo.
Non mi piace parlare al prossimo di ciò che faccio, sui social: talvolta ci passo sopra e metto un link sul mio profilo, ma talvolta mi infastidisce; talvolta quasi mi ripugna.
Al momento non so come superare una questione che, in passato, è stata anche fonte di controversie nei confronti di terzi, che usavano i miei spazi come vetrine personali. Non posso nemmeno dire che rimando all'anno prossimo, perché ormai ci siamo!
Ti capisco benissimo, non so se si vede o no, ma io faccio una fatica boia a promuovere le mie cose a promuovere me stesso.
Sì, si vede eccome, altrimenti non avrei scritto il commento perché mi espongo con difficoltà su certi argomenti. Visto che c'era anche il discorso su Substack, per il momento per quanto riguarda l'Italia si dimostra ancora una piattaforma molto "onesta", forse perché ancora piccola. Siamo, in un certo senso, al riparo dagli eccessi turbocapitalisti yuk yuk look-at-me tipici degli omologhi americani, che mietono successi replicando un po' in un contesto diverso le dinamiche dei fuffaguru di youtube e similari. Spero rimanga ancora così per un po' :)