Io sono uno di quelli che sostiene che la enshittification sia iniziata con la chiusura di Google Reader. Fortunatamente mi salvo con Feedly, una delle 3 o 4 app che uso tantissimo, tutti i giorni. Buona estate
Bellissimo racconto, Lorenzo. Io ricordo vividamente quando vidi comparire per la prima volta l'icona con la mia faccia e il mio nome e, dopo anni tra nickname e avatar nei forum, mi sentii un po' eroso nell'identità, come le popolazioni dell'Amazzonia si sentivano derubate quando ricercatori occidentali arrivarono e gli scattarono delle foto.
Forse essere un Millennial, come dici tu, mi ha permesso di vivere i mutamenti con gradualità e riuscire a esserne consapevole.
Sul fronte informativo, io devo dire che sono riuscito a costruirmi una dieta sana soprattutto grazie alle newsletter.
Sai che sarebbe proprio quello che serve una guida per una sana dieta informativa. Credo che il compito di chi facilita potrebbe diventare una professione.
In teoria, dico in teoria, fare curatela sarebbe compito anche dei giornalisti tipo me... ma il problema non è tanto fare selezione (il post è un buon esempio in questo caso) il problema è farsi ascoltare, riuscire a farlo tenendo fuori i propri bias... però sì, sarebbe una bella professione.
Infatti, magari fossero tutti come te e come al Post. Il problema è proprio nella ricezione, nel senso che spesso manca la volontà di ricevere informazioni.
Credo sia un discorso molto ampio però sarebbe bello ragionare in modo allargato e pubblico sul concetto del 'facilitare', aggiungendoci tutti i punti critici (sia per chi dovrebbe facilitare sia per chi riceve).
si è un discorso enorme che secondo me avrebbe bisogno di una rete di professionisti e una piattaforma condivisa per poter cambiare effettivamente qualcosa.
Io sono uscito devastato dal passaggio da Blackberry ad IPhone. Dicevo, io "col touch" non mi troverò mai bene, ora ho 3 ore al giorno di Screen Time. Ah, l'amata sferetta del BlackBerry e quei tastini che dovevi avere le dita di Heidi per scrivere un messaggio che non fosse "sougaoasdhsaofèuèuaèdoua".
Io avevo grosse remore sul touch e molto sono state dissipate, ma le tastiere touch restano una allucinazione collettiva e una cosa a cui ci siamo abituati ma non sono assolutamente usabili né pratiche.
Intanto, grazie per l'articolo, che mi fa sentire meno solo davanti al marasma informativo dell'internet di oggi. E forse anche questa è una differenza col passato, quando nei primi Duemila mi affacciai alla rete la prima impressione fu quella di entrare a far parte di una comunità. Ora tutto questo non lo trovo più, ma solo isolamento davanti a uno spazio infinito di cose che luccicano cercando di attirare la mia attenzione.
Per carità, per il lavoro che faccio, Internet è utilissimo, se non essenziale - anche allo stato attuale e sebbene la mia attività si traduca nel cartaceo. Ma sapere che tempo faceva a Pizzocalabro il 13 settembre 1963, se ci fosse o meno la Luna piena, o qualsiasi altra informazione di cultura generale e la rapidità in cui si possono recapitare fa tutta la differenza del mondo, in termini di velocità ed efficenza, quando stai editando un libro.
Però questo riguarda ricerche mirate (comunque non sempre semplici).
Il problema lo ritrovo nel mondo dell'Informazione, appunto. Fatico a star dietro anche solo alle notizie quotidiane, ad alimentare giornalmente la mia cultura generale. Non trovo una testata giornalistica che su internet mi dia qualcosa in più a parte la mera notizia circondata da spam e notizie fake fatte per attirare click. È frustrante e porta alla rinuncia.
Trovo, invece, che spazi come la tua newsletter stiano percorrendo la giusta via. A partire dal fatto che la lettura sia possibile senza che il testo sia circondato da banner che cercano di attrarre l'attenzione, senza distrazioni. È già possibile una lettura profonda che, vedo, genera discussioni e confronti attinenti... e comunità.
Forse guardare indietro non è male per andare avanti.
Si oggi il mondo dell'informazione è particolarmente fumoso. A volte guardo i telegiornali e penso "mi stanno veramente informando?" vado su un sito di informazioni sul cinema e trovo solo speculazioni su speculazioni, i videogiochi non ne parliamo. Si salva pochissima roba e tendenzialmente tutto materiale che arriva lento, quindi è ottimo, ma è spesso una analisi successiva, non l'informazione del momento, che è sempre la cosa più difficile da fare.
Ciao Lorenzo, ti ringrazio molto per questo bel numero della tua newsletter e colgo l'occasione per fare una piccola riflessione a riguardo. Credo che, dopo anni di bombardamento informativo, la vera sfida del giornalismo di domani sarà riuscire ad interpretare e semplificare non solo la complessità del reale ma la complessità dello strumento attraverso il quale la raccontiamo. In questo senso, credo saranno proprio le newsletter il futuro del giornalismo, il ciclico ritorno ad una "dieta personalizzata" dopo anni di abbuffate, dove ogni "utente unico" riscoprirà il piacere di avere un nome e cognome in questo flusso, autodeterminandosi a partire dalla selezione delle sue fonti. Le newsletter permettono di sentirsi nuovamente "indipendenti e liberi" in un momento di lenta ma via via sempre più forte consapevolezza del contrario. Non vedo altro futuro per questo nostro difficilissimo mestiere se non tornare ad essere padroni di piccoli spazi dove esercitare la professione con autorevolezza, fiducia e rispetto. Esattamente tutto ciò che abbiamo barattato in cambio di quel piccolo orgasmo chiamato click.
Senza dubbio quello che dici è molto vero e credo che in parte sia già avventuo, perché ognuno di noi si costruisce il suo palinsesto di voci affidabili. Il problema è 1)che succede se non c'è formazione a priori e le voci affidabili sono quelle che magari diffondono notizie errate 2)sperare che sia il pubblico a fare il primo passo purtroppo è una illusione 3) come rendere tutto questo un lavoro o almeno qualcosa di finanziabile.
Già e purtroppo il punto 3 è ciò che più di tutti sprona il cane a mordersi la coda di continuo. Forse qualcosa cambierà quando i grandi gruppi editoriali, influenzando i medio/piccoli, completeranno la transizione da "alcuni contenuti" a pagamento a "tutti i contenuti" solo a pagamento. Transizioni e transazioni. Un giro di boa per tutti, lettori e addetti ai lavori, forse inevitabile :)
Io setto il punto di inizio della fine nel momento in cui per registrarmi a facebook, ho usato la mia mail con il nickname e ho spuntato l'opzione per farmi trovare tramite essa. Prima di quel momento io e il nickname eravamo distinti, non c'era nessun punto che collegasse i due aspetti. Dopo è cambiato tutto
Io sono uno di quelli che sostiene che la enshittification sia iniziata con la chiusura di Google Reader. Fortunatamente mi salvo con Feedly, una delle 3 o 4 app che uso tantissimo, tutti i giorni. Buona estate
Anche io lo usavo tantissimo, soprattutto i primi anni da newser. Il problema è che News mi darebbe oggi?
Eh. Certamente occorre fare un lavoro certosino di selezione delle fonti…
Siamo due
Bellissimo racconto, Lorenzo. Io ricordo vividamente quando vidi comparire per la prima volta l'icona con la mia faccia e il mio nome e, dopo anni tra nickname e avatar nei forum, mi sentii un po' eroso nell'identità, come le popolazioni dell'Amazzonia si sentivano derubate quando ricercatori occidentali arrivarono e gli scattarono delle foto.
Forse essere un Millennial, come dici tu, mi ha permesso di vivere i mutamenti con gradualità e riuscire a esserne consapevole.
Sul fronte informativo, io devo dire che sono riuscito a costruirmi una dieta sana soprattutto grazie alle newsletter.
Anche a me fece stranissimo mettere nome e cognome e ti dirò di più. Oggi mi fa strano usare il nickname. Come siamo peggiorati.
Sulla dieta sana, si, le newsletter aiutano. A volte penso che ci vorrebbero corsi e guide per strutturarla.
Sai che sarebbe proprio quello che serve una guida per una sana dieta informativa. Credo che il compito di chi facilita potrebbe diventare una professione.
In teoria, dico in teoria, fare curatela sarebbe compito anche dei giornalisti tipo me... ma il problema non è tanto fare selezione (il post è un buon esempio in questo caso) il problema è farsi ascoltare, riuscire a farlo tenendo fuori i propri bias... però sì, sarebbe una bella professione.
Infatti, magari fossero tutti come te e come al Post. Il problema è proprio nella ricezione, nel senso che spesso manca la volontà di ricevere informazioni.
Credo sia un discorso molto ampio però sarebbe bello ragionare in modo allargato e pubblico sul concetto del 'facilitare', aggiungendoci tutti i punti critici (sia per chi dovrebbe facilitare sia per chi riceve).
si è un discorso enorme che secondo me avrebbe bisogno di una rete di professionisti e una piattaforma condivisa per poter cambiare effettivamente qualcosa.
Io sono uscito devastato dal passaggio da Blackberry ad IPhone. Dicevo, io "col touch" non mi troverò mai bene, ora ho 3 ore al giorno di Screen Time. Ah, l'amata sferetta del BlackBerry e quei tastini che dovevi avere le dita di Heidi per scrivere un messaggio che non fosse "sougaoasdhsaofèuèuaèdoua".
Io avevo grosse remore sul touch e molto sono state dissipate, ma le tastiere touch restano una allucinazione collettiva e una cosa a cui ci siamo abituati ma non sono assolutamente usabili né pratiche.
complimenti, post interessante
Intanto, grazie per l'articolo, che mi fa sentire meno solo davanti al marasma informativo dell'internet di oggi. E forse anche questa è una differenza col passato, quando nei primi Duemila mi affacciai alla rete la prima impressione fu quella di entrare a far parte di una comunità. Ora tutto questo non lo trovo più, ma solo isolamento davanti a uno spazio infinito di cose che luccicano cercando di attirare la mia attenzione.
Per carità, per il lavoro che faccio, Internet è utilissimo, se non essenziale - anche allo stato attuale e sebbene la mia attività si traduca nel cartaceo. Ma sapere che tempo faceva a Pizzocalabro il 13 settembre 1963, se ci fosse o meno la Luna piena, o qualsiasi altra informazione di cultura generale e la rapidità in cui si possono recapitare fa tutta la differenza del mondo, in termini di velocità ed efficenza, quando stai editando un libro.
Però questo riguarda ricerche mirate (comunque non sempre semplici).
Il problema lo ritrovo nel mondo dell'Informazione, appunto. Fatico a star dietro anche solo alle notizie quotidiane, ad alimentare giornalmente la mia cultura generale. Non trovo una testata giornalistica che su internet mi dia qualcosa in più a parte la mera notizia circondata da spam e notizie fake fatte per attirare click. È frustrante e porta alla rinuncia.
Trovo, invece, che spazi come la tua newsletter stiano percorrendo la giusta via. A partire dal fatto che la lettura sia possibile senza che il testo sia circondato da banner che cercano di attrarre l'attenzione, senza distrazioni. È già possibile una lettura profonda che, vedo, genera discussioni e confronti attinenti... e comunità.
Forse guardare indietro non è male per andare avanti.
Si oggi il mondo dell'informazione è particolarmente fumoso. A volte guardo i telegiornali e penso "mi stanno veramente informando?" vado su un sito di informazioni sul cinema e trovo solo speculazioni su speculazioni, i videogiochi non ne parliamo. Si salva pochissima roba e tendenzialmente tutto materiale che arriva lento, quindi è ottimo, ma è spesso una analisi successiva, non l'informazione del momento, che è sempre la cosa più difficile da fare.
Uno dei numeri più belli, complimenti!
Grazie!
Ciao Lorenzo, ti ringrazio molto per questo bel numero della tua newsletter e colgo l'occasione per fare una piccola riflessione a riguardo. Credo che, dopo anni di bombardamento informativo, la vera sfida del giornalismo di domani sarà riuscire ad interpretare e semplificare non solo la complessità del reale ma la complessità dello strumento attraverso il quale la raccontiamo. In questo senso, credo saranno proprio le newsletter il futuro del giornalismo, il ciclico ritorno ad una "dieta personalizzata" dopo anni di abbuffate, dove ogni "utente unico" riscoprirà il piacere di avere un nome e cognome in questo flusso, autodeterminandosi a partire dalla selezione delle sue fonti. Le newsletter permettono di sentirsi nuovamente "indipendenti e liberi" in un momento di lenta ma via via sempre più forte consapevolezza del contrario. Non vedo altro futuro per questo nostro difficilissimo mestiere se non tornare ad essere padroni di piccoli spazi dove esercitare la professione con autorevolezza, fiducia e rispetto. Esattamente tutto ciò che abbiamo barattato in cambio di quel piccolo orgasmo chiamato click.
Senza dubbio quello che dici è molto vero e credo che in parte sia già avventuo, perché ognuno di noi si costruisce il suo palinsesto di voci affidabili. Il problema è 1)che succede se non c'è formazione a priori e le voci affidabili sono quelle che magari diffondono notizie errate 2)sperare che sia il pubblico a fare il primo passo purtroppo è una illusione 3) come rendere tutto questo un lavoro o almeno qualcosa di finanziabile.
Già e purtroppo il punto 3 è ciò che più di tutti sprona il cane a mordersi la coda di continuo. Forse qualcosa cambierà quando i grandi gruppi editoriali, influenzando i medio/piccoli, completeranno la transizione da "alcuni contenuti" a pagamento a "tutti i contenuti" solo a pagamento. Transizioni e transazioni. Un giro di boa per tutti, lettori e addetti ai lavori, forse inevitabile :)
Io setto il punto di inizio della fine nel momento in cui per registrarmi a facebook, ho usato la mia mail con il nickname e ho spuntato l'opzione per farmi trovare tramite essa. Prima di quel momento io e il nickname eravamo distinti, non c'era nessun punto che collegasse i due aspetti. Dopo è cambiato tutto