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L'E3/non-E3 è il momento annuale del "non vedo, non sento, non parlo" nel mondo videoludico, praticamente.

Secondo me, il tuo sentirti stanco - sensazione che condivido - deriva dalla mancata evoluzione. Le cose cambiano, tu cambi, tutto cambia: eppure, ogni giugno ci sono gli stessi entusiasmi, gli stessi "WOW" urlati, i voti alle conferenze, il mio contro il tuo. Dalle stesse persone che lo facevano dieci anni fa.

L'esperienza non viene messa al servizio dell'evoluzione comunicativa e di un racconto più informato; ma è asservita, invece, al gioco dell'entusiasmo a tutti i costi.

In pratica: quarantenni che commentano come i 15enni. Solo che tu, intanto, 15 anni non li hai più.

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Mi sa che nella frase finale si racchiude tutto. C’è una infantilismo incredibile, ma credo sia necessario per piacere al pubblico più attivo e spendente. E purtroppo la maturità non è una questione di tono o altro, ma qualcosa di più profondo. Sembra un po’ quella incapacità di avanzare che il settore ha da anni. Tecnicamente cresce, ma spesso resta uguale.

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Ci stavo pensando anche io, pochi giorni fa.

Non capivo effettivamente se fossi io a essere "fuori target" da questo tipo di comunicazione che personalmente mi risulta abbastanza futile (nel senso che non mi informa delle reali potenzialità di giochi che chissà quando vedremo) o sia diventato la persona che speravo di non diventare: un vecchio trombone che suona ritmi nostalgici.

Probabilmente sono vere entrambe le cose.

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Senza dubbio non sono la stessa persona che guardava gli annunci dieci e più anni fa, ma non possiamo nemmeno dire che il settore non sia cambiato e la nostra consapevolezza dei meccanismi sia la medesima. Chi oggi sceglie una comunicazione identica a anni fa e continua a comportarsi come ventenne infoiato tutto battutine edgy e hype fa una scelta precisa che non è la mia.

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Per me il problema non sono nemmeno le battutine edgy, la cosa che mi causa scompensi è proprio l'hype verso qualcosa che già si sà che sarà modificato 3000 volte prima dell'uscita. Oh, io ricordo che 20 anni fa non era così, o forse sì e come dici tu magari cambia la nostra consapevolezza del medium.

Però sul serio, parlare della gamefest mi sembra un po' come parlare di aria fritta: non c'è niente di concreto su cui discutere, se prendiamo in esame i videogiochi presentati.

Un po' mi intristisce, perché mi fa rendere conto che per un motivo o per l'altro i tempi in cui simulavo le boe al lago di Bolsena mentre pensavo ai giochi che avrei giocato in autunno non torneranno più. (Però ecco, anche lì mi rendo conto che il fattore "invecchiamento" giochi un ruolo fondamentale per la disillusione verso il futuro)

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Ma infatti al massimo posso parlare dello stile comunicativo, della strategia adottata, delle prospettiva, ma che vuoi che ti dica di un trailer che potrebbe sparire fra sei mesi?

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