Dal mercato delle notizie al mercatino
Cosa cambia con la progressiva perdita di centralità dei siti d'informazione e come mi sento quando scrivo qualcosa di personale.
Anche oggi la newsletter rischiava di non uscire, stavolta non per colpa di un videogioco ma per la morte di Akira Toriyama, autore di molte cose ma soprattutto di Dragon Ball, manga, e poi anime, che negli anni ’90 superò ogni confine per diventare un fenomeno globale. Fu forse il primo autore giapponese a riuscirci in maniera così capillare.
Ma al di là delle note storiche e critiche, Toriyama ha toccato il cuore di tantissime persone, tra queste ci sono io e fin dalla mattina ho faticato tantissimo a concentrarmi, sentendo il peso di questa cosa molto più di quanto avrei immaginato perché avevo lasciato Dragon Ball nella cantina della mia adolescenza.
Come spesso mi capita con emozioni o situazioni che fatico ad elaborare ho dovuto scriverne. Sentivo che se non l’avessi fatto, anche nella forma peggiore che potessi ottenere, non solo avrei lavorato male, ma le scorie di quei sentimenti sarebbero rimaste molto più tempo dentro di te. Perdonatemi il paragone ma è un po’ come vomitare da ubriachi: un’esperienza orribile ma a posteriori preferibile rispetto allo smaltirsi l’alcool il giorno dopo.
Il pezzo poi è uscito e al di là del bello o del brutto mi ha ricordato quanto sia un’arma a doppio taglio lavorare sui sentimenti e sul personale.
Da una parte è materia tua, quindi la maneggi con sicurezza e nessuno potrà mettere in discussione il tuo punto di vista. Dall’altra mi pare sempre che non esca mai veramente ciò che stavo pensando nel flusso di emozioni e, soprattutto, mi pare sempre di fottere la gente.
L’articolo è andato molto bene, molto meglio di molti articoli che mi sono piaciuti miei e di altri pubblicati su N3rdcore, con commenti e condivisioni. Ovvio, c’era di mezzo l’evento emozionale, ma alla fine quando ti esponi, la gente sembra sempre apprezzare. Se ti metti a nudo gli altri entrano in connessione, capiscono che gli hai dato parte di te, abbassano le difese e, forse, anche il giudizio. Ecco perché le emozioni sono pericolose se le usa chi ha intenzioni meno che pure, ma come le capisci le intenzioni? Forse si rivelano solo col tempo.
Dall’altra parte però finisce sempre che il personale diventa globale, che la tua esperienza che pensavi unica diventa quella di molti che in qualche modo la usano per amplificare o spiegare le proprie. Anche perché alla fine certi momenti sono patrimonio comune e non generazionale, soprattutto con autori che hanno saputo attraversare i decenni come Toriyama.
Però alla fine a me quell’articolo continua a sembrare stucchevole.
Forse devo accettare di essere stucchevole, di sicuro sto scendendo a patti con l’idea di non essere un buon giudice di me stesso.
Che, cringe o non cringe, un certo tipo di narrazione personale ma globale che canalizza i sentimenti mi riesce bene, che io lo voglia o meno. E volte non posso negare di volerlo, è come mettersi comodi dopo una giornata di lavoro, girare in tuta e con una vecchia maglietta bucata, solo che lo vedono tutti.
D’altronde è proprio sull’abbattimento, anche fittizio, di molte barriere che ha fatto successo la creator economy.
La mossa del Gambero
Mi ha fatto un po’ strano vedere la notizia dell’Uovo di Pasqua di Cicciogamer rilanciata su Gambero Rosso, sito che ricordavo essere legato soprattutto all’eccellenza e alle peculiarità della cucina italiana e internazionale.
Per chi non lo sapesse, Cicciogamer, uno dei content creator a tema gaming più famosi e longevi d’Italia, sta da tempo cercando di reinvestire la sua immagine nel food. Scelta molto sensata perché i videogiochi vanno bene, ma il cibo in Italia va sempre meglio. Tempo fa fece un temporary store col suo panino che finì in caos e polemica, anche questa riportata da Gambero Rosso, e adesso è pronto con l’uovo.
Niente di strano, onestamente, ma è effettivamente una notizia da riportare su un sito che dovrebbe selezionare il meglio per quanto riguarda il cibo? Oltretutto con un testo che è palesemente il comunicato stampa copiato e incollato? Quindi senza neanche l’idea di una piccola riflessione su questo reinventarsi del creator?
Per curiosità mi sono messo a scorrere un po’ le notizie di Gambero Rosso, dove tra i migliori vini rossi dell’Oltrepò Pavese e una nuova pizza a metà tra la romana e la napoletana fanno capolino qua e là notizie che cercano di intercettare il fenomeno social del momento: il successo del video del piatto di fragole e cioccolata che vi ho linkato settimana scorsa, la sorella di Ferragni che fa la pizza su Tik Tok, Annalisa che si impone di scegliere il vino a tavola come forma di emancipazione femminile.
E sono convinto che se vado in una rivista di moda troverò altrettanti rilanci di qualcosa che i social hanno reso virale. Probabilmente anche se si parla di caccia, pesca, vela, cavalli & segugi.
È ovviamente normale che il confine tra social e stampa sia poroso, perché è sui social che spesso si trovano le notizie, le foto, le dichiarazioni di personalità, personaggi e a volte anche marchi. È ovvio che se ho una rivista che parla di pubblicità non posso non occuparmi delle campagne social.
Ma quello che vedo in Gambero Rosso che riprende un comunicato stampa di Cicciogamer (senza prendersela sul personale con Gambero Rosso, ovviamente, è solo l’esempio del momento) è per certi versi una resa dell’autorevolezza, l’ennesima bandiera bianca di chi dovrebbe fare selezione e curatela e invece si mette in scia con quello che potrebbe portare qualche click in più.
Si perde la capacità del sito di fare curatela, trasformandolo semplicemente in un secchio dove ci deve andare di tutto, sta poi al lettore trovare ciò che gli interessa. Come nei banchi dei mercatini. Rimestando e rimestando finché non esce qualcosa che gli piace. Click, click, click.
“Ma questo è anche un modo per rinnovarsi e stare al passo coi tempi” si potrebbe dire, ed è vero, per carità, ma allora mi sarei aspettato una riflessione, al limite anche una recensione in anteprima del prodotto, non il comunicato stampa messo là. Il risultato è che ti impoverisci agli occhi di chi vede in Gambero Rosso una testa che seleziona solo le cose più interessanti e di qualità nel panorama del cibo e chi invece segue Cicciogamer già lo sapeva e di certo non lo scopre su Gambero Rosso. E tutto questo, forse, per un po’ di SEO.
L’altro effetto collaterale di questa “poppizzazione”, anzi “mercatinizzazione”, termine che non so quanto senso abbiamo ma ormai me lo tengo, è che tutti finiscono a parlare delle stesse cose. Per cui tutte le riviste di costume parlano di tech, tutte le riviste di tech parlano di serie tv, le riviste di serie tv parlano di videogiochi, la rivista di videogiochi parla di cinema e la rivista di cinema parla del creator famoso.
Al di là dei siti generalisti per natura, un po’ fa tutto parte dell’inevitabile crollo del mainstream e di molte barriere dell’intrattenimento. Per cui ormai è tutto transmediale e se parlo di Dune posso farlo come videogioco, come libro, come film, come prodotto culturale. (E infatti proprio dei videogiochi ho parlato in Rai questa settimana) un po’ è la spasmodica ricerca di un pubblico sempre più ampio, per ottenere pubblicità da sempre più fonti.
E con tutti che parlano di tutto piano piano le nicchie, gli spazi, il pubblico curato vengono meno. Forse è inevitabile per far quadrare i conti, è quello che mi dico, forse è la soluzione più rapida. Ma se una testata non fa selezione perché le persone dovrebbero leggere quella testata?
Link e altre cose
Su N3rdcore ho parlato di un libro che secondo me dovreste proprio leggere per capire lo sviluppo della cultura pop e nerd degli ultimi 40 anni.
Il livello delle offerte che trovo su Linkedin
Qua in Italia stupisce il livello di scrutinio a cui il New York Times sottopone i suoi articoli, uno scrutinio che è anche pubblico, perchè la reputazione del giornale è tutto. Si parla, in questo caso, dell’articolo in cui venivano denunciati gli stupri di Hamas il 7 ottobre, articolo scritto senza verifiche e da persone che erano decisamente “biased” sull’argomento. Insomma, al di là dei fatti orribili accertati e delle investigazioni successive, quell’articolo era propaganda.
Il consueto riassuntone di
sulle robe importanti nel mondo videoludico secondo me vi fa comodo.Il femminsmo come fenomeno stagionale, tipo la Pasqua, che messa così sembra un po’ triste e infatti lo è.
Forse con Rocco non ci capiamo, ma di sicuro ci leggiamo.
Non rispondo al sondaggio solo perché sono interessato a entrambi. Sul burnout, per quel che vale, io sono sempre disponibile anche solo per due chiacchiere o uno sfogo.
Fondamentalmente ci si legge non per capirsi, ma per sapersi incompresi!