Non voglio il corridoio, voglio le praterie
Quando ti ritrovi in una tomba di secoli fa e pensi alla tomba della creatività e della voglia di sperimentare che ti trovi di fronte.
Quando vivi in un settore particolarmente precario capitano proposte di lavoro assurde, gente che ti dice di lavorare gratis perché sarebbe comunque una bella esperienza formativa, paghe infami e così via.
Ti vien da pensare che sia una roba che tocca solo i pesci piccoli senza grande capacità negoziale ed è sicuramente anche così.
Poi leggi che una delle proposte fatte al sindacato attori prevedeva che le comparse del futuro fossero ottenute pagando un giorno di lavoro agli attori per scannerizzare i loro corpi e usarli per sempre come attori digitali.
Il tuo corpo scannerizzato per sempre a disposizione di Disney, Warner eccetera.
E quanto è bellissima una linea temporale in cui a difendere gli attori c’è quell’icona femminista e anticapitalista di Fran Drescher aka Tata Francesca?
Tumuli e topic
L’altro giorno mi sono ritrovato dentro un tumulo etrusco, uno dei siti archeologici italiani più importanti e meglio conservati che abbiamo a disposizione.
Non vi aspettate la tomba di Tutankhamon: è una collinetta in cui una porta di roccia si apre in una fenditura da cui si accede a un corridoio in pietra, detto dromos su cui si affacciano due piccole stanze, in fondo c’è una terza stanza circolare con un tetto a cupola e un pilastro rettangolare al centro. Entrandoci si ha realmente l’impressione di trovarsi per una frazione di secondo in uno spazio fuori dal proprio tempo, che poi forse è perché i siti archeologici ci attraggono così tanto.
Permettetemi ora un commento degno di quelli che sono arrivati lunghi coi bicchieri di bianco all’aperitivo e son pronti a risolvere i problemi dell’Italia, o almeno quelli della sua Nazionale. Un sito del genere negli Stati Uniti avrebbe attorno a sé una struttura in grado di spettacolarizzare la tomba, arricchire l’esperienza e probabilmente pure il negozietto dove comprare il modellino da costruire a casa tua.Qua si festeggia che ci siano dei cartelli con un QR code che danno notizie e una visita virtuale (che è una roba fighissima, sia chiaro)
Questo tumulo, detto Tomba della Montagnola si trova a Sesto Fiorentino, alle porte di Firenze, ci si arriva per caso passando dietro una scuola e un condominio. Dorme placido nella periferia tra un’oliveta e qualche casetta modesta in un fondo privato. Ci si può entrare solo ogni tanto. Per capire il contesto cercatela su Google Maps: un cerchio di terra scura nella periferia.
Fa strano.
Pensavo queste cose mentre giravo qualche video all’interno della struttura con l’intenzione di farci un reel, mi pareva una cosa bella, una cosa da raccontare. Però mentre uscivo dal tumulo pensavo anche che alla fine il video non aveva molto senso. “Non è coerente con quello che faccio, io mi occupo di tecnologia, videogiochi e nerdate, a volte di giornalismo e comunicazione. Il patrimonio locale, il travel blogging o l’archeologia non sono cosa tua”.
Capite fino a che punto mi son fottuto il cervello con l’idea che non sia io a fare il contenuto, ma che sia la piattaforma a deciderlo?
Perché alla fine è quello che bene o male tutti ti dicono di fare se per caso i social rispecchiano anche il tuo lavoro. “Devi essere coerente, devi trovare la tua nicchia, il tuo segmento, e battere su quello sempre e sempre, così che le persone interessate a quell’argomento possano seguirti”.
E quindi se ti occupi di libri gialli ti occupi di libri gialli, se fai serie tv martelli sulle serie tv, se ti occupi di videogiochi dagli di reel sui videogiochi. Puoi giusto allargarti un po’ negli argomenti adiacenti, tipo film e serie tv, videogiochi e tech, gadget nerd e robe così.
Ma guai, GUAI a parlare di giardinaggio e calcio, guai non seguire un percorso coerente, possibilmente con immagini in coordinato, colori in coordinato, una frase che ripeti sempre uguale. Guai, l’algoritmo ti affossa perché non sa come posizionarti e poi la gente ama i format, ama le cose sempre uguali.
Chiaro, a meno che tu non sia veramente grosso. A quel punto, puoi anche permetterti di parlare di quello che vuoi.
Quando sei piccolo la gente segue l’idea, quando sei grande la gente segue te.
Ma io grande non sono, per niente, magari, ma forse anche meglio così che poi starei malissimo per i commenti negativi.
Siamo fatti per essere coccolati dai rituali, da programmi che ci danno sempre la stessa cosa ma con piccole variazioni, da archetipi che si ripetono nei secoli. Ci confortano, o almeno, mi confortano, io amo tantissimo scovarli nelle storie, forse perché mi fa sentire intelligente. Non che lo sia eh? Mi ci fa solo sentire.
Però che palle. Ti pare che debba sentirmi strano perché oggi voglio parlarvi Warhammer 40.000, domani di una tomba etrusca, dopodomani di un fumetto?
Io non voglio un corridoio, voglio la prateria.
Ovviamente non sto parlando di quella tuttologia per al mattino ti alzi, guardi Google Trend e produci qualcosa per di rimanere nel flusso.
Che poi è come lavorano dei colleghi che conosco, che finiscono per scrivere veramente di tutto. Oh io lo capisco che c’è da arrivare a fine mese, però anche meno.
Avverto la fatica che avvertivo a scuola, quando facevo una fatica boia a dover stare nei programmi, nelle interrogazioni a memoria, nelle lezioni frontali.
E se è vero che il lavoro del giornalista o dello scrittore è fare compiti a casa tutta la vita, non amo molto quella specie di grande liceo dei social dove se non ti metti un’etichetta la gente fa fatica a capire chi sei e non ti segue. Perché non gli dai tutte le volte quella stessa cosa.
D’altronde anche io se mi chiedi “cosa fai nella vita?” prima mi faccio venire in mente una bio di 50 parole e poi taglio corto con “giornalista”.
Se l’ansia da social ti impone di produrre contenuti secondo ciò che vuole il padrone del vapore, allora preferisco l’ansia di non avere visibilità facendo almeno ciò che mi piace in quel momento.
Perchè a volte quando faccio doomscrolling mi sale un magone a vedere 10 volte lo stesso sketch sullo stesso audio perchè è “trending”.
Oh, almeno se va male ho una scusa: “sono ottimi contenuti ma gli algoritmi mi fregano!”
Troppe cose, poco tempo
Io sono tutto meno che un ribelle, sono una persona fortunata che ha sempre vissuto in un contesto borghese, salvo, che non ha mai fatto più di tanto contro il sistema. Qualche manifestazione, qualche presa di posizione ogni tanto, ma non sono un barricadero.
Però sono anche uno che non ha mai trovato una sola cosa che gli facesse dire “ok questo, sì questo sono io”. Ho seguito poco il calcio, ho ascoltato tantissima musica ma non saprei dirti il mio artista preferito, ho sempre letto tanta fantascienza, tanto fantasy, tanti racconti, amato moltissimi film. Potrei dirti che amo Star Wars… ma anche Star Trek.
Sì ok i videogiochi sono una parte importante del mio tempo, ma non sono l’unica. Gioco molti titoli differenti, non mi fossilizzo su un genere, sviluppo sempre interessi vasti, ma iperfocalizzati.
Non ho una sola passione, non ho un solo interesse. Ne ho molti, ruotano, cambiano, si spostano. Non ho mai sentito quel fuoco dentro che ti fa mollare tutto e fai solo quella cosa là, solo quella. Oppure, l’ho sentito, ma lottava sempre col mio fuoco principale: provare tante cose, capirne più di quelle che la mia mente potesse immagazzinare nel tempo concesso.
Ho molte ossessioni, ma si muovono, tornano, vanno. Se volete possiamo dire “multipotenziale”, ma mi pare una parola feticcio per dire che sai fare in modo mediocre tante cose.
E questo si applica anche alla mia produzione di contenuti. Dico spesso che quando vado in ansia apro un progetto nuovo. Ma non credo sia solo ansia, credo sia anche voglia di imparare cose nuove. Voglio sapere come si fa un podcast, come si fa uno streaming, come produrre un vlog.
La cosa più difficile per me è applicare un metodo a tutto questo, altra cosa che ho detto più volte. Eppure, oggi sento che è proprio quello che vorrei imparare. Perché è vero che funziono nel caso, ma è anche vero che aprire ogni giorno un documento che ti dica “ok, oggi fai questo, te lo sei appuntato, fallo e poi andiamo avanti” credo che mi darebbe grande gioia.
In fondo è un po’ quello che dicevamo con Itomi la settimana scorsa: ci sono tante cose da dire nel mondo e l’unica costante dovrebbe essere il modo in cui ne parliamo.
Quindi ricapitolando: N3rdcore, Heavy Meta, il mio profilo social, il podcast di Heavy Meta a cadenza almeno mensile, gli altri podcast e collaborazioni varie, la produzione di articoli per Italian Tech e i video per Rai News… e se aggiungessi a tutto questo un vlog settimanale?
Non datemi del pazzo, mi conosco, ho capito una cosa in questi anni, anche grazie al dialogo con specialisti: la produzione di contenuti mi calma, mi dà soddisfazione, è ciò che amo fare.
Quando sono nella fase “ma chi se ne frega? Ma chi mi ascolta?” è solo un momento negativo da gestire con cui cerco di proteggere la parte di me che ama discutere ma ha paura di discutere da sola, perché ovviamente l’ego vuola sua parte.
So anche che la prima cosa da vincere è il perfezionismo eccessivo, l’idea che non si parte finché non è tutto perfetto, l’idea che se non va subito bene bisogna fermarsi.
Quindi si parte, partiremo, l’occasione ghiotta è un viaggio a Tokyo all’inizio di agosto per i mondiali di Pokémon. Riuscirò a fare dei vlog? Lo scopriremo presto, credo.
Nel caso il canale YouTube è sempre quello di N3rdcore. Sì lo so va un po’ sistemato.
Ma dove vuoi andare?
L’obiettivo di sempre è riuscire a trasformare tutto questo in un lavoro senza che ci sia la stampella di altri, di aziende già formate, un qualcosa in cui sarà ciò che dico sui miei canali a fruttare un reddito.
Non so se questa mail ha senso oggi e forse magari dopo la botta di abbonamenti della settimana scorsa vi aspettavate altro ma questo sono io, questo è quello che passa nella testa di chi produce contenuti oggi e io ve lo mostro sperando che vi piaccia, che vi interessi, che vi aiuti.
In fondo il modo migliore per vincere la sindrome del “ma chi sei tu per insegnare alla gente” è sempre “non sto insegnando niente, sto solo condividendo le mie esperienze”.
Adesso scusate, vado a cercare di organizzarmi. Se ci riesco ve lo racconto la prossima puntata. E se avete delle letture da consigliare sono qua.
Link finali
Su Altri Mondi, la trasmissione di Rai News 24 dove ho uno spazio ogni giovedì verso le 19:45, ho parlato della grande occasione fornita dallo scontro Sony-Microsoft.
Tomorrow, and Tomorrow, and Tomorrow ha impressionato Bill Gates, magari lo farà anche con voi.
15 anni da Metal Gear Solid 4? Come passa il tempo quando si predicono i conflitti futuri.
Sega of America adesso ha un sindacato.
dice che i podcast non ce la possono fare. Non so se sono del tutto d’accordo ma senza dubbio vale la pena sentirlo ascoltare. Difficile per ora dargli torto, pochi successi non fanno sistema. scrive di Kick, la prossima cosa che fallirà cercando soppiantare Twitch, che già non sta bene di suo.
Quando hai descritto te stesso e i tuoi interessi mi sembrava di leggere la mia biografia... Sarà che sono pure io un multipotenziale (o almeno ho tanti interessi), ma il reel sulla tomba etrusca mi sarebbe molto piaciuto!
Per me te sei quello che parla di Warhammer!
Comunque scrivere di qualcosa, per me è diverso dall'avere come passione solo quella cosa: anche perché amo fare le pizze però non saprei come raccontarle.
Comunque, non buttare quei video per i reel!
Potresti darci un contenuto sul come sarebbe bello sfruttare il nostro passato per creare videogiochi (in maniera più sensata di esperimenti passati)
Col fatto dei mille progetti ti capisco, ogni giorno ne penso una nuova.
Il fatto è che creare contenuti da indipendenti è difficile: non è un discorso di capacità, quanto di saturazione sul mercato.
Avendo iniziato su Twitch e non avendo all'epoca alcun canale in cui la gente mi conosceva, è stato difficile.
Solo oggi posso dire di stare raccogliendo qualche piccolissimo frutto nel mentre continuo a seminare.
In bocca al lupo coi vlog, e anche per qualsiasi altro progetto che vorresti iniziare a portare avanti.
Capisco questo genere di esplosioni di idee.