Ripensare i siti d'informazione
Si può fare? Ha senso? Sono completamente pazzo? E che fine hanno fatto le notizie?
Inizia settembre, cioè quel mese che da ragazzino odiavo e oggi accolgo con un sentimento sempre più positivo rispetto a quel falso capodanno che c’è a dicembre. Volete un trucco banale di quelli da fuffaguru per mantenere questa voglia di fare cose intatta nei mesi successivi? Prendetevi del tempo, rallentate, fissatevi un obiettivo facile per i primo ottobre. Quello che mi frega sempre non è raggiungere gli obiettivi, ma fissarli troppo grandi e non vedere quelli che si nascondono nel processo per arrivarci.
Andiamo avanti, pagina per pagina, riga per riga.
Vi sarà sicuramente arrivata la notizia del servizio sul meteo da cui sono state tolte le parole “cambiamento climatico” e probabilmente vi sarete chiesti il perché di questa mossa. La risposta, o una delle risposte, è che si fa un gran parlare di come le parole siano solo parole, di quanto in fondo non ci sia gran bisogno di metterne alcune al femminile quando necessario, di quanto il linguaggio inclusivo sia inutile, poi però scava scava è proprio dalle parole che si comincia a plasmare un contesto.
Pensate a chi ormai usa “woke” come se fosse una specie di fronte unito con tanto di articolo “il woke”, di chi ha reso la parola “inclusività” un concetto negativo e impoverente per film, serie tv o videogiochi e di ancora ce la mena col “pensiero unico”, usandolo come suo pensiero unico.
Stringi stringi son sempre le parole gli strumenti che usiamo per aprire o tappare i buchi nello spazio attorno a noi, come fossero forbici o nastro adesivo. Le pietre d’inciampo del nostro placido mondo di persona sovrastimolate. E quindi eliminando la parola “cambiamento climatico” si fa il possibile per evitare di doverne parlare troppo, che fa troppo caldo per i dibattiti.
Una domanda
Vi faccio una domanda molto semplice: cosa vorreste oggi in un sito che tratta la cultura popolare? Per capirci, siti di videogiochi, serie tv, cinema, magari pure tecnologia, internet culture e che spesso mescolano tutte queste cose assieme?
Pensate una risposta, che intanto vi do la mia.
Per circa quattro anni sono andato in diretta quasi ogni giorno alle 12 o alle 18 con un format su Twitch che si chiama Rassegna Stanca. Niente di assurdo: commentare le notizie emerse nella giornata, guardare assieme i trailer, specularci sopra e così via.
Per quattro anni è stato in certi momenti molto difficile perché oggi sono pochi i siti che mostrano le loro notizie in maniera chiara, anzi, spesso sono pochi i siti in cui ci sono veramente delle notizie. Difficilmente si trovava una sezione con le notizie chiare e in ordine cronologico.
Cosa intendo io per notizia? La mia definizione potrebbe deviare rispetto a quello che si legge di solito ma intendo fatti che sono accaduti o su cui la speculazione è molto relativa.
Esempio: l’uscita di un trailer, la data di uscita di un prodotto, l’annuncio di qualcosa di nuovo, il fatto che siano emerse informazioni riservate su qualcosa, anche la dichiarazione di qualcuno di importante. Queste sono o possono essere notizie.
Il rumor non verificato, estrapolare una frase da una intervista per dire che l’attore volentieri riprenderebbe un ruolo, l’ipotesi di quello che vorresti in un videogioco, la breve opinione su come quella scena cambia completamente le cose per il personaggio, l’ipotesi di quello che vorremmo in un film. Il fatto che una cosplayer abbia pubblicato un cosplay non sono notizie.
Per una trattazione più approfondita e non divagare vi rimando qua.
Detto questo, se navigo oggi nei siti mi capita spesso di vedere una struttura in cui notizie, approfondimenti, recensioni, opinioni, anteprime, editoriali sono tutti mescolati assieme e non esiste neppure una sezione per le news. Si preferisce tenere nel menù o la classica divisione per macro aree (videogiochi, serie tv, cinema eccetera) oppure degli argomenti che in quel momento catturano maggiormente l’attenzione del pubblico.
È tutto molto mescolato, a volte confuso, non voglio lanciarmi in ardite elucubrazioni sul web design perché non è il mio campo ma per quanto io capisca il bisogno di farsi leggere soprattutto da mobile, proprio in virtù di quel bisogno forse vorrei una parte del sito dedicata solo farmi capire cosa accade.
Le notizie d’altronde sono un’arma a doppio taglio per qualsiasi sito, tanto che molti progetti editoriali più recenti tendono a ignorarle, concentrandosi solo su approfondimenti, opinioni o notizie abbastanza corpose da scriverci un articolo, oppure le relegano in caroselli, reel e altre soluzioni.
Da una parte possono essere una grandissima fonte di click e di seo con uno sforzo minimo (anche dal punto di vista economico, perché tanto si sa che i newser vengono pagati spiccioli) dall’altra richiedono una dose di tempo e di attenzione inesauribile in cui devi essere in grado di scandagliare i social, ricevere comunicati stampa e tenere un’occhio su forum e siti esteri… oppure copiare brutalmente chi lo fa. In ogni caso c’è bisogno di una turnazione in grado di non lasciare mai scoperto il flusso.
Quindi forse la prima cosa che chiederei a un sito oggi è di darmi le notizie, divise per argomento o tutte assieme, ma dammi notizie che posso sfogliare, salvarmi per dopo e così via. Se non nella home page almeno in una sezione apposita.
E ovviamente che siano notizie, non un flusso di clickbait, speculazioni o chiavi di ricerca SEO mascherate da notizie.
Il resto, secondo me parte da qua: forse potremmo abbandonare la strategia del flusso di roba buttata addosso al lettore sperando che continui a scrollare finché non trova qualcosa che gli interessa per fare in modo che sappia già dove trovare ciò che gli interessa.
Il che non vuol dire mollare le notizie, ma ripensare gli spazi e non fare come nei supermercati, dove dopo un po’ le cose vengono spostate, così le cerchi e compri altro prima di trovarle.
Spesso ho l’impressione che siti oggi siano organizzati un po’ come i social, una struttura a feed che tende non mostrarsi ciò che vuoi, ma ciò che forse vorresti o che magari fa comodo a un inserzionista, così che nella tua ricerca di informazioni ci resti un po’ sopra, magari pure cliccando in giro, sperando di trovare quello che ti serve.
Ma in un mondo in cui si parla da tempo della morte dei siti, la morte della lettura e la morte dell’informazione continuare a vivere di espedienti forse non è la soluzione più adatta per crearsi una solida base di lettori. E questo vorrebbe dire anche riorganizzare le home page, renderle più chiare e navigabili. Mi rende conto che, nell’ormai ininterrotto flusso di cose che accadono sia una sfida complessa, anche perché devi lasciare spazio a pubblicità sempre più invasive, ma non è impossibile e potrebbe ripagare nel lungo periodo.
Ammetto anche di non credere moltissimo in quelle soluzioni che affidano all’utente la responsabilità di costruirsi un sito con le notizie per lui più rilevanti. Per prima cosa perché è il tuo lavoro trovare le cose più rilevanti e non mettere tutto là sperando che qualcosa valga, secondo perché le persone su internet sono veloci e pigre e solo una minoranza si prenderebbe la briga.
Sotto questo punto di vista le home page dei quotidiani per me restano ancora le più leggibili (al di là di quello che ci leggo) perché i miei occhi sanno sempre più o meno dove andare a cercare determinate informazioni: la notizia del momento, le brevi, il commento eccetera.
Alla fine si torna sempre là, forse forse una pensata all’era prima degli algoritmi si potrebbe fare. Certo non farebbe schifo una piattaforma che promuovesse testi cosi come Tik Tok promuove i video brevi ma credo che abbia poco senso come il dietro le quinte di uno scrittore, che di certo non rende come il dietro le quinte di un attore.
Poi ci sarebbe da capire chi legge, come li teniamo vivi sti siti senza compromessi feroci e progressivo immerdamento, come potremmo provare a sganciarci dal bisogno di far scrivere gli influencer sperando che ci portino pubblico e invece raramente è così, come gestire il fatto che oggi la gente inizia a leggere facendosi raccontare le cose da chatgpt che le ha prese dai siti invece che cliccarci sopra, che senso a oggi farmi una recensione di dieci puntate in cui puoi vagamente dirmi che ti è piaciuta o meno quando tanto alla fine me la vedrò (o non vedrò) comunque. Ma sto già mettendo troppa carne al fuoco per il primo settembre e penso che questi e altri temi che mi stanno a cuore magari ci accompagneranno fino a Natale.
Link e altre cose
Piccoli annunci personali: Venerdì 6 sarò al Festival della Letteratura di Mantova per parlare di Vivere Mille Vite, di videogiochi e soprattutto di The Last of Us.
L’8 invece sarò a Barletta al Tessiture Festival, sempre a parlare del libro e di cultura videoludica.
Ricordati che Heavy Meta è un tridente di contenuti e simpatia assieme a
Su N3rdcore parliamo di una delle subculture più weird: l’Omegaverse. Occhio a googlare.
Su Italian Tech ho parlato di come, dieci anni dopo, Twitch sia ancora una voce in perdita per Amazon (e il mio sospetto è che non si riprenderà).
Questa mi mancava: quanto costa ai distributori avere slot per le intervisti a Venezia e come questo danneggia i giornalisti, soprattutto freelance.
È incredibile quanto questa roba abbia ampiamente stancanto, quanto sia stato detto chiaramente e quanto ancora venga raccontata, con tanto di rubrica. Prima ci chiediamo perché le persone si allontanano dai giornali tradizionali, poi li rendiamo piedistallo di privilegi, lezioni di vita impartite col portafoglio pieno, inni a cambiare tutto perchè tanto te lo puoi permettere. Questo vuol dire allontanarsi dalla comunità per parlare solo ai tuoi simili, anzi, ai simili del tuo editore.
Forse è proprio da ripensare l’informazione. E non solo per la cultura pop.
Pure Il Post ha ceduto al volume: oggi produce una quantità di roba (articoli, newsletter, podcast) che, per me, straborda da un filtro giornalistico. Per fortuna esiste anche Internazionale.