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Il Grande Tema del Giorno
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Il Grande Tema del Giorno

Ovvero quella cosa che proprio ne devi parlare ti giuro è importante. Ma anche il mio corso di disegno, cosa c'entra con la scrittura e altre cose.
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Quando si parla di lati oscuri del proprio lavoro di solito si tratta inconvenienti legati a lavori che tutti vorrebbero fare o che non vengono considerati veramente lavoro.

Tipo quella povera gente che disegna fumetti, anzi che disegna in generale, anzi che ha un lavoro creativo, culturale. Quelle cose che a un certo punto qualcuno, quando rispondi alla domanda “cosa fai nella vita?” ti guarda un po’ stranito e sgrana gli occhi. Magari aggiungendo pure “ma lo fai proprio di lavoro?”.

Sì, mi è capitato.

E di solito questi lati oscuri raramente vengono tirati fuori perché già uno deve passare la giornata a capire se effettivamente quel giorno ha lavorato o sprecato tempo in attesa di pagare gli F24 con quel poco che ha, figurati se c’è purea la voglia di mettersi a discutere con qualcuno che magati ti dà pure del privilegiato.

Ma ci posso assicurare che trovarsi con tre videogiochi da recensire mentre vorresti solo giocarne un quarto (sto parlando di te, Baldur’s Gate 3) è una di quelle situazioni in cui non pensavo mi sarei mai trovato quando ho iniziato a fare questo lavoro.

Detto questo.

La felicità passa dalla testa al foglio, ma non solo lei

Un’altra settimana se n’è andata e quindi un’altra settimana del corso di disegno. Più vado avanti più mi rendo conto che la mia intuizione (non so quanto originale) di avvicinare il disegno e la scrittura che avevo inserito qua ha assolutamente senso.

Dirò una ovvietà, ma mi sto rendendo conto che il disegno, cioè, gli esercizi di disegno, servono a far interiorizzare al tuo cervello via via dei sistemi complessi che vengono assimilati e utilizzati quando poi andrai a mettere su carta ciò che vuoi ritrarre.

Solidi in rotazione, corpi, muscolature, espressioni e gesti vengono inseriti nella tua banca dati attraverso l’esercizio, la copia, le reference visive, gli sbagli, gli strumenti che usi. E dà là costruisci il tuo metodo.

C’è chi si costruisce delle gabbie, delle impalcature, e poi le popola di solidi e su quei solidi crea dei corpi e degli oggetti, chi ha tutto in testa e segna al massimo dei tratti sul foglio per non perdersi nelle prospettive. Chi parte da un dettaglio e chi dalla scena generale.

L’obiettivo finale è sempre il solito però: arrivare dalla testa alla carta passando per il braccio, la mano e le dita, sperando che si perda il meno possibile per strada.

Nella scrittura, anche quella non creativa, come la mia, si cerca di fare la stessa cosa e ognuno lo fa in modo diverso.

C’è chi parte dritto con l’incipit forte e poi si vedrà, chi si fa lo schema, chi raccoglie ampia bibliografia e chi no, chi ha la scaletta, chi gli appunti sui post-it. E in entrambi i casi c’è persino chi copia, si spaccia per bravo e pensa che nessuno se ne accorgerà mai.

Lo pensavo mentre, dopo una intera lezione sullo scheletro e i muscoli cercavo di riprodurre delle pose e… qualcosa è scattato nel cervello, un triangolo è diventato un pettorale, da là una spalla, un braccio, degli addominali, un trapezio, lo sternocleidomastoideo. Improvvisamente di fronte a me c’era il tronco di un uomo e… sembrava veramente il tronco di uomo, non uno sgorbio terribile.

Era tanto che non mi sentivo così felice per qualcosa che avevo fatto. C’è ancora tanta strada da fare e penso che chi sceglie di disegnare per vivere sia completamente pazzo, ma questo abbozzo di forme mi ha dato emozioni simili a vedere i miei primi pezzi pubblicati, come quando dipingo una miniatura e improvvisamente quell’abbozzo di colori storti diventa qualcosa di decente.

Evidentemente io trovo la felicità nel percorso che va dalla testa al foglio, in qualsiasi modo. Il problema è che è la stessa strada della frustrazione, ma questo corso mi sta permettendo di fare un lavoro su me stesso che avrei dovuto fare a 18 anni. Capire che posso proseguire anche se non è perfetto, che l’importanza delle cose spesso sta nel processo, non nel risultato. O almeno, non subito.

Mi aiuta anche tanto non fare paragoni se non col me stesso della settimana prima, non guardo i lavori dei compagni, né dell’insegnante, guardo solo come sto andando.

Averlo saputo prima forse avrei imparato persino la matematica.

L’importantissimo tema del giorno che non puoi assolutamente schivare

Giustamente vi chiederete “Ma come, Heavy Meta non parla della questione spot Esselunga?

No, miei piccoli amici, perché ne hanno parlato tutti e pure suo cugino e, soprattutto, per quanto mi occupi di comunicazione, non sono un pubblicitario e quindi credo mi manchino alcuni elementi per un giudizio pieno. Giudizio che tanto oggi non avrebbe più molto senso perché dopo una settimana di discussioni ogni possibile analisi ormai è solo cibo per alimentare il nostro bisogno di stare nel flusso.

Però una cosa posso farla: analizzare le caratteristiche fondamentali de” Il Grande Tema del Giorno”.

Il Grande Tema del Giorno dev’essere qualcosa di assolutamente facile da comprendere. Tutti devono potersi sentire in grado di dire la propria. A ogni livello culturale, sociale e lavorativo. Quindi non solo giornalisti, sociologhe, psicologi, esperti di comunicazione e così via. Il tema va dal muratore alla dottoressa passando per il barista e la contabile. Attenzione, non vuol dire che non sia qualcosa degno di una sua complessità, ma quella complessità deve arrivare dopo, nelle analisi e controanalisi.

Ne consegue che Il Grande Tema del Giorno dev’essere qualcosa di importante… ma non troppo. Deve contenere in egual misura un forte tema sociale ma anche una componente più leggera. Può essere anche qualcosa di macabro, dopo un omicidio, ma deve contenere parti di morboso e misterioso. Anche se in quel caso di solito diventa “Il Grande Giallo Estivo” in situazioni meteorologicamente favorevoli.

Nel Grande Tema del Giorno c’è spazio per tutti e ognuno deve indossare la sua maschera, spesso in modo consapevole.

Quelli che “ci sono cose più importanti di cui parlare!”, quelli che “Questa cosa è importante”, quelli che “Questa cosa non è importante, ma ecco la mia analisi”, i politici, le chiacchiere da bar, i memer, i memer a pagamento delle aziende che devono stare nel loop per venderci i loro prodotti, gli analisti seri, gli analisti ironici, gli opinionisti televisivi, secchiate di content creator con le loro parodie, attivisti politici e così via.

È assolutamente fondamentale che Il Grande Tema del Giorno non offra mai una soluzione netta o un’analisi incontrovertibile. Bisogna che sia sempre possibile discutere sul giusto e sullo sbagliato, su chi ha vinto e chi no. Il dibattito si alimenta dentro questa impossibilità di stabilire con chiarezza vincitori e vinti. Anche se, ovviamente, nella nostra piccola bolla siamo noi a decidere chi vince e chi perde e gli altri sbagliano.

Il Grande Tema del Giorno cala su di noi all’improvviso, a volte portato dalla piena social che improvvisamente ci travolge, a volte siamo noi che pensiamo di scrivere la riflessione arguta della giornata su qualcosa di meno noto e improvvisamente ne parlano tutti.

Il Grande Tema del Giorno lo riconosci perché passa in trenta secondi da “argomento interessante che magari non è stato ancora toccato” a “argomento ultra mainstream che devi per forza coprire se vuoi restare nel loop”.

Il Grande tema del Giorno può durare anche una settimana con le giuste premesse. Ma quando se ne va, se ne va, basta, kaput, non se ne parla più. C’è già un altro Grande Tema del Giorno che reclama il suo posto e chi guarda al passato è destinato a diventarlo. È il momento di mettersi un’altra maschera.

Link!

Ahsoka Tano mi è piaciuta, ha delle cose che traballano ma alla fine fa anche ciò che mi aspetto da Star Wars.

Pare sia bello anche The Creator.

E per una volta ospitiamo qualcosa di diverso dal solito, l’analisi di un gioco uscito da un bel po’ di tempo. Diverso perché nei videogiochi se non parli dell’attuale o del futuro sei già morto.

La gente assurda che si mette a rileggere online i necrologi per fare content.

Ma quindi veramente possiamo riprogrammare il cervello con le abitudini?

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